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Giovanni Galli: “Io, calcio e politica, l’addio di Berlusconi e i miei anni migliori”

Giovanni Galli: "Io, calcio e politica, l'addio di Berlusconi e i miei anni migliori"Giovanni Galli  MILANO Giovanni Galli è stato uno dei primi acquisti dell’era Berlusconi, ha partecipato ai successi del Milan di Sacchi e ha vissuto un’esperienza in politica nella sua Firenze a fianco dell’ex Cavaliere. In questo momento di passaggio di consegne l’ex portiere osserva con una certa malinconia il cambio di proprietà rossonero.

Come vive la cessione del Milan dopo 31 anni di Berlusconi?
“Con tristezza. Berlusconi ha regalato qualcosa di straordinario al club. La globalizzazione del calcio sta arrivando ovunque. Dopo Spagna e Inghilterra, tocca a noi. È importante però che resti la passione. A Roma, Bologna e Venezia ci sono proprietari italo-americani, c’è qualche legame con il nostro Paese. Serve un ancoraggio alla nostra tradizione. E farà un po’ effetto vedere un derby di Milano con due proprietari cinesi”.

L’ex premier avrebbe potuto lasciare a un gruppo imprenditoriale più conosciuto?
“Non conosco la vicenda nei particolari. Quello che conta è che rimanga passione per il calcio, non solo attenzione al marketing. I nuovi proprietari devono capire cosa rappresenta il pallone per noi italiani. Stiamo parlando di un gioco, ci sono cose più serie ovviamente, ma parliamo di uno sport che arriva dritto allo stomaco delle persone. Sarà strano vedere il Milan senza Berlusconi, come l’Inter senza Moratti”.

Quale insegnamento del primo Milan di Berlusconi dovranno tenere a mente i nuovi proprietari?
“Il cavallo di battaglia è sempre stata l’organizzazione societaria. Noi potevamo pensare solo a giocare. Se avevi bisogno del dentista, del commercialista, di comprare un frigorifero, ci pensava la società. Oggi la Juventus vince proprio perché ha questo tipo di organizzazione. E i nuovi dirigenti devono ricordarsi che stanno per prendere in mano un club con 10 milioni di tifosi in Italia. Al Milan non si può vivacchiare”.

Ma Berlusconi lascerà davvero o in qualche modo continuerà ad avere voce in capitolo?
“Ho sperato in un ripensamento. Mi auguro comunque che ogni tanto possa passare a Milanello per una visita”.

Quali sono i suoi ricordi più forti del Milan di Berlusconi?
“L’esodo di 90mila tifosi milanisti a Barcellona per la finale di Coppa Campioni del 1989. Gli 80mila sugli spalti di San Siro per festeggiare lo scudetto a maggio 1988 dopo il pareggio a Como nel pomeriggio. La gioia per la conquista dell’Intercontinentale. Eravamo un gruppo di grandi giocatori con un grande pilota: Sacchi. E ricordo il pranzo ad Arcore nell’estate 1986 con i primi acquisti della gestione Berlusconi: Galderisi, Dario Bonetti, Donadoni, Massaro e il sottoscritto”.

Berlusconi avrebbe potuto lasciare prima, quando i risultati iniziavano a declinare?
“Ma se l’avesse fatto forse non sarebbero usciti giovani come Donnarumma, Calabria, De Sciglio e Locatelli che possono costituire la base italiana del nuovo Milan”. Calcio e politica: lei ha vissuto entrambi al fianco di Berlusconi. “Mi convinse a candidarmi a sindaco di Firenze contro Matteo Renzi con una telefonata. Poi in campagna elettorale elogiò la mia onestà: “Giovanni è l’unico a cui affiderei il mio portafoglio”. Avevo contro un mostro sacro come Renzi, sono riuscito a portarlo al ballottaggio. Era come dover parare un rigore a Messi. Sono riuscito a deviarlo sul palo”.

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Protagonisti:
Giovanni Galli

Fonte: Repubblica

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