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Napoli, Perinetti (ex diesse azzurro): “Il nemico di Calzona è il tempo. Garcia era inadatto”


È difficile ricordare una squadra che vince lo scudetto e l’anno dopo fallisce gli obiettivi con un rendimento poco sufficiente. Spalletti ha capito le difficoltà e ha tolto i disturbi, i giocatori si sono sentiti campioni d’Italia e, in tutto questo festeggiare, la squadra si è smarrita. Andava cercato un profilo che potesse reggere meglio, non tanto il confronto con Spalletti, ma dare una continuità a idee molto simili a quelle di Spalletti. Garcia questo non lo aveva”.
A parlare è Giorgio Perinetti, direttore tecnico dell’Avellino ed ex direttore sportivo del Napoli, intervenuto a ‘Cose di calcio’, programma condotto da Debora Carletti e Flavio M. Tassotti, per parlare della situazione in cui verte oggi il Napoli.
“Garcia non è riuscito a incidere e poi è stato preso Mazzarri. Il momento di Calzona ha però un senso, perché almeno lui è stato con Spalletti. Forse era il caso di pensare prima a questa soluzione”, ha continuato Perinetti. “Calzona conosce i concetti base di Spalletti. È un tentativo per ridare fiducia e sicurezza ai giocatori, riproponendo conoscenze su un calcio che hanno praticato molto bene fino allo scorso anno. Il nemico di Calzone è però il tempo. Il Napoli ha già mercoledì una partita fondamentale e poi avrà tre mesi per lavorare, un tempo che non può esageratamente aiutare. Ma il Napoli era in una condizione tale da dover tentare quasi disperatamente un salvataggio. Ora lo sta cercando di fare”, ha evidenziato Perinetti.
In merito poi alle scelte del presidente De Laurentis e, in ottica più generale, ai presidenti di Serie A, l’ex direttore sportivo del Napoli ha dichiarato: “Il calcio di oggi è diventato esageratamente un calcio business. È normale che l’imprenditore principale, cioè il presidente, guardi le cose sempre più da vicino, delegando sempre meno. È giusto però finché parliamo di amministrazione, un po’ più complicato quando si parla di entrare nell’ambito tecnico”, ha spiegato Perinetti. “Quando scegli un allenatore devi dargli la possibilità di lavorare con i suoi metodi, con le sue tempistiche, con le sue intuizioni, con le sue sensazioni perché non tutto è così automatico. Purtroppo questa moda c’è sempre di più ma il rispetto dei ruoli deve essere fondamentale”, ha spiegato Perinetti.
Sugli obiettivi del Napoli da qui a fine campionato. “Cercare di fare un’impresa e superare un Barcellona di grande esperienza sarà dura. Cercare poi di salire un po’ in classifica non sarà comunque semplice visto il numero delle squadre. Il Napoli in coppa ha la possibilità di fare un’impresa e ha due partire a disposizione”.
E su un confronto tra De Laurentis e il gruppo Friedkin, Perinetti ha continuato dicendo: “Rispetto a quello americano, il modello tradizionale italiano, come quello dell’Inter, è il più proficuo. Ci sono delle figure tutte al loro posto che lavorano in simbiosi e che fanno da collante alla proprietà. La cosa importante è la gestione del quotidiano, della settimana, nella preparazione delle partite, e questo è fondamentale. Se non hai queste figure l’allenatore e i giocatori possono andare in confusione. Invece, in molte società, si esalta la figura del capo scout e si allargano le competenze degli allenatori, questo penso sia sbagliato”, ha concluso Giorgio Perinetti.

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