LE ALTRE DI A

I fantasmi di San Siro, quei 14mila abbonati che hanno disertato

I fantasmi di San Siro, quei 14mila abbonati che hanno disertatoSan Siro durante l’ultimo derby (reuters) MILANO – Perché Milan e Inter comunicano alla Lega di serie A dati sugli spettatori a San Siro gonfiati rispetto a quelli reali, trasmessi per obbligo a fine partita alla Questura? La spiegazione potrebbe essere il timore della fuga degli sponsor. Di sicuro il giallo degli spettatori fantasma a San Siro, smascherato nel 2014 da Repubblica, si ripropone per la terza stagione consecutiva. In linea con i due precedenti censimenti, i dati archiviati dalla Lega sono diversi dalle presenze reali, registrate dai tornelli elettronici e diffuse dalla Questura di Milano. Secondo la Lega, nelle 19 partite del girone d’andata il pubblico complessivo al Meazza è stato di 801.422 persone. Quello effettivo è assai inferiore: 662.425, cioè 138.997 in meno.

È un vero esercito di tifosi – la proiezione li indica in 277.994 a fine campionato – che non vanno allo stadio pur avendo pagato in anticipo il biglietto: regalano a Milan e Inter una cifra ragguardevole, che si ottiene moltiplicando la media di ogni abbonamento (poco più di 23 euro) per il numero degli assenti a partita e poi per le 19 partite casalinghe di ciascuna squadra. Per il club di Berlusconi si tratta di 3 milioni e 306 mila euro potenziali: nel girone d’andata, su 19.504 abbonati, ha avuto quasi la metà (7.514) di “disertori”. Per quello di Thohir, che non comunica il dato sugli abbonamenti (26 mila il numero ufficioso), il dono da parte dei “tiepidi” potrebbe risultare invece a fine campionato di circa 3 milioni di euro: nelle 10 partite casalinghe fino al giro di boa la media è stata infatti di 7.136 assenti.

Se il fenomeno è solo sociologico, appare curioso che, in piena crisi economica, siano così numerosi quelli che rinunciano a uno spettacolo già pagato oppure che, pur di avere il posto sicuro nei pochi appuntamenti da tutto esaurito (di fatto ormai soltanto il derby e le sfide con la Juventus), buttano via gli altri. L’offerta televisiva, il calendario spezzatino, gli spostamenti da altre città o regioni (la tifoseria fissa delle due milanesi si è da tempo estesa), la scomodità, il disagio climatico di una partita seguita dal vivo: tutte le cause plausibili non bastano a motivare una diserzione tanto massiccia. Il Meazza è tra l’altro, per comfort e logistica, fra i migliori impianti europei e dalla scorsa stagione si può raggiungere in metropolitana. Se non tutte le assenze possono perciò essere ricondotte a pigrizia o snobismo, il mistero si fa più intricato. Milan e Inter affidano rassicuranti cifre (paganti più abbonati) alla Lega e trasmettono quelle vere soltanto alla questura. La differenza tra realtà e mondo virtuale è visibile a occhio nudo. È imbarazzante ammettere che il pubblico di San Siro ha spesso numeri da provinciale.

Non si può mentire alla Siae: abbonamenti e biglietti venduti vengono registrati e ogni introito da stadio è fiscalmente tracciabile. I responsabili del marketing di alcuni club di serie A, interpellati, ritengono semmai verosimile che un certo numero di abbonamenti, acquistati da aziende e sponsor, venga sfruttato solo per le partite di cartello e resti inutilizzato per le altre. Le presenze allo stadio non incidono sull’assegnazione dei diritti televisivi, ripartiti per il 25% in base al numero dei tifosi censiti e per il 5% in base alle dimensioni della città. La questione scabrosa riguarda dunque gli sponsor, sempre più sedotti dagli stadi pieni di Bundesliga e Premier League: dichiarare una media spettatori intorno ai 40 mila non serve a fronteggiare le grandi d’Europa con fatturati da capogiro, ma aiuta a sostenere la concorrenza di club come il Borussia Dortmund (36 milioni di spettatori negli ultimi 52 anni, 80 mila la media degli ultimi 5) o il Liverpool (ridurrà i prezzi nel 64% dei posti ad Anfield Road).

Certo è che, alla luce del terzo censimento vero sul pubblico di San Siro e delle relative incongruenze, non sembrano un esempio di trasparenza le parole di Beretta, presidente della Lega di serie A. Alla fine del girone d’andata, alla Domenica Sportiva, descrisse agli ignari telespettatori un campionato da favola: «Riscontriamo un’ottima tenuta e crescita del pubblico negli stadi». Dovrà rivedere un po’ i conti. Sperando che i fantasmi siano soltanto a San Siro e non anche in qualche altro stadio, dove i tornelli elettronici, introdotti nel 2007 per fronteggiare la violenza, possono raccontare una verità più scomoda.

serie A

milan ac
Inter
Stadio San Siro
Protagonisti:

Fonte: Repubblica

Commenti
Segui il canale PianetAzzurro.it su WhatsApp, clicca qui