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Evra: “Ho scelto la Juventus per vincere tutto”

TORINO – “Ho già sentito Carlitos, mi ha detto: ‘Pat, dobbiamo vincere tutto alla Juventus'”. Patrice Evra, 33 anni, si presenta con grande eleganza e disinvoltura, sciorinando un italiano pressoché perfetto. “Lo volevamo a tutti i costi – spiega l’ad Marotta – Evra è uno dei giocatori più carismatici del panorama europeo. Lui conosce e cindivide la nostra cultura del voler vincere sempre”. Se è vero che non c’è due senza tre, come da slogan del tricolore bianconero, dopo i francesi a costo zero Coman ed Evra la Juve vuole mettere le mani anche su Rabiot, in scadenza nel 2015 con il Psg: “Adrien è un giovane interessantissimo, che conosciamo molto bene, ma il suo cartellino è di proprietà del Psg. Laurent Blanc teme che Rabiot possa fare la stessa fine di Coman? Noi con Kingsley abbiamo agito legittimamente”.

Patrice Evra, come mai alla fine degli Anni Novanta nessun grande club italiano si era accorto di lei?
“Non so, ma io voglio ringraziare il vostro Paese, che mi ha aperto le porte del mondo professionistico. A Marsala ho ottimi ricordi, lì ero come in famiglia. A Monza non ho giocato tanto, e così i miei agenti mi hanno portato prima a Nizza, poi Monaco e infine a Manchester”.
E’ vero che ai tempi fece un provino con il Toro?
“Sì, ho fatto una prova, mi volevano tenere ma c’era l’opzione del Marsala che mi offriva un contratto da professionista ad appena 17 anni”.
E’ pronto a prendersi un piccola rivincita con l’Italia?
“No, nessuna rivincita. Ripeto: l’Italia mi ha dato tanto. Ora voglio soltanto dimostrare che sono sempre quello che giocava allo United”.

Quali motivazioni la hanno spinta a rimettersi in gioco dopo otto anni ai Red Devils?
“Ho lasciato Manchester per motivi personali. Tre mesi prima della fine del campionato ho chiesto al mio agente di parlare con altri club. La Juve per me è la scelta giusta. Mi attende una bellissima sfida. Qui c’è una grande cultura della vittoria. Se non accetti le critiche, allora vuol dire che non hai niente a che vedere con la Juventus”.
E’ vero che il Manchester non aveva più fiducia in lei?
“No, non è vero. Anzi, mi avevano rinnovato il contratto, volevano tenermi a tutti i costi e farmi diventare il capitano. Van Gaal era molto deluso di vedermi andare via. La mia partenza non è dovuta all’arrivo di Luke Shaw, ma a una mia scelta dovuta a motivi personali”.

La Juve vuole tornare grande anche in Europa.
“E allora ci sarà da lavorare. Quest’anno tenteremo prima di tutto di vincere il campionato per il quarto anno consecutivo, un’impresa che non ho realizzato neanche allo United, dove mi sono fermato a tre titoli. Quanto alla Champions, cercheremo di andare più avanti possibile. Sono sereno, speriamo di fare bene, sarà molto importante cominciare bene”.
E’ stato sorpreso dal cambio tecnico avvenuto alla Juve?
“Prima dei Mondiali avevo parlato con Conte, che mi voleva a tutti i costi. Dopodiché ho parlato con Allegri, mi sono bastati due minuti per dirgli che ero contento di venire alla Juve. Certo, l’avvicendamento tra i due tecnici un po’ mi ha stupito. Mi sono chiesto se la squadra avrebbe perso stabilità, ma gli allenatori vanno e vengono, la Juve invece resta per sempre”.

Per adesso Allegri ha confermato il 3-5-2 di Conte. Lei avrebbe preferito giocare con la difesa a quattro?
“Io ho cominciato a giocare proprio con il 3-5-2, il modulo che utilizzava anche la Francia di Domenech. Non c’è nessun problema, anche se allo United giocavamo con il 4-4-2”.
Qui ritroverà il suo ex compagno Tevez.
“Carlitos è un guerriero. Quando la lasciato lo United mi faceva male vederlo con la maglia del City. Ora sono molto felice di ritrovarlo, siamo grandi amici. Lui è un campione, ha sempre fame di vittorie. Alla Juve piace Nani? Un altro grande giocatore. A Manchester ha attraversato dei periodi neri, ma è un campione. Lo so, non è il mio mestiere, ma posso dire che Nani per i bianconeri sarebbe un grande acquisto”.

Ha seguito il caso-Tavecchio? Cosa pensa del razzismo nel calcio?
“Il razzismo è difficile da combattere, anche io ho avuto qualche problema. E’ una questione di ignoranza. Io non sono nero, bianco, rosso, giallo. Sono un uomo. E sono felice”.
 

Fonte: Repubblica

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