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Deferimento Juve: quando anche Pecoraro parlava con i tifosi “criminali”

ROMA – Fa discutere il pesante deferimento della Juventus per i (presunti) rapporti proibiti con gli ultrà: il presidente Andrea Agnelli e i dirigenti coinvolti rischiano una inibizione da uno a tre mesi, il club una ammenda di circa 50.000 euro. Un danno d’immagine non da poco in una fase cruciale della stagione, col club bianconero in piena corsa ancora su tre fronti (campionato, Champions e Coppa Italia). Il deferimento della Procura federale, diretta da Giuseppe Pecoraro, è arrivato solo dopo le elezioni Figc, che si sono tenute il 6 marzo ma pare che fosse pronto prima. Come mai? Non si è voluto turbare un momento così delicato per la Figc? Ricordiamo che la Juve stavolta ha votato Tavecchio ma ha ancora in ballo la causa risarcimento (oltre 500 milioni) per Calciopoli. Questa settimana sono in arrivo due passi importanti, decisivi e riguardano la Lega di serie A (mercoledì prossimo) e quella di B (sabato).

Ma c’è anche un altro aspetto. Agnelli e i dirigenti juventuni sono stati accusati di intrattenere rapporti “con malavitosi”, che loro peraltro negano. Ma ecco cosa diceva Pecoraro quando era prefetto di Roma. 5 maggio 2014, intervista a Carlo Bonini di Repubblica in merito al fatto che fu deciso di giocare lo stesso Fiorentina-Napoli di Coppa Italia nonostante fosse nota la notizia dell’aggressione a Ciro Esposito (che poi morì). Pecoraro spiegò che con Genny a’carogna “noi abbiamo interloquito, non trattato. Quel tipo è stato informato delle condizioni del tifoso colpito alla schiena e della natura occasionale del ferimento. Volevamo solo tranquillizzare la curva che, a quanto pare, aveva scelto lui come rappresentante”. Alla domanda di Bonini su “Daniele De Santis, in arte “Gastone”, è un altro vecchio cliente da stadio”, Pecoraro aveva risposto: “Non me li scelgo mica io gli interlocutori della curva. Né sono certo io che decido che un tipo come De Santis sia ancora in circolazione. E comunque è come dire che se vengo chiamato a sbrogliare una rapina con ostaggi, io mi scelgo il rapinatore con cui parlare. Cosa vogliamo? Liberare gli ostaggi parlando con il rapinatore o farli ammazzare?”. Il problema di certi personaggi, disse Pecoraro, è di chi li legittima. “I tifosi, innanzitutto. E anche alcuni presidenti di società calcistiche che finiscono per attribuire un ruolo a questi signori. Il presidente della Lazio Lotito, da mesi, combatte solitario la sua battaglia contro il ricatto ultrà della curva nord. Qualcuno lo ha forse additato come esempio di coraggio? Non mi pare. Al contrario, ho visto società lamentarsi per i vincoli imposti dalla tessera del tifoso.

Anche la stampa mi sembra assai ondivaga. Insomma, dobbiamo tutti decidere se allo stadio siamo cittadini che tifano o tifosi obnubilati. E se sia utile delegittimare dal lunedì al sabato le istituzioni che fanno da frangiflutti a tutto questo, confondendo una patologia con la fisiologia”. Con Genny’a carogna, che si sapeva non fosse un gentiluomo, insomma si è “interloquito”, come ha spiegato Pecoraro. In realtà ci fu una vera trattativa. Di sicuro Agnelli e i suoi avvocati daranno battaglia in sede di dibattimento. Intanto, come detto, questa che inizia è una settiamana-chiave per il calcio: mercoledì Lotito cercherà di farsi rieleggere consigliere federale (ma non sarà facile per lui stavolta prendere 14 voti) in occassione dall’assemblea della Lega di A mentre sabato, se gli va male mercoledì, il patron di Lazio-Salernitana, potrebbe tentare di puntare alla carica di presidente della Lega di B. Ma anche qui potrebbe trovare un muro contro: potrebbe mancare il numero legale e saltare così l’assemblea. La B rimarrebbe per un po’ senza presidente e quindi fuori dal governo del calcio: Andrea Abodi è avvelenatissimo dopo lo show di Lotito l’altro giorno in consiglio. E con lui presidenti come Stirpe. La resa dei conti è imminente.

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Fonte: Repubblica

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