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Reina vuole rialzare la testa, come il suo Napoli

Pepe Reina atterra Jamie Vardy nel corso di Inghilterra-Spagna (Getty)

Reina sa come si fa. Per il ruolo, innanzitutto. È tipico da portiere, si va giù, ma poi subito su, di nuovo. Come in quegli alti e bassi fisiologici di una stagione lunga. La sua, di squadra. Del Napoli tutto. È così che succede. Reti beffarde che non ti aspetti, qualche incertezza qua e là, però anche grandi parate. Con le critiche scroscianti quanto gli applausi.

È un attimo e cambia tutto. Qualche volta ci si mette un po’ di più, però comunque ci si rialza. Si reagisce. Si ritorna. Sì, anche in nazionale. C’è tornato Reina; due anni dopo, in campo a Wembley e con la fascia al braccio. Capitano e leader. Titolare con la Spagna. Titolarissimo con Sarri. Le gioca tutte ormai. E quella volta che non c’era, proprio l’ultima, qualche mese fa a Udine, lo stadio tabù, fu il tracollo. Lì il Napoli perse tutto: la testa, la partita e le sue ambizioni. Quelle a cui ora non rinuncia; benché sesto in classifica e già a nove punti dalla Juventus.

Non molla il Napoli. Neanche ci pensa. Ha gioco e mezzi. E ci crede, insiste senza entrambi i centravanti (anche Gabbiadini è fuori); i nazionali stanchi e il termometro che – sfebbrato ma debilitato Hamsik – è passato adesso sotto il braccio di Callejon. Certi momenti, insomma, sono per chi ha qualcosa in più. Serve personalità, carisma, forza nella testa. C’è bisogno di chi può darti una mano. Anzi, due. Quelle di Pepe Reina.

Fonte: SkySport

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