ALTRI SPORT & VARIE

Bilanci taroccati, debiti e bar non pagati: l’estate maledetta dei presidenti

ROMA – C’è chi spende duecento milioni e passa per comprare il super campione brasiliano e chi, invece, è costretto ad affrontare la canicola per evitare fallimenti e bancarotta, perquisizioni della Guardia di finanza e contestazioni dei tifosi. Da Siena a Palermo, passando per Ravenna, Ancona e Como, l’estate maledetta dei presidenti di calcio fornisce ogni giorno nuovi spunti alle pagine di cronaca. Inutile nasconderlo, non si vive di soli Neymar e Cristiano Ronaldo. Quella è roba da sceicchi del pallone, da calcio impazzito che sembra aver perso ogni contatto con la realtà. Quella che, molto più terra terra, ci racconta quotidianamente di soldi spariti e tasse non pagate, società sull’orlo del fallimento e maxi sequestri di beni. E di padroni di squadre dal passato più o meno illustre ormai a un passo dal baratro.
 
I guai di Mezzaroma – La guardia di finanza di Siena ha sequestrato beni per oltre 8,5 milioni di euro all’ex presidente del Siena Massimo Mezzaroma accusato di bancarotta fraudolenta, false dichiarazioni, emissione di fatture per operazioni inesistenti e omessi versamenti di imposte. Secondo gli inquirenti sarebbero stati sottratti al fisco oltre 20 milioni di euro con un’operazione di cessione di ramo d’azienda relativa proprio al marchio del Siena. Sotto osservazione anche una serie di prestiti concessi a Mezzaroma dal Monte dei Paschi che a fronte della sola garanzia dello stesso marchio (sopravvalutato in 25 milioni di euro contro un valore effettivo, stimato da perizia giurata, di 4-5 milioni di euro) ha erogato un prestito di 22 milioni di euro. L’operazione, spiegano i finanzieri, sarebbe stata finalizzata a consentire al Siena un finanziamento che altrimenti non avrebbe potuto ottenere, a causa del grave stato di dissesto economico.

Bilanci taroccati, debiti e bar non pagati: l'estate maledetta dei presidenti

Massimo Mezzaroma, ex patron del Siena

L’inchiesta su Zamparini – Il presidente del Palermo annuncia di essere in trattativa con tre cordate straniere per vendere la società. Nel frattempo, però, ha già subito due perquisizioni della Guardia di finanza che indaga sulla destinazione di un bel pacco di quattrini. Fra le carte sequestrate, l’attenzione degli inquirenti si è concentrata sulla riduzione del capitale sociale del club rosanero, avvenuta nel 2014, fino ai rimborsi verso “altri soci finanziatori” che ha portato il Palermo proprio in quell’anno ad accumulare solo per questa voce oltre 16 milioni di euro di debiti. La domanda che si fanno gli inquirenti è semplice: chi saranno mai questi “altri soci finanziatori” visto che l’intero pacchetto di proprietà del club rosanero nel periodo in questione è tutto riconducibile a Zamparini? Il sospetto di chi indaga è che quei debiti siano stati creati ad hoc per sottrarre fondi alla società. Sei le ipotesi di reato contestate dalla Procura: appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio, impiego di proventi di provenienza illecita, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte e falso in bilancio.

Gli sponsor fasulli di Ravenna – Sponsorizzazioni fittizie mai incassate né pretese. Fondi distratti e una serie di operazioni a dir poco spregiudicate per fare figurare il bilancio in attivo quando invece era in profondo rosso. Il crac del Ravenna calcio, avvenuto nell’estate del 2012, approda a ottobre davanti al giudice per le udienze preliminare dopo che la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex presidente Gianni Fabbri, il figlio Flavio e un paio di altri ex dirigenti. L’accusa, anche in questo caso è di bancarotta fraudolenta in concorso, con l’aggravante di aver determinato un danno patrimoniale di oltre 5 milioni di euro. In sostanza, gli ex vertici del Ravenna avrebbero provocato il fallimento della società, per effetto di una serie di operazioni dolose, a partire dalla retrocessione della squadra dalla serie B alla Lega Pro al termine del campionato 2007-2008.

C’era una volta l’Ancona – Per la terza volta in 13 anni l’Ancona chiude i battenti travolta da debiti e bugie. Sono già partiti i pignoramenti: ha bussato cassa persino un bar vicino allo stadio dove i giocatori andavano a fare colazione lasciando tutto in conto alla società. Che, ovviamente, non pagava. Pare che la società marchigiana sia sotto di 1,7 milioni: una cifra troppo alta per gli attuali proprietari che saranno costretti a gettare la spugna. Per ripartire ci vorrebbero almeno 6-700 mila euro. Subito. Nessuno pare abbia voglia di metterli sul tavolo e la città, ancora una volta, rischia di restare senza squadra di calcio.

Addio Como – La notizia è di un paio di giorni fa: il custode giudiziale del Calcio Como, Francesco Di Michele, ha chiesto il fallimento della società Fc Como srl, di Akosua Puni Essien, l’imprenditrice venuta dal Ghana – e moglie del calciatore Michael Essien – sulla quale in riva al Lago si riponevano grandi speranze dopo l’acquisizione all’asta della società del marzo scorso. E invece a distanza di appena cinque mesi non c’è stato niente da fare. I giudici hanno messo sotto sequestro il Como a causa delle istanze presentate da numerosi creditori. La società deve 90 mila euro di affitto per il campo di calcio e altri 600mila euro di debiti a dipendenti e collaboratori. Il Como, se tutto va bene, ripartirà dalla serie D. Anche perché Lady Essien ha “dimenticato” di pagare il bonifico da 30 mila euro per l’iscrizione al campionato di Lega Pro.

calcio

Palermo calcio
Protagonisti:
maurizio zamparini
massimo mezzaroma

Fonte: Repubblica

Commenti
Segui il canale PianetAzzurro.it su WhatsApp, clicca qui