Portiere-libero e 4 centrali: novità tattiche dal Mondiale
Manuel Neuer in scivolata, come un libero vecchia maniera, sull’algerino Slimani. Loew ha sfruttato spesso l’abilità con i piedi del suo portiere (Foto Getty)
Neuer e Cillessen al limite dell’area, Lavezzi in fascia, l’Olanda con la difesa a 5: è stato un Mondiale tatticamente strano. Fallito l’esperimento della Germania “senza terzini”: Loew ci ha ripensato e i tedeschi hanno cambiato marcia
Joachim Loew ha cambiato il volto alla Germania dopo lo spavento contro l’Algeria. Avesse insistito con le sue idee di partenza, oggi forse non saremmo qui a celebrare la lungimiranza del progetto tedesco ma ad interrogarci sul significato di una linea difensiva composta da 4 centrali o sullo stravagante utilizzo del terzino destro più forte del mondo, Lahm, a centrocampo. Magari ci troveremmo a commentare l’intuizione di Sabella che ha scoperto Lavezzi esterno di fascia e ha riscoperto il 4-4-2. O il coraggio di Van Gaal nel cestinare anni di tradizione olandese. Sulla carta funziona sempre tutto. L’ultima parola, però, spetta al campo.
GERMANIA:
La rivoluzione di Loew avviene ai quarti, contro la Francia, in due mosse. La prima: fuori il lento Mertesacker, Lahm torna basso a destra, a centrocampo il trio Kroos-Schweinsteiger-Khedira. La seconda: Klose in attacco, Mueller scivola un passo indietro a lui sulla destra. Il sacrificato è Mario Goetze, che grazie a questo gioco del domino partirà dalla panchina anche in finale. Diventando l’uomo del destino.
I campetti qui sotto evidenziano proprio le novità tattiche con cui Loew aveva iniziato il Mondiale (i 4 “centraloni” in difesa e Lahm in mezzo al campo, già utilizzato in quel ruolo anche da Guardiola nel Bayern Monaco) e il successivo ripensamento. Senza dimenticare che Neuer sulla carta si trova tra i pali, ma nella realtà agiva spesso al limite dell’area, come un libero di una volta, permettendo alla difesa di stare altissima e agli attaccanti di portare il pressing già sui difensori avversari.
La Germania all’inizio del Mondiale:
La Germania ridisegnata da Loew:
ARGENTINA:
Il primo gol subito nella fase a eliminazione diretta è arrivato al 113’ della finale. Prima di essere impallinata da Goetze, l’Argentina era rimasta compatta e ordinata, come l’aveva studiata Sabella. Nel suo caso è l’infortunio di Aguero a costringere il ct a rimescolare le carte. Dentro Lavezzi, in apparenza non cambia nulla, se non fosse che al Pocho viene praticamente chiesto di fare il quarto di centrocampo a destra. 4-3-3 sulla carta, ma in realtà è un 4-4-2 pulito pulito (modulo utilizzato al Mondiale solo dagli Stati Uniti). Molti se ne rendono conto solo in finale, quando Sabella (forse spaventato dai 7 gol della Germania al Brasile) non cerca nemmeno di mascherarlo un po’, a differenza delle partite precedenti. Risultato: squadra difficile da scardinare e pronta a ripartire con lanci che, scavalcando la linea difensiva tedesca schierata altissima, vanno ad attaccare le praterie alle spalle di Hummels e soci, peraltro non dei fulmini nei recuperi. Il piano non era malvagio: poi però, una volta davanti a Neuer, bisogna fare gol.
OLANDA:
La favoletta del 3-5-2, raccontata da Van Gaal prima del Mondiale, è durata finché l’Olanda non è scesa in campo: poche storie, quello oranje era un 5-3-2 a tutti gli effetti, con Kuyt e Blind più preoccupati di tenere la posizione che non di offendere. Il mito del 4-3-3 olandese cancellato in un baleno. Squadra compatta, pronta a soffrire, a chiudere tutti gli spazi e a rilanciare lungo, chiedendo al velocissimo Robben di inventarsi qualcosa. La squadra ideale contro cui adottare un sistema del genere? Non a caso, la Spagna, matata dai fulminei ribaltamenti di fronte olandesi. Anche Van Gaal trasforma il suo portiere in libero. Tanto che quando c’è da parare con le mani (ai rigori) inserisce Krul, mentre a Cillessen, bravissimo con i piedi, chiede di farsi trovare dai compagni, se c’è bisogno.
Fonte: Sky