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Tavecchio: “Va ridotto il numero delle squadre in Serie A. Var? È un grande mezzo di giustizia”

Ridurre il numero dei partecipanti dei tre maggiori
campionati italiani: è questo l’obiettivo che si è posto Carlo Tavecchio. Il presidente della Figc ha ribadito la sua volontà
in un’intervista rilasciata ai microfoni de “La politica nel pallone”: “All’inizio del nuovo anno apriremo un
tavolo e mi auguro che si possa arrivare a una soluzione ragionevole nell’arco
di 3 0 4 anni. È inevitabile che i campionati professionistici vadano ridotti,
e mi riferisco a Serie A, Serie B e, soprattutto, Serie C. Si potrebbe
passare dalle attuali 102 squadre a una settantina e non è un problema che
riguarda solo l’Italia ma anche il resto dell’Europa. Ridurre il numero di
squadre consentirebbe dei risparmi importanti per le società, ma finché questa
decisione spetta ai soggetti partecipanti sarà difficile portare a compimento
la questione. I fatti sono questi: la volontà c’è, ma quelli della parte destra
della classifica non andranno mai incontro a quelli della parte sinistra e per
ridurre i campionati servono delle maggioranze qualificate”. Sulla Nazionale: “Abbiamo
due partite importanti per qualificarci ai play-off, contro Macedonia e
Albania, che non dovrebbero darci tanti fastidi. Vedremo poi chi incontreremo
ma abbiamo la fortuna di essere teste di serie, per cui giocheremo la prima
partita in trasferta e la seconda in casa. Il ritorno si disputerà a Milano?
Abbiamo giocato frequentemente al Sud e al Nord, non abbiamo ancora deciso.
Ventura? Sono al suo fianco, lo seguo anche nelle sue peregrinazioni: sta
incontrando squadre e dirigenti, ha fatto anche un lavoro diplomatico. Sta
portando avanti dei giovani, stiamo ristrutturando il settore tecnico della
Nazionale: ha perso una partita, non la guerra. Il progetto iniziato deve
prescindere da altre valutazioni”. Il presidente della Figc si è posi
soffermato sulla questione Var: “È un
grande mezzo di giustizia, sono state riformate almeno una decina di decisioni
che hanno riportato nel giusto il provvedimento sportivo. Come in tutte le
cose ci vuole una fase di ambientamento e il problema vero è quello della
tempistica della trasmissione dei dati all’arbitro che richiede più tempo del
previsto. Gli arbitri decidono in 20-30 secondi per cui bisogna ridurre il
tempo che intercorre fra la decisione nello studio e quella sul campo, fermo
restando che dietro la tecnologia ci sono sempre degli uomini e gli uomini non
sono infallibili”. 

Sky

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