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Addio a Claudio Garella, il portiere gentile che parava con i piedi

Era un uomo semplice, garbato, buono, Claudio Garella. Ma soprattutto un numero 1 efficacissimo col suo modo sui generis di parare e respingere di piede. Vinse due scudetti storici, clamorosi a Verona e a Napoli. Ricordo una sua parata strepitosa su Cerezo in Roma-Verona. Persi un tredici incredibile per quell’intervento miracoloso, per quello 0-0. Poi, a Napoli ti sei fatto perdonare, ma soprattutto amare. Un altro pezzo di quel calcio che ci piaceva ci lascia. Buon viaggio omone gentile, salutaci il tuo grande amico Diego 💙

di Vincenzo Letizia

Lutto nel mondo del calcio italiano per la morte di Claudio Garella. Il portiere si è spento a 67 anni per problemi al cuore dopo un intervento chirurgico a cui era stato sottoposto. Lascia un segno indelebile soprattutto per il suo stile inconfondibile. È stato l’estremo difensore del primo storico Scudetto del Napoli, vincendo il titolo anche con il Verona.
Non aveva paura di nulla “Garellik” (questo il suo soprannome, per i suoi interventi quasi da supereroe dei fumetti) in campo. Pur di negare il gol agli avversari, il classe 1955 era disposto a tutto. Ogni parte del corpo poteva essere utile alla causa, con buona pace dello stile messo spesso da parte. Non è un caso che lui in primis si definisse un “portiere anomalo”. Proprio per questo modo di giocare e per la sua abilità nelle uscite basse, Garella si è dimostrato unico, nel corso della sua lunga avventura calcistica. Il tutto venne sintetizzato nel migliore dei modi da una celebre affermazione dell’avvocato Agnelli: “Garella è il più forte portiere del mondo. Senza mani, però”.
Capace di alternare interventi eccezionali a qualche “garellata”, Claudio si è tolto non poche soddisfazioni sul terreno di gioco nella sua quasi ventennale esperienza professionistica. Il portiere nato a Torino e cresciuto nelle Giovanili granata, dopo l’esordio nella sua città iniziò il suo lungo peregrinare. Juniorcasale, Novara, Lazio, Sampdoria e poi Verona, Napoli, Udinese e Avellino. Quando si pensa a Garella non si può fare a meno di ricordare il suo contributo alla vittoria dello Scudetto da parte del “mitico” Verona di Osvaldo Bagnoli. Un vero e proprio talismano, anche per il Napoli, che aiutò nella conquista del primo titolo di campione d’Italia oltre alla Coppa Italia 1986/1987 chiudendo lo specchio della porta agli avversari.
Garellik una volta appesi i guantoni e gli scarpini, ha comunque continuato la sua esperienza nel mondo del pallone dedicandosi alla panchina. Barracuda, Pergogrema, Cit Turin, sono le squadre in cui ha lavorato prima come allenatore dei portieri e poi anche come collaboratore tecnico. Un feeling quello con il pallone, che lo ha accompagnato per tutta la vita. Il suo nome resterà per sempre associato ad una tecnica davvero inconfondibile, unica e forse d’altri tempi oltre che per i successi storici in gialloblu e azzurro.

Fonte: Fanpage

PianetAzzurro si stringe commosso al dolore dei cari del grande numero uno azzurro.

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