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Fuori tutte! La disfatta italiana in Europa

Le due competizioni europee arrivano ai quarti di finale senza alcuna compagine italiana; il mortificante 0-3 rimediato dalla Lazio all’Olimpico, vittima più di sé stessa che dello Sparta Praga, è stato l’ultima eliminazione solo in ordine di tempo. Napoli e Fiorentina uscite per mano di avversarie non certo irresistibili come Villarreal e Tottenham (appena ridicolizzato dal Borussia Dortmund che tutti danno per vincitore). In Champion’s League il discorso è un po’ più complesso; le due rappresentanti Roma e Juventus hanno di che recriminare. I giallorossi sono reduci da un doppio 0-2 ma hanno lasciato il campo tra gli applausi sia pure contro il Real Madrid più brutto degli ultimi tempi, per i bianconeri la beffa dell’eliminazione a Monaco ai supplementari dopo il doppio vantaggio, un gol ingiustamente annullato ed uno irregolare subito all’andata.

Nelle due competizione, nella parte bassa del tabellone, la presenza di Wolfsburg e Benfica, Braga e Sparta Praga non può che porci degli interrogativi oltre che una buona dose di rimpianti. Si potrebbe discutere di argomenti esterni al rettangolo di gioco ossia di stadi obsoleti, di tornelli e barriere protettive o di una mentalità ancora da raffinare (i giocatori del Liverpool non hanno fiatato quando l’arbitro ha assegnato il rigore al Manchester Utd.), tutto pesa sul bilancio.

Per trovare un’annata parimenti negativa bisogna risalire al 2001. Fuori dalla Champion’s Lazio, Juventus e Milan mentre l’Inter fu eliminata ai preliminari dall’Helsingborg. In Coppa UEFA, all’epoca si chiamava così, Inter, Parma e Roma escluse da Alaves, PSV Eindhoven e Liverpool con l’Udinese che al secondo turno fu rimandata a casa dai greci del PAOK Salonicco. Allora il discorso non riguardava il Napoli impegnato su tutt’altri fronti, lottava per salvarsi e alla fine retrocesse in Serie B, così come oggi non riguarda Inter, Milan, Parma e Udinese.

Da allora molte cose sono cambiate: si pagava ancora con la Lira, lo spread nessuno sapeva cosa fosse, il terrorismo internazionale era di là da venire (l’11 settembre ci sarebbe stato dopo sei mesi) e Giuliano Amato presiedeva il suo secondo governo.

Il calcio italiano ha qualcos’altro per cui mordersi le mani: Pierre Emerick Aubameyang, gabonese e perla del Borussia Dortmund, è cresciuto nelle giovanili del Milan, Philippe Coutinho, centrocampista del Liverpool, suo il magico tocco dell’1-1 all’Old Trafford, era all’Inter un oggetto misterioso. Dicevano un gran bene anche di Kingsley Coman, neomaggiorenne, cecchino proprio contro chi lo aveva mandato altrove a farsi le ossa.

Senza contare Ranieri che sta conducendo il Leicester alla prima storica vittoria in  Premier League, Conte destinato al Chelsea e Ancelotti già seduto sulla panca del Bayern Monaco. Un pensiero anche a Diego Simeone, condottiero dell’Atletico Madrid che ora tutti vorrebbero, nel 2011 passò inosservato alla guida del Catania. Fuga di cervelli anche dall’Italia del pallone?

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