ROMA – Uno scricciolo turco di 20 anni e 222 giorni, accarezzato dal demone del talento quando esplode, un gigante brasiliano di un metro e novantatré, il gelo nelle ossa, la Champions che quando è vera brucia la pelle e spaventa, infine salvarsi, dopo tutto, nonostante tutto. Per fortuna della Roma in questo inverno difficile è sbocciato Cengiz Ünder, e magari anche il mercato estivo assume altro aspetto; per fortuna il dopo-Szczesny è stato questo Alisson, ancora una volta decisivo, altrimenti l’ottavo contro lo Shakhtar chissà come sarebbe finito, chissà quali proporzioni nella sconfitta, che invece è solo per 2-1, tutto sommato recuperabile all’Olimpico, ma ci vorrà altra intensità, altro coraggio, insomma un’altra Roma: lo Shakhtar è squadra come minimo all’altezza dei giallorossi, lo ha dimostrato ancora, il 13 marzo in alto i cuori.
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Il problema è che poi i prodi di Di Francesco rimangono negli spogliatoi, anche se più che altro, e visibilmente, nella ripresa si nota un cambio di ritmo degli ucraini assieme a una chiara flessione atletica giallorossa, come se di colpo tutto diventasse più confuso, più annebbiato, mentre si avverte ancora lancinante l’assenza-presenza di Nainggolan, e pure di un campionato che alleni le squadre a intensità diverse. Per giunta entra in campo, davvero, Ferreyra, e si fa notte. Prima l’argentino cerca la porta e trova Alisson (3′), poi vola su un lancio dalle retrovie di Rakitskiy bucato da Florenzi, evita Manolas in dribbling interno, scarica in rete senza pietà l’1-1 (7′), è il suo gol numero 12 nelle ultime 13. Ora la Roma frigge di brutto, è la Champions bellezza, i suoi ritmi ubriacanti, pure il povero Cergiz, piccino, annega. Ci vuole un enorme Alisson per arginare la piena: tentacolare su un sinistro di Marlos da 8 metri al 10′, persino mostruoso su un volo sotto l’incrocio sinistro al 18′ su meraviglia tecnica da fuori di Taison. Finché è l’altro brasiliano Fred, tra l’altro ex compagno di squadra di Alisson, a punire la Roma al 26′ con una punizione mancina, traversa interna e gol, il portiere giallorosso stavolta appare in infinitesimale ritardo d’intenzione, ma per i miracoli si attrezzerà. Solo sul 2-1 lo Shakhtar alza il piede, acquietato da sforzi e risultati ottenuti, perché in queste condizioni il viaggio di ritorno a Roma del 13 marzo sarà più agevole. Né la Roma dimostra di avere mezzi e forze per riequilibrare le sorti, anzi si acquatta in attesa del 90′, affacciandosi di là senza convinzione. Al punto da subire gli ultimi strappi sudamerican-ucraini, sbandate finali, fino al quasi 3-1 del 93′: ma la stoccata da pochi passi di Ferreyra trova sulla linea un piede provvido di Bruno Peres, salvataggio miracoloso a due centimetri da Alisson, la palla fugge via, l’onore è salvo, ma a Roma ci vorrà una mezza impresa.
SHAKHTAR DONETSK -ROMA 2-1
SHAKHTAR DONETSK (4-2-3-1): Pyatov ; Butko , Kryvstov (48’pt Ordets ), Rakitsky , Ismaily ; Fred , Stepanenko ; Marlos, Taison, Bernard (46’st Kovalenko); Ferreyra
In panchina: Shevchenko, Petriak, Dentinho, Patrick, Zubkov. Allenatore: Fonseca
ROMA (4-2-3-1): Alisson; Florenzi (27’st Peres ), Manolas, Fazio, Kolarov; De Rossi, Strootman; Under, (27’st Gerson), Nainggolan (38’st Defrel), Perotti ;Dzeko. In panchina: Skorupski, Juan Jesus, Schick, Pellegrini.Allenatore: Di Francesco.
ARBITRO: Collum (Sco) .
RETI: 41’pt Under; 7’st Ferreyra, 26’st Fred.
NOTE: serata rigida, terreno in discrete condizioni, spettatori 35.000. Ammoniti: Ferreyra, Perotti, Taison. Angoli: 9-8 per la Roma. Recupero: 4′; 3′.
Fonte: Repubblica.it