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VAR…ivista, il bilancio della moviola in campo

Per il mondo arbitrale il 2016 è stato soprattutto l’anno di una svolta che potrebbe essere epocale: l’utilizzo per la prima volta in un torneo ufficiale della V.A.R., la Video Assistant Referees. un primo tentativo, peraltro problematico, al quale seguiranno nel 2017 ulteriori tes prima dell’approvazione definitiva. Ripercorriamo in questo bilancio pregi e difetti dell’uso della tecnologia in campo

Vietato Avere Remore. Scherzando, ma non troppo, l’acronimo più gettonato del 2016 calcistico si potrebbe riadattare così. Tutti sanno che la video assistance for referees, o moviola in campo, o più semplicemente ed efficacemente video assistenza arbitrale, è ancora da studiare, rivedere e aggiustare, ma l’ordine di scuderia per ora è chiaro: un successo, avanti così. Strategie di comunicazione, che non cancellano dubbi e pecche di gioventù.

Impietosamente svelate dalle due semifinali del Mondiale per club in Giappone, dove la potentissima macchina è andata per due volte fuori strada, seppure senza ribaltarsi. Prima un rigore sfuggito e concesso dopo revisione, ma viziato da un fuorigioco su cui l’Ifab stessa ha fatto retromarcia una settimana dopo – non esattamente una tempistica da Var – poi un fuorigioco che non c’era, sul gol di un CR7 qualunque, chiamato per errore dalla cabina di regia dove qualcuno si era inavvertitamente aperto con la cuffia dell’arbitro. Bene, ma non benissimo, anzi decisamente male, diranno chiaramente quelli del Real, tanto per dare una mano alla causa. Ottimo, avanti così, rintuzzeranno invece Busacca, capo degli arbitri Fifa, e soprattutto Infantino, capo della Fifa.

Comprensibile, anzi giusto, soprattutto per il neo Presidente, che esordì al vertice del calcio Mondiale proprio a Cardiff, all’inizio di marzo, quando si fece la storia dando il via alla rivoluzione. Impensabile fare marcia indietro dopo mesi di test condotti in amichevoli internazionali e nei paesi che hanno aderito alla sperimentazione, a cominciare dall’Italia. Dove tutto è iniziato il 2 ottobre scorso, Milan-Sassuolo, diavolo in campo e la sua coda ben presente nella partita: l’arbitro Guida concede un rigore che non c’è al Milan e non concede quello che c’è al Sassuolo. Nella cabina di San Siro Doveri e Di Bello, i primi due Var italiani, non possono intervenire, solo prendere appunti di fronte al designatore italiano Messina e a quello europeo Collina, uno che non lo dirà mai pubblicamente – a quello ha pensato il presidente dell’Uefa Ceferin – ma pensa che per prendere la Var servano pinze accuratissime. Riflessione peraltro condivisa dalla gran parte dei direttori di gara del nostro campionato. Intanto si aspetta un 2017 fondamentale ma non decisivo. Sarà il secondo anno di test, si comincerà a chiudere il cerchio ma per il via libera definitivo bisognerà attenderne la fine. Solo a gennaio 2018 infatti si comincerà a fare sul serio con la cosiddetta fase online: calendario puntato sugli ottavi di finale della prossima Coppa Italia. E soprattutto sei mesi dopo sul Mondiale in Russia, quando salvo ripensamenti ci sarà il vero battesimo del fuoco della VAR. Vera, audace e rischiosissima.

Fonte: SkySport

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