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Napoli, turnover a volontà: Rafa l’unica certezza

L’unico che non cambia mai è lui, Rafa Benitez. La coerenza gli va riconosciuta, il turnover è il suo mantra dal giorno in cui è approdato a Napoli e neppure i risultati altalenanti di questo avvio di stagione lo hanno indotto a cambiare strategia. Per lui, come ribadisce in continuazione, «la chiave è la rosa». Non vuole perdere pezzi per strada il tecnico voluto da De Laurentiis (il presidente è rientrato ieri a Napoli), così cerca di coinvolgere tutti gli elementi a sua disposizione.
Vecchio adagio Dieci partite sin qui e ben 9 formazioni diverse. L’unica volta in cui Benitez aveva tenuto conto del vecchio adagio «squadra che vince non si cambia» è incappato in una sconfitta (quella interna col Chievo), quindi si è convinto ulteriormente della necessità di modificare sempre l’undici titolare. Così facendo talvolta è andato un po’ in confusione, come ad Udine quando ha stravolto i titolari post Praga e messo in campo dall’inizio Lopez e Michu, che non erano mai partiti dal 1’, e ha schierato Zuniga come ala destra. Quella sconfitta è costata tante critiche a Benitez, che però ha tirato dritto per la sua strada: 7 cambi in formazione il mercoledì successivo con il Palermo, 5 a Sassuolo, 6 contro lo Slovan e di nuovo 7 domenica scorsa con il Torino.
Modulo Per non far perdere certezze alle squadra non ha però mai modificato il suo sistema di gioco e, inoltre, ha tenuto tutti sulla corda. Con l’aiuto dello staff tecnico, ma anche di quello medico, Benitez decide di volta in volta chi far riposare e così prova a gestire al meglio la condizione atletica dei suoi. Non a caso, contro i granata il Napoli è riuscito a ribaltare il risultato nella ripresa e lo ha fatto soprattutto grazie ad Insigne, che sin qui è partito sei volte titolare e quattro volte ha iniziato dalla panchina. Soltanto Rafael e Koulibaly hanno giocato sempre dall’inizio alla fine mentre sono già 21 gli elementi della rosa che Rafa ha impiegato: tutti ad eccezione dei portieri Andujar, Colombo e Rosati e del giovane Radosevic. I «titolarissimi» del prossimo avversario Mazzarri sono un lontano ricordo.

La Gazzetta dello Sport

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