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Andiamo a comandare, la Roma resta seconda

Roma-Chievo 3-1

37′ De Guzman, 45′ El Shaarawy, 52′ Dzeko, 90′ rig. Perotti

Non era una partita facile, nonostante la striscia aperta di vittorie di fila all’Olimpico. Una vigilia caratterizzata da critiche e polemiche. Il post Juventus Stadium ha lasciato i segni, i dubbi sul futuro di Spalletti tutt’altro che fugati. Ma che c’è l’Olimpico, il Fattore Olimpico. Come negli anni ’30 era il Campo Testaccio. Il record di 13 vittorie di fila a un passo. Ma, soprattutto, il secondo posto un po’ più comodo, viste le notizie da Firenze.

Le scelte – Spalletti ripropone titolare il belga Vermaelen (ultima dal 1’ il 28 agosto, a Cagliari). Prende la posizione sul centrosinistra di Fazio, che scala in mezzo per coprire l’assenza di manolas. Ruediger a completare la difesa a 3. Un 3-4-3 con Bruno Peres e Emerson Palmieri sulle fasce di un centrocampo orfano di De Rossi. Nainggolan torna al ruolo naturale di mediano; in attacco El Shaarawy e non Perotti a completare il tridente con Salah e Dzeko. Chievo senza gli acciaccati Castro, Seculin, Hetemaj e Gobbi, oltre a Cacciatore e Cesar; Izco in un’inedita difesa a 4, come inedito è il centrocampo a 3 scelto da Maran.

I primi 15 minuti – Il Chievo parte abbottonato, coperto, attento. Non a caso è l’unica formazione in Serie A a non aver ancora subito reti nel primo quarto d’ora di partita. La Roma pressa alta, per recuperare in fretta i pochi palloni giocati dagli ospiti. Baricentro avanzato e palla impostata sempre dai difensori: entrambe le fasi interpretate in maniera incoraggiante da Vermaelen.

De Guzman fa le prove – Birsa, da trequartista, scala costantemente sulla linea dei 3 di centrocampo, andando a intasare gli spazi sulle corsie. Una mossa di contenimento che però produce frutti anche nell’altra metà campo. Su un suo cross la Roma scala male in difesa, Emerson si trova in mezzo fra Meggiorini e De Guzman ma i due esitano, si ostacolano. E alla fine la conclusione dell’olandese fa correre solo un brivido sulla schiena di Szczesny.

La Roma pure… – Su palla inattiva, situazione in cui la Roma in questo campionato è seconda solo all’Atalanta, arriva la replica della Roma: prima un destro potentissimo ma centrale di Nainggolan che per poco non piega le mani a Sorrentino; poi una punizione a giro di Bruno Peres, che sfiora l’incrocio.

Andiamo a comandare – Poco dopo la mezz’ora si sblocca la gara. Ma, a sorpresa, è il Chievo a farlo: cross dalla destra di Izco, Bruno Peres si addormenta e alle sue spalle ne approfitta De Guzman. Szczesny spiazzato dalla dormita del compagno, può solo guardare il colpo di testa finire in rete e l’olandese esultare ‘alla Rovazzi’. Roba da numeri 1… Spalletti se la prende con la palla persa di Emerson, che ha lasciato una difesa sbilenca e senza riferimenti, ma l’ingenuità dell’altro brasiliano ha pochi alibi.
 

La solita punizione – La Roma pareggia poco prima del riposo: non su una giocata ‘alla Totti’ di El Shaarawy, con Dzeko che tira fuori la versione ‘old style’ di se stesso. Ma con una punizione dell’egiziano, che spezza il digiuno personale arrivato a 6 giornate (il più lungo da quando è arrivato a Roma). La solita palla inattiva che fa esultare i giallorossi per la 14^ volta in questa stagione (primato condiviso con l’Atalanta.

Sorpasso Roma – Ancora dai piedi di El Sharaawy arriva il vantaggio della Roma, ad avvio ripresa: fa tutto l’egiziano, caparbio ad andar via sulla fascia, crossare, tenere vivo con un rimpallo il pallone in mezzo all’area. E così Dzeko trova il modo più facile per interrompere un digiuno che durava da 3 gare: 13° centro in campionato per il bosniaco, a uno da Icardi. L’aggancio in vetta ai bomber potrebbe arrivare a 7 minuti dallo scadere, ma il destro del bosniaco accarezza soltanto la rete.

Perotti entra e segna – Il 3-1 nel finale arriva, ma lo firma Perotti. Che gioca 10 minuti e fa in tempo a divorare un pallone a porta vuota e poi a mettere dentro il 6° rigore della sua stagione (sempre più primatista d’Europa della specialità)

Il protagonista: Stephan El Shaarawy – Per 90 minuti si è rivisto il giocatore dello scorso campionato. Quello che, da gennaio a giugno, ha segnato 8 gol e ritrovato la maglia della Nazionale. Una prova superlativa, al di là del gol che gli mancava dal 28 ottobre. Numeri, accelerazioni, determinazione, continuità. E, in più, un’insolita propensione al sacrificio. Anche se il ruolo (e la fascia) non sono quelli, saperlo in queste condizioni renderà meno complicato sostituire Salah, in partenza per la coppa d’Africa.

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Fonte: SkySport

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