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Sacrificio e libertà, ecco come è rinato Perotti

Diego Perotti è l’uomo copertina in casa Roma. Il suo colpo di testa vincente al Qarabag ha regalato la qualificazione e il primo posto nel girone ai giallorossi, un ‘emozione incredibile per i tifosi che erano già al settimo cielo dopo che, qualche ora prima, la società aveva ricevuto l’ok definitivo al progetto sul nuovo stadio. Una rete per Perotti non casuale, ma frutto di una continuità di prestazioni arrivate dopo tutto il duro lavoro fatto dall’argentino. El Monito infatti era stato uno dei pochissimi big insieme ad Alisson, Juan Jesus e Florenzi, quest’ultimo alle prese con la riabilitazione, a rinunciare alle ferie e iniziare gli allenamenti in anticipo, partecipando all’intero ritiro in montagna. Il suo encomiabile sacrificio era stato dettato in particolare da due motori che lo avevano spinto: il primo il colloquio con Eusebio Di Francesco che lo aveva convinto a restare dopo una stagione vissuta più dalla panchina che in campo. “Se fosse rimasto Spalletti sarei andato via, con Di Francesco sono cresciuto” aveva infatti dichiarato qualche giorno fa dopo che, già nella prima settimana di ritiro, aveva confermato i benefici arrivati con l’approdo del nuovo allenatore: “Ho più liberta di muovermi”. In secondo luogo poi, Perotti aveva capito e intuito fin da subito che questo sarebbe stato l’anno più importante della sua carriera. Con 29 anni sul groppone era arrivato il momento di fare il salto di qualità definitivo per provare a vincere qualcosa, a cui andava aggiunta la possibilità di giocarsi il Mondiale con la sua Argentina.

Fonte: Sky

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