Carratelli: “De Laurentiis è un imprenditore e non un tifoso ma questo Napoli è disarmato”
Mimmo Carratelli, storica firma del giornalismo partenopeo, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di “Amore… Azzurro”, programma sportivo in onda ogni mercoledì e sabato su Radio Amore. Ecco alcuni passaggi dell’intervista:
Il mercato azzurro?
“Francamente, la campagna acquisti è stata deludente. Tuttavia, la squadra di Benitez avrebbe dovuto passare il turno in Champions League, perché è superiore alla squadra basca. Peccato che il Napoli in Spagna abbia perso la testa pur avendo la partita in pugno, dopo il goal di Hamsik. Non vorrei che ci fosse un calo di entusiasmo. Speriamo che in campionato gli azzurri offrano prestazioni diverse”.
Giocatori delusi?
“Sarebbe inconcepibile. Non dimentichiamoci che il Napoli l’anno scorso ha fatto una bella stagione. Campioni affermati non credo che abbiano comportamenti simili. Oltretutto, non mi pare che in Italia le altre squadre abbiano fatto grandissimi acquisti. La verità è che i grandi campioni non sono più attratti dal nostro campionato”.
Genoa-Napoli?
“La prima giornata è sempre un’incognita. Servirebbe un patto di ferro tra Benitez e la squadra per riscattare la sconfitta di Bilbao e ritrovare la compattezza smarrita. Questo Napoli dovrebbe ripetere ciò che fece il Napoli di Maradona con il patto di Vietri sul Mare”.
De Laurentiis?
“Il Napoli è basato su una gestione padronale. Questo è un limite evidente, perché il patron azzurro non si fida di nessuno e si circonda di persone “morbide”. De Laurentiis ragiona come un imprenditore e non come un tifoso. La sua priorità è mantenere i conti in regola. I ricavi non sono ancora molto elevati e lui il giorno che deciderà di vendere il Napoli non vorrà rimetterci nulla. Forse, nel calcio moderno è giusto che sia così. Tuttavia, il calcio è anche passione e questo Napoli mi sembra disarmato nel cuore e nello spirito”
Tavecchio?
De Laurentiis ha sempre voluto un cambiamento radicale nel calcio italiano, ma c’era poco da scegliere perché l’alternativa a Tavecchio non era migliore. La verità è che c’è un decadimento culturale in Italia. Siamo un Paese povero non solo economicamente ed il calcio è lo specchio di quanto avviene nella nostra società. Purtroppo, in circolazione non vedo uomini che possano garantire una speranza di cambiamento”
fonte: Redazione Sportiva Radio Amore Campania