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Imperatore: “De Laurentiis? Il Napoli ha speso 950 milioni di euro in player trading, vi spiego. Reja e De Nicola ci hanno raccontato due curiosità”

Vincenzo Imperatore, consulente di direzione aziendale, è intervenuto in diretta ai nostri microfoni durante ‘Calcio Napoli 24 Live’ trasmissione in onda su CalcioNapoli24 TV (79 Digitale Terrestre) per parlare del Napoli.

“Napoli-Salernitana? L’importante è che arrivi lo scudetto, i motivi di ordine pubblico sono vagliati con attenzione ma penso che Napoli reagirà in maniera matura e serena all’evento, c’è stata una piacevole attesa e non un accumulo di tensione: forse abbiamo metabolizzato già la cosa, la città risponderà in maniera civile e ben vengano gli accorgimenti sull’ordine pubblico.

De Laurentiis? Il libro su di lui è un tentativo nei confronti dei tifosi che fino ad un paio di anni fa non parlavano di plusvalenze e player trading: si parla con linguaggio semplice del management di una azienda-calcio, trasformando tutti i concetti in modo tali da rendere i tifosi presidenti per un giorno. Gestire l’azienda calcio è difficile, nell’intero continente Europa perde centinaia di milioni di euro: il Napoli invece è un modello di gestione sportiva ed economica.

Teorema De Laurentiis? Uno degli aspetti che abbiamo analizzato è esserci rivolti ad una azienda di racing aziendale per fare il confronto di rating di affidabilità tra Napoli e Juventus, ovvero il grado di affidabilità di una azienda e la probabilità di fallimento in una scala da 1 a 10: il rating del Napoli negli ultimi 15 anni fino al 2019 e dopo il Covid l’abbiamo confrontato con quello della Juventus. Il Napoli aveva un rating AA, poco al di sotto del miglior risultato; la Juventus aveva un rating C prima del Covid. Adesso il Napoli ha un rating B ed una probabilità di fallimento del 9,5% nei prossimi 3-5 anni; in attesa del bilancio 2022, la Juventus ha un rating CC una probabilità di fallimento del 60% nei prossimi 3-5 anni. Anche ai tempi di Cristiano Ronaldo il rating della Juventus non era lusinghiero.

Il libro era pronto da tre anni, sull’argomento avevo scritto già abbastanza e quando a ottobre l’abbiamo proposto all’editore Ultraedizioni, la costellazione era favorevole (ride, ndr). Mano a mano che lo scrivevamo, ricevevo sempre più pressioni pur di chiuderlo prima. L’ultimissimo paragrafo del libro me lo sono riservato di scriverlo dopo Torino-Napoli sugli effetti dello scudetto sul PIL e sui benefici delle aziende legate al Napoli e sull’indotto di economia sommersa, ma sopratutto produrrà effetti su un concetto della felicità interna lorda studiato da un economista americano, ovvero uno stato di benessere collettivo che in tutta la città produce una energia positiva: sembra strano a dirsi, ma è così.

Napoli impresa familiare? Non deve scandalizzarci, in Italia ce ne sono tantissime se pensiamo a Ferrero e Benetton, per dirne due.

Modello organizzativo? Non confondiamo la comunicazione del Napoli col modello organizzativo, che è ibrido: nell’organigramma non troveremo il solito disegnino delle aziende, ma una lista di nomi e cognomi che sottolineano le competenze delle singole persone a prescindere dalla collocazione: è più importante il professionista della funzione ricoperta.

De Laurentiis ha imparato a scegliere con cura ed attenzione, Reja ci ha spiegato che il presidente gli chiedeva qualsiasi dettaglio tattico per acquisire competenze, mentre il dottor De Nicola ci ha raccontato che il presidente si informava pure sulle diete dei calciatori.

Il Napoli non ha immobilizzato strutture? Si è puntato sul player trading, è il core business societario. Il Napoli ha speso 950 milioni di euro in player trading, poteva fare due centri sportivi e quattro settori giovanili, ma ha abbandonato il discorso patrimoniale e del settore giovanile perchè acquista i talenti all’estero per poi rivenderli”

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