E adesso si proceda, cercando di non prendere fischi per fiaschi, consegnando Lazio-Napoli, dal punto di vista tecnico – e non solo – il centro di gravità del prossimo week-end al più bravo, che dev’essere anche il più affidabile, il più sereno, il più in forma, il più autorevole scacciapensieri d’una partita che “pesa”. Perché Lazio e Napoli si giocano (almeno) una porzioncina del terzo gradino del podio; che significa una fettina minuscola e però significativa ed alla distanza, chissà decisiva, d’opzione sulla Champions; che tradotto in termini economici vuol dire anche un cash d’una ventina di milioni di euro. E fosse solo questo, sia chiaro: perché c’è in palio anche la “credibilità” d’un movimento, quindi d’un sistema, sgretolatosi sotto i propri colpi, nel corso d’un quadrimestre che ha racchiuso una serie di “capolavori” da lasciar basiti. Tocca a Messina, allora, riuscire (almeno stavolta) a scovare dai ventuno l’arbitro “in” della settimana, per non farsi andare di traverso il lunch match, come dicono gli inglesi, per non finire ancora in fuorigioco, come si dice da noi. I numeri sussurrano che Nicola Rizzoli sia il candidato principale alla direzione d’una partita con coefficiente di difficoltà rilevanti: e mica solo perché (dai vertici) viene considerato il più migliore o perché abbia pure la finale del Mondiale nel proprio curriculuma vitae ma sopprattutto perché nel corso di questa stagione non abbia ancora incontrato né la Lazio, né il Napoli, e non è un dettaglio. Perseverare sarebbe diabolico.