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Zeman: “Io avanti di 15 anni. Sulla Juve…”

Zdenek Zeman, allenatore del Pescara (getty)

Zdenek Zeman a 70 anni compiuti (è il più vecchio tra A e B, ndr) è ancora lì, a Pescara: durante la prossima stagione guiderà i biancazzurri per rincorrere un nuovo sogno Serie A: “Operazione nostalgia? Si torna solo se si è lasciato un buon ricordo. Si dice che le retrocesse siano favorite per la promozione, ma se poi in serie A arrivano Benevento e Spal significa che non è vero. I giovani? Possono crescere, sui vecchi ormai che fai? Il talento conta, ma tutto dipende da loro, se ti seguono”, ha raccontato al Corriere della Sera l’allenatore boemo. “Chi è lo Zeman di oggi? Non voglio che nessuno mi copi. Gli allenatori iniziano in un modo, poi perdono tre partite e cambiano: siano coerenti. Se giochi con i più forti perdi: io lo accetto. Gli altri fanno catenaccio e perdono lo stesso. Meglio allora far come pare a me e difendere le mie idee. Con il Pescara ci proviamo per la Serie A, in fondo si aspira sempre al massimo”. Il tecnico non risparmia, come al solito, commenti duri: “Il calcio oggi dipende dai procuratori. Gestiscono interessi extracalcistici, vanno da chi paga di più. Una volta l’allenatore contava, oggi i giocatori parlano con il presidente”. Sul trasferimento di Bonucci al Milan: “È successo qualcosa nello spogliatoio. Di gente che bacia la maglia ne vedo tanta, ma tranne Totti è tutto teatro”. A proposito dell’ex capitano giallorosso… “Non ha scelto lui (di ritirarsi), lo hanno fatto smettere, è diverso. Altri hanno deciso che non doveva giocare più, purtroppo”.

“Lascino lavorare Di Francesco. Milan? Sembra l’Inter dell’anno scorso”

Zeman ha analizzato anche la prossima Serie A: “Juve e Napoli saranno davanti. La Roma ha cambiato troppo, però ho fiducia in Di Francesco, sempre che lo lascino lavorare. A Roma l’ambiente è stupendo. Lo ha detto pure Spalletti all’inizio, poi si è smentito. Manca la società, il presidente non c’è…”. E sono tanti i presidenti ‘assenti’: “Avranno problemi tutti. La rosa dell’Inter l’anno scorso non era da 7° posto. All’Inter non si capisce chi decide, il magazziniere o chi?. Oggi il problema non è sapere allenare ma saper gestire il gruppo: l’Inter è mancata in costruzione e gestione”. Mentre il Milan… “Ha fatto un mercato che sembra quello dell’Inter dell’anno scorso, bisogna vedere se diventano squadra. Alcuni giocano con 11 stranieri, ma il gruppo deve capirsi, non è importante il singolo. Oggi invece si gioca sulle individualità, si prende il campione”. E il motivo c’è: “I club dicono che se prendono uno da 100 milioni poi fanno più abbonamenti, il discorso è perdente. Poi ci si ritrova con sei difensori centrali e un solo terzino”.

“Juve, gli scudetti andrebbero tolti non esposti”

Il boemo ha poi parlato della tecnologia in campo: “Non mi piace la VAR. Il calcio deve rimanere uguale. Ci sono gli errori dei giocatori, ci possono stare quelli degli arbitri, se non sono comandati dall’alto”. E sul suo calcio… “Dicono che faccio correre troppo, è assurdo. La partita dura 90 minuti, un giocatore ha la palla per appena 3. Negli gli altri 87 che fa? Me lo devono dire gli altri. Fino a cinque anni fa dicevano che ero vent’anni avanti a tutti, me ne restano ancora 15 prima che mi raggiungano”. Capitolo Juventus, si torna a Calciopoli: “Il sistema era sbagliato e l’ho detto. Anche chi la pensava come me si è schierato con il sistema. Sono stato penalizzato sicuro, ma non mi pento. Avevo offerte da Real e Barcellona, ho deciso di fare altro. France Football mi ha messo tra i 30 allenatori più importanti nella storia del calcio: mi basta”. Luciano Moggi ora lavora in Albania: “È tornato in Albania, ma anche in Italia nonostante la squalifica ha a disposizione radio, giornali e televisioni. Non capisco chi lo cerca. Pensano risolva i problemi. Ma per me ha fatto fallire tanti club”. Nel suo stadio la Juventus espone scudetti che le sono stati tolti: “Se è giusto? Sarebbe normale intervenire, non giocare lì. Io sono uno che cerca di rispettare le regole e le decisioni degli altri, anche io sono stato squalificato per tre mesi, ho accettato. Cosa non mi piace del calcio? Tutta la gestione. Il calcio non è più sport, ma un’industria dove si cerca di acchiappare più soldi e basta”.  

Fonte: SkySport

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