Il graffio di Corbo: “Sarri, rifletta sull’attacco”
Le squadre trasbordano dalle prime pagine dei giornali al campionato. Chi ha vinto a parole, delude nelle notturne di esordio. Delle candidate ai primi posti fa eccezione l’Inter. Non si sottrae alla tendenza il Napoli che rivela nella fase offensiva le perplessità già espresse, in difesa qualche errore di valutazione. Maggio non sembra il trentatreenne prodigio confermato per tre anni se è presente nell’azione dei due gol del Sassuolo. Hysaj è destro, e non può giocare a sinistra, dove si mostra impreciso, acerbo, balbettante. Se un giovane destro puro, appena promosso da Empoli a Napoli è costretto a giocare fuori zona è un errore.
In positivo c’è la sontuosa forma di Hamsik che cuce qualche straccio di gioco e punta a rete. Il primo gol è un’apoteosi di coraggio, freschezza, tempismo.
Il Sassuolo riapre il tema: la fase offensiva del Napoli è troppo confusa e debole, Insigne non è rifinitore, la solitudine di Higuain produce solo languori in lui e nel Napoli, è uno spreco Callejon che attende gli ultimi minuti per farsi vedere.
Confermo la mia idea. Difesa che non preoccupa se Hysay va a destra, Strinic a sinistra, tre mediani con Allan e non Lopez. Al resto pensa l’ottimo Reina.
Per l’attacco il Napoli non ha nulla di meglio: Callejon a destra, Higuain al centro sfruttando i suoi rientri da classico centrale di un attacco a 3, Mertens a sinistra, in panchina Insigne e Gabbiadini pronti a dare il cambio. Un classico 4-3-3. Al momento non vedo una soluzione migliore. Mi spiace non condividere le certezze di Sarri, al momento. I migliori non possono star fuori, così come non si può rinunciare all’ampiezza in orizzontale del gioco per i ripetitivi attacchi frontali che hanno fatto la gioia di Magnanelli.
Rimando l’articolo scritto per Repubblica Napoli per dare ulteriori dettagli in sede di commento.
Il Napoli si è perso in due ventate di euforia precoce. Va in campo con una formazione dettata dalla voglia di far cassa, dimenticando la necessità di qualche altro acquisto. La seconda è il gol lampo di Hamsik che dà l’illusione di una superiorità purtroppo smentita presto dal Sassuolo che corre di più e meglio, che sconvolgere il centrocampo ideato da Sarri, che respinge il pressing alto dopo una ventina di minuti, ma soprattutto chiama Reina a dimostrare tutto quello che sa dare un grande portiere, e tutto quello che l’anno scorso è mancato.
La prima decisione di Sarri è imposta dalla squalifica di Ghoulam. Dà eccessiva fiducia a Hysay rimettendolo a sinistra, dove il giovanotto albanese (destro puro) aveva già rivelato limiti, quindi disagi. Per sua sfortuna incrocia su quella fascia il tonico Vrsalyko, invano inseguito dal Napoli poco fa. Con Hysaj travestito da mancino il Napoli manda a destra Maggio, che dimentica Floro Flores nell’azione del pareggio. Più che mai evanescente Maggio, che assiste statuario anche al raddoppio del Sassuolo, fermo in una strana posizione: non scatta su Sansone ma ostacola Reina.
Il Napoli passa dall’infondato ottimismo ad un altrettanto ingiustificato imbarazzo. Perché qualcosa non funziona a centrocampo. Dove perde le distanze e saltano i meccanismi. Hamisk è in gran forma, scorrazza per il campo, coordina e sotto sotto pensa di ripetersi sotto rete. In chiave personale fa bene per un’ora, splende la sua tecnica, ma il capitano lascia troppo spesso la posizione di mediano sinistro aggravando le sofferenze di Hysaj. Né la mediana copre il vuoto perché Valdifiori commette qualche fallo in più e David Lopez è ancora arrugginito dalla lunga estate. Il centrocampo del Sassuolo sembra più coordinato, lo soccorrono buona forma e memoria di schemi intensamente prodotti l’anno scorso, sostiene bene gli attaccanti Berardi e Floro Flores sempre con il supporto di Vrsalyco che avanza. Svetta al centro Magnanelli, roccioso capitano che non si cura di Insigne, rifinitore solo nelle intenzioni, ma chiaramente fuori ruolo se è vero che tocca poche palle, che non inventa nulla, che ripiega Higuain per suggerire soluzioni migliori, che l’attacco trova nel solo Mertens attimi di vivacità.
Il problema se lo pone Sarri. La fase offensiva è debole, inserisce Gabbiadini. Ma preferisce consegnare ai fischi dei tifosi del Sassuolo un discreto Higuain, la cui sostituzione fa pensare. Perché lascia Insigne, e tira fuori il sempre malinconico bomber? Si è accorto che è ancora spento o considera Gabbiadini solo l’alternativa a Higuain, non il suo partner nel 4-3-1-2? Sarri non deroga dalle sue idee, dopo Higuain ritira anche Insigne, insoddisfatto della sua prova di regista offensivo, ma non rinuncia al ruolo, inserendo El Kaddouri, poi Calleion al posto di Mertens. Una giostra che non crea la variante tattica. Non cambia il modulo, né il Napoli. Ancora tutto da rinnovare nel gioco e nell’anima.
Antonio Corbo per Repubblica.it