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Roma, a Dzeko serve tempo. Ma quella rinuncia a Totti fa discutere

ROMA – In rodaggio. Nella prima all’arena di Verona la Roma stecca, o almeno stecca a metà. Solo un gol del solito Florenzi, ma la sontuosa campagna acquisti pare non aver prodotto un’idea di gioco alternativa a quella farraginosa vista nella seconda metà dell’ultimo campionato. Denunciando anche eccessi di nervosismo – leggi De Rossi – fortunatamente subito domati. La testa ora è già alla Juve: l’occasione giusta per rovesciare le critiche e dare un segnale forte al campionato.

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DZEKO-ROMA, PROVE DI INTESA – Certo però il primo messaggio‎ è stato deludente: manovra lenta, prevedibile, improduttiva. Calciatori spesso statici in attesa di ricevere il pallone sui piedi, dinamismo confinato a qualche movimento degli esterni. Insomma, i problemi che i tifosi avevano imparato a conoscere nel girone di ritorno dell’ultimo campionato. Non li hanno risolti per ora Salah e Dzeko: eppure il bosniaco è parso indubbiamente tra i migliori. Quello che è mancato forse è soprattutto la chimica con i compagni, difficile in fondo averla trovata dopo due settimane scarse di allenamenti a Trigoria. Ma l’ex City ha, soprattutto nel primo tempo, cercato il dialogo e aperto il campo per Salah con scambi di prima, proposto movimenti in profondità, da centravanti vero. Se lui pare essersi già adattato alla Roma, non ha fatto altrettanto la Roma con lui: poche palle pulite in verticale per sfruttarne il movimento, pochissimi cross dal fondo. Edin è stato comunque il giallorosso più attivo in fase offensiva, con 6 conclusioni verso la porta avversaria, ma una soltanto nello specchio, e da fuori area. Per il resto la manovra proposta dalla squadra non gli ha consentito di liberarsi per cercare la battuta a rete pulita. Soprattutto non ne ha saputo sfruttare le qualità fisiche per trovare un’alternativa di gioco, uno dei motivi principali per cui da anni a Trigoria si insegue un numero nove. “Alziamo il pallone”, ha suggerito Dzeko a Garcia e ai compagni all’inizio della ripresa. Appello caduto nel vuoto: la Roma, incaponita nella ricerca al rallentatore di una manovra palla a terra, non l’ha fatto mai.

LA RINUNCIA A TOTTI – Non solo. Garcia ha deciso di rinunciare pure all’alternativa qualitativa: Francesco Totti. Il capitano ha trascorso 90 minuti in panchina all’esordio, e negli ultimi 24 anni non era mai successo. Non ne ha fatto né un caso né una tragedia, ha accettato il nuovo ruolo benedicendo l’arrivo di Dzeko (“Il top player che ci serviva”) e accomodandosi accanto all’allenatore, in fondo a quasi 39 anni ci può stare. Ma perché privarsi a priori della scossa che avrebbe potuto dare una giocata a freddo del numero dieci? Il test con il Valencia ha detto che seppure a velocità ridotta Totti è ancora in grado di illuminare il gioco romanista. E alla Roma priva di idee vista a Verona quello che sembrava servire come l’ossigeno, più che altre alette tarpate (l’impatto di Ibarbo è stato quantomeno trascurabile) erano le intuizioni di un calciatore fuori dagli schemi. Ma il tecnico ha preferito rinunciarvi a priori. La fortuna è che già domenica prossima il calendario offrirà la possibilità di riscatto, anche eclatante: all’Olimpico arriva la Juventus, un esame di laurea per la lotta al titolo. La certezza è che a Garcia servirà trovare una Roma diversa. as roma

serie A
Protagonisti:
Rudi Garcia
francesco totti
edin dzeko

Fonte: Repubblica

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