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Raimondo Marino: “Cacciato dal Napoli perchè non ero raccomandato e non scendevo a compromessi”

“Per tre ore sono stato ostaggio di un boss di Soccavo”. La scioccante rivelazione di Raimondo Marino, ex-giocatore del Napoli negli anni ’80 ad oggi titolare di una scuola calcio a Lecce. Una vita dedicata allo sport, ma una realtà, quelle delle giovanili del calcio, legata alla mafia che viene raccontata ai microfoni di Radio Club91: “Nel calcio locale troppe pressioni, quando allenavo la primavera del Napoli venni rinchiuso in una stanza. Il perché? Non accettavo che il figlio di un noto boss locale, che era molto scarso, giocasse a causa del suo status. Per anni sono stato massacrato dalla critica per il semplice fatto che non mi sono mai voluto piegare e non sono mai sceso a compromessi. Con Perinetti litigai di brutto perché volevo scegliere io mentre lui, come altri, volevano impormi scelte tecniche”. Non ha mai avuto paura di dire ciò che pensava, l’ex azzurro, anche a rischio di essere sconfitto dai poteri forti. La sua storia raccontata nella trasmissione “Novantunesimo minuto” è toccante: “Venni cacciato dal Napoli perché non ero raccomandato da nessuno, ma come in tutte le belle storie sono stato capace di rialzarmi e trovare la mia dimensione. Penso che quando mio figlio più piccolo smetterà di giocare mi sbizzarrirò a scrivere qualche libro, e penso proprio che questo creerà molti problemi a tante persone disoneste che sono ancora oggi nel sistema calcio”.

Fonte – Redazione radio Club 91

Tilde Schiavone – Pianetazzurro.it

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