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Pastore: “Napoli, ora pensiamo al futuro”

Rosario Pastore, giornalista sportivo, scrive su “NapoliMagazine.Com”: “La pratica Sampdoria è stata archiviata nel migliore dei modi: una cinquina di gol che ha reso muto quel simpaticone di Mihajlovic. Con i complimenti per Zapata che (ed era ora) ha dato un significato al suo acquisto; a Callejon che ha festeggiato degnamente la nascita della figlia India che, ci fosse una legge ius soli anche in Italia, come esiste in tutti i Paesi civili del mondo, sarebbe ispano-napoletana; a Insigne per quello splendido gol, forse il più bello della partita, che ha ancora una volta confermato (se pure ce ne fosse stato bisogno) il grandissimo talento dello scugnizzo napoletano; infine ad Hamsik che finalmente, con gioia di tutti (lo slovacco è fra i beniamni dei napoletani), è tornato a superare un portiere avversario ed è stato un peccato che poi si sia fatto male e sia dovuto uscire dal campo. Permettetemi un pensiero soddisfatto anche per il rientro di Zuniga, per il quale nutro la speranza che il Napoli non se ne disfi tanto facilmente ma provi a recuperarlo in pieno, nonostante i rapporti fra il colombiano e Rafa Benitez non appaiano i migliori del mondo. Archiviata la pratica Sampdoria, dunque. E a questo punto consentitemi di dire che quella che non è stata archiviata, e probabilmente non lo sarà mai, è la pratica che si riferisce alla finale di coppa Italia. Perché quanto è accaduto prima e durante la partita mortifica un pubblico che non meritava assolutamente tutte le etichette che proditoriamente e a volte con tantissima malafede gli sono state appioppate. I tifosi partenopei hanno dovuto subire accuse che non meritavano, in quanto le responsabilità erano di altri. E subiranno punizioni, con la chiusura del San Paolo per due turni, che non stanno né in cielo né in terra. Troppo, troppo facile prendersela con una tifoseria che è mortificata, avvilita, offesa sui campi di tutta Italia. Troppo facile dire che una sorta di capopopolo ha avuto la possibilità di decidere se Fiorentina-Napoli dovesse essere giocata o meno. Si tratta di falsità e basta. E’ vero, la curva riservata ai tifosi del Napoli era in fermento, la notizia che un napoletano fosse stato gravemente ferito era circolata immediatamente. Ma chi non sarebbe stato preoccupato, sapendo che una pistola aveva sparato, ferendo gravemente? A questo punto, chi aveva già si era addossato enormi responsabilità quando aveva stabilito quale percorso i napoletani dovessero fare per arrivare all’Olimpico, decidendo che dovessero passare davanti a un chiosco o a un circolo neofascista tenuto da un personaggio squalificato, ha perduto la testa. Nessuno sapeva cosa si dovesse fare. E poi, ecco l’idea geniale: mandiamo Hamsik, che tutti vogliono bene e rispettano e che è il capitano del Napoli, a rassicurare i tifosi, a dirgli che la sparatoria niente avesse a che fare con la partita. Il buon Marek, sia pure a malincuore, ha accettato. Con chi farlo parlare, allora? C’era un personaggio seduto sulla cancellata che divide il pubblico dal campo. Quest’uomo ha un nome e cognome ma anche un brutto appellativo, Genny ‘a Carogna. E’ un capotifoso, in tanti lo seguono quando, spalle al campo, dirige il tifo. Quest’uomo viene invitato a scavalcare la cancellata, a scendere in campo, a parlare con Hamsik. Purtroppo, mentre succede tutto questo, dalla curva partono centinaia di petardi sugli steward e sui vigili del fuoco. Errore gravissimo che tutta Napoli pagherà duramente. In ogni caso, Hamsik rassicura e queste rassicurazioni vengono riferite dal capopopolo. Vuol dire che ordina ai suoi si stare fermi e dà il beneplacito perché la partita si giochi? Questo è tutto da dimostrare, secondo me. Ma alle alte sfere interessa solo che la partita si giochi, che la gente non venga fatta uscire a far danni in città. E si gioca, quindi. Prima, però, viene cantato l’inno d’Italia. Che viene fischiato. Un’altra aggravante, quando si tratterà di punire i napoletani. Che, è vero, insieme a quasi tutto lo stadio contesta “Fratelli d’Italia”. Da parte napoletana c’è una spiegazione: dall’inizio dell’anno vengono insultati in tutti gli stadi d’Italia, con una indegna canzoncina che invita il Vesuvio a lavarli col fuoco. Da parte viola, non sappiamo cosa abbia indotto la gente a fischiare, né mi interessa. In ogni caso, la partita viene giocata, il Napoli vince meritatamente ed ha il buon gusto, sapendo del ragazzo ferito, di non festeggiare con eccessivo entusiasmo la conquista della coppa. Ma il brutto deve ancora venire. Con molta superficialità, viene detto che Genny ‘a Carogna ha dato il suo assenso allo svolgimento della partita. I napoletani hanno fatto casino, hanno sparato i mortaretti, hanno fischiato l’inno: peccato che nessuno abbia ricordato che il presidente del Senato e il presidente del Governo avrebbero fatto bene, durante quella contestazione, ad allontanarsi dalla tribuna d’onore. Ma tant’è. Prendersela coi napoletani è fin troppo facile. Così il povero ferito, in ospedale, viene piantonato da guardie armate con l’accusa “gravissima” di rissa; Genny ‘a Carogna che, ripeto, magari non sarà un gentiluomo, viene dipinto come nuovo Masaniello che tiene in mano un’intera tifoseria; colui che ha sparato viene arrestato, ma subito nascono dubbi, sulla sua mano esistono residui ma possono essere stati causati dal lancio di petardi seguiti alla sparatoria davanti al suo circolo; viene fatta balenare un’ipotesi secondo la quale i possessori della pistola fossero stati i napoletani, ai quali era stata strappata e quindi le responsabilità del ferimento sono loro. E’ il massacro di una tifoseria, ma che dico, di una città. Due giorni dopo, la mano pesante del Giudice Sportivo che ordina la chiusura per due giornate del San Paolo e 5 anni di Daspo a Genny ‘a Carogna in quanto era entrato in campo, come se tutto il mondo non avesse visto che gli era stato praticamente ordinato di scendere dalla cancellata per parlare con Hamsik. Le testimonianze dei tifosi napoletani che raccontavano che, sul percorso ad essi ingiunto, non avessero visto mai l’ombra di un agente dell’ordine, non sono valse a niente. L’ho detto, la pratica non è stata archiviata. Nonostante tutto, mi auguro che lo sia al più presto. Sarà doloroso giocare a porte chiuse l’ultima partita dell’attuale campionato e la prima del prossimo. Ma da oggi in poi ci aspettiamo che ogni coro, ogni offesa, ogni insulto nei confronti della nostra città venga punito con la stessa severità. Se così non fosse, varrebbe anche la pena, come ha ipotizzato qualcuno, di chiudere baracca e burattini. Vorrei proprio vederlo, un campionato senza la presenza del Napoli, della sua passione e dei suoi soldi. Mi scuso di essere tornato su questi avvenimenti. Ma sui giornalai nazionali se ne continua a parlare e si continua a gettare palta su un’intera città. Ed io penso che sia proprio il momento di piantarla”.

 

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Tilde Schiavone

Sono una persona che riesce a star bene con se stessa solo se intorno a lei c' è armonia, questo è il motivo per cui cerco di risolvere i conflitti esistenti tra le persone che mi circondano;non amo i gioielli, specialmente quelli costosi, preferisco gli accessori di poco valore; non amo ricevere in regalo i fiori recisi: preferisco ammirarli nei giardini dove compiono il loro naturale ciclo vitale e non nei vasi dove hanno vita breve..Amo il blues,il canto del dolore, e il mio sogno è raggiungere un giorno quei luoghi che lo hanno visto nascere; Amo gli indiani d' america, la loro spiritualità e la loro cultura. non vivrei senza i dolci e la pizza. Sono campanilista, napolista, meridionalista ...maradonista. Adoro gli animali, ritengo che non siano loro le bestie e sono vegetariana. Non mi piace parlare, quel che sento preferisco scriverlo, so esprimermi meglio con una penna in mano anziché dinanzi a un microfono, amo inoltre il folclore della mia terra e cerco, attraverso l' Associazione Culturale Fonte Nova d cui sono Presidente, di preservarlo e diffonderlo ... e duclis in fundo AMO LA MIA NAPOLI, senza se e senza ma, ringrazio Dio perchè ha fatto sì che nelle mie vene scorresse il sangue del Sud!