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DA SCAMPIA A SANREMO: LA FAVOLA DI MALDESTRO

La sua storia è finita pure sulla Bbc. Nato a Scampia, è figlio di Tommaso Prestieri, ex boss della camorra oggi in galera e collaboratore di giustizia (boss anomalo, lo chiamavano «il poeta»). Alla madre Michela, «cieca da quando mi ha partorito», deve tutto, e su tutto l’averlo portato via di lì per mano, prima che si facesse tardi. Insomma sembra una favola, la sua storia. Da Scampia a Sanremo. Antonio prima di essere un bravo musicista è un ragazzo umile e dall’animo nobile. La sua è una storia come tante di ragazzi nati a Scampia.  Lui non è uno qualunque: è il figlio dell’ex-boss della camorra, ora pentito, Tommaso Prestieri. Torbidi natali che però Antonio ha sempre ripudiato diventando negli anni paladino della legalità impegnato in campagne per la sensibilizzazione dei giovani alla cultura come fulcro per sconfiggere la criminalità organizzata. Impegno che onora e promuove anche con la sua musica. I suoi testi sono molti profondi, di una profondità e di una poesia rare in una generazione cresciuta a suon di talent show, di cui egli è esatto contrario; tanto la superficialità e l’estetica prevalgono nei primi, tanto il messaggio, la concretezza, la visione lucida ma piena di vita è il cuore, la sua musica. All’età di nove anni si trasferisce nel centro di Napoli e comincia a studiare pianoforte. A sedici anni incontra il teatro, abbandona così lo studio del pianoforte per dedicarsi completamente alla recitazione, alla regia e alla drammaturgia. Scrive oltre quindici opere tra drammaturgie e commedie e vince giovanissimo il premio Sipario (2 volte per miglior testo) e il premio Schegge di Teatro per la migliore regia e il miglior testo. Non è scaramantico, preferisce cantare in italiano e a Pino Daniele ha sempre preferito Giorgio Gaber. E’ un napoletano atipico, Maldestro, che, partendo come dice lui “dal basso, dalle cantine”, si è ritagliato il suo spazio da cantautore, ha portato a casa Premi importanti (il Ciampi, il De Andrè) e ora ha un pass per Sanremo, sezione Nuove Proposte con “Canzone per Federica”. <<Salire in cima è facile, ma cadere è un attimo – ammette il giovane, in una pausa dal lavoro di studio per l’album che deve essere pronto per il Festival di Sanremo. Non ci avrei scommesso, ma ora lo prendo come un gioco… serio! Come diceva Eduardo. Si parte da lì per costruire la propria strada>>. La sua di strada l’ha percorsa tutta d’un fiato. Senza guardarsi indietro… <<A nove anni mia madre mi ha portato via e mi ha regalato un pianoforte e un PC. E’ così che sono riuscito a crearmi altri mondi, a trasformare il mio dolore in arte.  Non ho mai vissuto con mio padre Tommaso, mia madre Michela quando avevo due anni ha portato via me e mia sorella e ci ha cresciuti nella legalità. Ho capito di chi ero figlio da bambino, a dodici anni, a scuola: ho dovuto vincere il pregiudizio che un figlio dovesse per forza essere uguale al padre. Io non lo sono, ho scritto testi teatrali contro la camorra, li ho rappresentati, anche se non vorrei essere sui media solo perché nato nel ventre di Gomorra, anche se Scampia o Secondigliano non sono solo sparatorie. Ho avuto il coraggio di non finire nel Sistema e di non fuggire, di reagire con l’incoscienza alla paura di finire vittima di una vendetta indiretta».. Nel testo della canzone “Io sono nato qui” lei scrive: “Io sono nato qui, dove chi passa, stringe i pugni e taglia corto, dove lo Stato passa solo se c’è un morto,dove la musica non esce da una viola,ma dal tamburo freddo di una pistola…”. Parole molto forti, espressive… <<si, perché quando il fetore in cui vivi si trasforma in poesia allora avrai donato alla tua terra un seme da cui nascerà una viola che spanderà il suo profumo tutto intorno. Sono nato qui, in periferia e so quanta fatica ci vuole per non portarsi addosso al quel tanfo che gli altri continuano a voler annusare anche quando non c’è>>. Se le sue storie sono diventate musica e parole, qualcosa d’importante viene fuori… <<Sono d’accordo con lei. Se tutto questo è diventato musica, se tante giurie mi hanno assegnato un premio Ciampi, De Andrè, SIAE, AFI e Musicultura vuole dire che non esiste una periferia e un centro, un luogo per fare poesia e uno per delinquere>>. Lei ama moltissimo il mondo della canzone d’autore, De Gregori, De Andrè, Fossati, Gaber… <<Sì, mi sento vicino a questo tipo d’arte, a questo mondo musicale…All’inizio ascoltavo molto i cantautori nostrani. Poi ho ampliato il raggio e sono passato a Jacques Brel e a quello che considero il più grande di tutti: Leonard Cohen. Se le major italiane dessero la possibilità di far capire che esiste anche musica non commerciale la gente avrebbe più possibilità di scelta, perché se tu lasci intendere che c’è un solo tipo di musica la gente non si abitua alle cose nuove e ogni volta che ascolta qualcosa di più elaborato la rifiuta>>. ”Non Trovo Le Parole” è stato il suo disco d’esordio, è uno splendido concentrato di poesia, impegno e musica d’autore, dove alla fiera rivendicazione della propria napoletanità si affianca l’attenzione ai temi sociali. Alla fine le parole le hai vomitate in musica? <<Sì, bella domanda. Sono dieci storie. Storie di uomini, storie vere. Io amo raccontare storie, siano esse riguardanti me o qualcun altro. E’ il vissuto di tutti i giorni ad ispirarmi. In seguito agli ottimi riscontri ottenuti nel 2013 con “Sopra Il Tetto Del Comune”, che ho inserito nell’album. E’ stato un lavoro duro, ci sono voluti quasi nove mesi per terminarlo, ma alla fine il risultato mi sembra onesto >>. Maldestro, lei è anche “famoso” per essersi esposto da sempre, in prima linea, contro la criminalità organizzata: quanto è difficile nascere in territori complessi ed evitare di restarne ‘contaminati’? <<È difficile quando lo Stato manca, quando a un bambino di periferia non danno gli stessi strumenti di un bambino nato nei quartieri alti, in certi posti, la speranza è più forte dello sconforto. Non mettete carrarmati e militari a vegliare i quartieri difficili, portate libri e matite>>. L’arte, in tal senso, quanto ti è stata d’aiuto?<<Molto, è stata la via di fuga, l’irrefrenabile voglia di guardare lontano, la mia terra è dentro di me, come una mamma, come il sangue>>. Lei è un’artista giovane cosa ne pensa dei Talent…<< la musica è una passione che nasce nel mio dna, uno sfogo di una creatività effervescente e come contrapposizione a una vita non proprio pianeggiante. Imbraccio la chitarra e libero le mie liriche>>.  Con il brano “Sopra il tetto del Comune”, ha convinto critica e pubblico… Ha riscosso molti riconoscimenti? << storia di un operaio licenziato che cerca soluzione ai suoi problemi arrampicandosi sul municipio. La canzone, inviata quasi per scommessa ai più importanti Premi musicali italiani>>. Suo padre ha scritto anche diversi libri di poesie ed amava le feste con i cantanti neomelodici…Hai ancora rapporti con suo padre? <<No, è da qualche anno che non ci sentiamo. Con lui mi sono sempre scontrato perché io sono cresciuto con tutt’altri valori, e ciò grazie a mia madre che ci ha sempre inculcato idee diverse>>. Sta preparando il suo secondo album…<<Sì, sono in studio per preparare il mio nuovo lavoro discografico, ma non posso anticipare nulla>>. Le sensazioni provate durante le selezioni per approdare al Festival di Sanremo? Ci racconti “Canzone per Federica”? <<Un gioco, ho vissuto tutto come un meraviglioso gioco. A parte l’approdo a Sanremo, quello che resta sono le persone, gli amici trovati, le risate, le notti intense, la speranza negli occhi. Canzone per Federica credo sia un inno alla vita. Non arrendersi mai, non darla vinta a chi vuole negarci il futuro>>.Ci racconti qualcosa della canzone… <<È un inno alla vita. L’ho scritta pensando a una ragazza a cui voglio molto bene perché, anche in momenti difficili, è stata capace di regalarmi dei sorrisi. ‘Canzone per Federica’ è dedicata a lei: è una persona che esiste davvero. Canzone per Federica credo sia un inno alla vita. Non arrendersi mai, non darla vinta a chi vuole negarci il futuro>>. Sanremo  è per lei una grande esperienza…un trampolino di lancio, una vetrina… <<Sanremo resta Sanremo. Hai una visibilità nel mondo ed in italia>>.  Il suo rapporto con Napoli, con la musica e le sue tradizioni… <<Napoli è energia pura. Napoli è una madre eterna, sfruttata e violentata dai media e dalle istituzioni. E’ sempre stata nell’occhio del ciclone più di Roma e Milano. Una sparatoria in un vicolo fa notizia, mentre notizie di banche vendute e appalti miliardari come la Reggio Calabria non sono da prima serata. Basta vedere l’evento Dolce&Gabbana non messo in risalto dai network italiani, ma da quelli stranieri>>. Lei è tifoso del Napoli? <<Certo che lo sono fin da bambino… Andavo spesso a vedere le partite del Napoli al San Paolo. Maradona resta il mito. Ineguagliabile. Unico>>. La sfida di Champions con il Real Madrid? <<Sarà una bella partita, spero che il Napoli superi il turno. Hanno molti giocatori infortunati e questo avvantaggia il Napoli>>. Sarri il valore aggiunto Del Napoli? <<Sicuramente il mister ha cambiato mentalità e gioco. Il Napoli gioca a memoria, spero che il presidente il prossimo anno completi la rosa>>.

Carlo Ferrajuolo

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