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Alla ricerca del gol: il Pipita non è ancora andato a segno in campionato

L’eternità è racchiusa in quattrocentocinquanta minuti, l’infinito che si allunga come un’ombra e però scivola lieve, al bordo campo d’ogni pensiero: cinque partite senza Higuain, dunque privi d’acuti e di magie, di quella totalità che lo fa centravanti moderno e però antichissimo, il «falso nueve» che poi si trasforma in autentico cecchino, un perfido avvoltoio del Terzo Millennio che viagga alla media (stratosferica) d’una rete ogni due gare e che invece s’è inabissato come mai (mai) gli è successo prima d’ora in avvio di campionato. Il tempo è un galantuomo e sa lenire qualsiasi (piccolissima) ferita, ma Higuain che consegna per cinque gare consecutive il compito in bianco nel suo piccolo è un evento, una rarità assoluta che non spinge al caso – e ci mancherebbe – perché intanto è successo anche tanto altro ancora, in questo mese vissuto pericolosamente.

L’ALTRUISTA . Il filantropo dell’area di rigore sa come si fa per guadagnare l’amore della gente e la stima del suo Napoli, che l’aspetta a braccia aperte con la devozione che gli ha riservato – spesso e volentieri – Benitez pubblicamente: «Lui fa la differenza anche quando è al settanta per cento della condizione; e lui è un centravanti straordinario, che non stia segnando è soltanto un dettaglio». Infatti: perché poi, rileggendo il numeri di questa stagione, riguardando Sassuolo-Napoli, il gap viene rimosso con una clip, quella dell’irruzione in area di Callejon, spinto al tap in dall’iniziativa di Higuain, capace di danzare sull’uscio dell’area dopo essersi perso Acerbi e aver disorientato Gazzola, non prima di aver alzato la testa per scorgere oltre la linea difensiva altrui il compagno che intanto già lo cerca per mostrargli la propria gratitudine. Due assist e vai, questo in campionato, la testimonianza tangibile ch’è un momento statisticamente infelice, non certo l’appannamento d’un talento: d’altro canto, a Marassi, per mandare Callejon (sempre lui) in porta, ci ha messo la classe, utile per tagliare la retroguardia avversaria.

UNO, DUE. Poi c’è pure quell’«altro» Higuain, quello che in Europa sa sempre cosa fare e come farlo, quello che dopo meno di due settimane di allenamento, al san Paolo, per riavvicinare l’Athletic Bilbao ha preso il pallone e se lo è portato a spasso orizzontalmente sul limite area e poi, zac, diagonale basso, ad incrociare. O c’è anche un «altro» Higuain ancora, quello che contro lo Sparta Praga, quando ormai il clima s’è fatto pesante ed i ceki sono in vantaggio, va sul dischetto, mira e provvede a raddrizzare la serata.

LA GIORNATA NO. Perché alla lunga poi i conti torneranno, però adesso nel conteggio parziale di questi quaranta giorni (più o meno) inaciditi dal san Mamés c’è anche quel rigore sbagliato contro il Chievo: sarebbe stata una esecuzione quasi perfetta, se Bardi non avesse scovato nel proprio bagagliaio una prodezza, parata esemplare proprio in prossimità del palo.

IL PRECEDENTE. In realtà, cinque domeniche all’asciutto el pipita le ha già dovuto subire: è accaduto l’anno scorso, non eravamo all’inizio ma nella pancia del girone d’andata, e dunque fece meno scalpore. Il primo «immobile» Higuain partenopeo si fermò a San Siro, dopo aver abbattuto l’Inter, poi dovette piegarsi all’astinenza contro Sassuolo e Genoa, saltò il Livorno e un bel po’ della sfida alla Roma, rientrò contro il Torino (ma guarda un po’, la stessa avversaria che capita al San Paolo domenica prossima), che venne steso da una doppietta dal dischetto, dopo aver comunque propiziato a Marsiglia, altra analogia, la sontuosa rasoiata di Callejon.

Corriere dello Sport

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