I MOTIVI Anche Thomas Müller la pensava così: passare non sarà un miracolo, ma quasi un dovere; comunque il club non aveva mai rimontato uno svantaggio di due reti incassato all’andata in trasferta e il successo tiene in corsa Pep Guardiola, mai uscito prima delle semifinali nelle sue sei Champions in panchina, per la corrida decisiva di Berlino. Il 6 giugno, se servirà, forse avrà ritrovato per intero il suo gruppo, qui invece come uomini il Bayern è molto simile a quello dell’andata (l’unico in punizione è Dante, al suo posto Badstuber); non lo è invece come posizioni e atteggiamento. Götze parte largo e non trequartista, 4-3-3 puro ma che dura poco. Perché il Porto non fa tempo a notare lo spazio centrale che Pep allarga Lahm a destra e mette Müller dietro Lewa: 4-2-3-1, con Xabi Alonso e Thiago registi. Come previsto, l’unico recuperato è Schweinsteiger (in panchina): in tribuna Robben, Ribery, Alaba, Benatia e Javi Martinez. Ma il pianto sugli assenti non bagna gli occhi: in mezz’ora, dal 10’ al 40’, sette tiri con cinque gol, un palo e una parata difficile di Fabiano. Tra la doppietta di Lewadowski, la rete e i due assist di Müller, il riscatto di Boateng (suo il 2-0 di testa) e la sagacia tecnico tattica di Lahm, l’oscar per il migliore va a Thiago Alcantara, subito a segno ma poi delizioso nel far muovere i suoi, sempre in anticipo e precisi nello smembrare la linea dei rivali per scavare una nicchia da far diventare voragine. Un esempio: il 3-0 di Lewandowski arriva dopo una serie di 26 passaggi, record nel torneo.
PORTO INESISTENTE Se all’andata la sistemazione arretrata aveva un senso, perché il 2-0 dopo 10’ aveva rimodellato la contesa, qui le paure di Lopetegui emergono impietosamente. Basta la prima smagliatura a togliere certezze ai blu. Ma il terrore diffuso viene raccontato dal secondo gol, dopo 14’. E’ un corner con tutti in area eppure i portoghesi non si schiodano dal terreno. Da 4-3-3 quello dell’allenatore amico di Guardiola diventa presto un 4-1-4-1 di totale resa. Anche nel secondo tempo, quando Lope ricorre ai tre centrali difensivi, quasi per non voler essere umiliato. Così «pareggia» 1-1 la seconda metà, ma il Bayern è già oltre, feroce e favorito come sempre.
La Gazzetta dello Sport