ALTRI SPORT & VARIEPIANETA CALCIO

Perché non tutti amano Cristiano Ronaldo

La notizia è di quelle che tutto sommato si possono trascurare e non è neanche di strettissima attualità. Martedì scorso (tre giorni fa, che convertiti in tempo su internet equivalgono almeno a un paio di settimane) l’allenatore del Real Madrid ha detto che Cristiano Ronaldo merita più rispetto di quello che gli viene concesso. Cristiano aveva segnato solo due gol in campionato e parte di pubblico e stampa sembrava infastidito di fronte alle sue ultime prestazioni. Il giorno dopo, Cristiano Ronaldo ha segnato il gol del momentaneo 2-0 contro il Borussia Dortmund con uno splendido tiro a giro da fuori area, in cui ha messo in mostra una rapidità di esecuzione, tra controllo e calcio, che hanno pochissimi attaccanti al mondo. Con quel gol Cristiano Ronaldo è diventato l’unico calciatore ad aver segnato in tutte le partite di un girone di Champions League; ieri, invece, ha vinto il suo quinto Pallone d’Oro, raggiungendo Messi e pareggiando, in teoria, qualsiasi tipo di conto in sospeso.

Ma è vero che Cristiano Ronaldo merita più rispetto? È solo una sfumatura nella narrazione di un calciatore di cui davvero pochi (quasi nessuno, ovviamente, oggi) si sognerebbero di negare l’eccezionalità. Sembra più che altro un sentimento di fondo, che viene fuori quando le cose non vanno benissimo, una tensione che lo circonda più o meno da vicino e lo mette in discussione non appena normalizza le sue prestazioni.

L’aria intorno a Cristiano Ronaldo è diventata più spessa anche lo scorso anno, prima del suo sovrannaturale finale di stagione. Contro il Bayern di Monaco, nel quarto di finale di ritorno, il Bernabeu lo ha fischiato fino a poco prima che segnasse una tripletta e in quel periodo il suo declino sembrava non solo inevitabile, perché in fondo prima o poi capita a tutti, ma persino imminente. È successo di nuovo quest’anno (per ora in maniera lieve, soprattutto a causa dei soli due gol segnati in Liga e dello scarso momento di forma di tutto il Real) e succederà di nuovo in futuro, probabilmente.

È una questione che riguarda in parte il pubblico di Madrid – come Zidane ha ricordato: “hanno fischiato anche me” – ma non solo. Anche il pubblico avversario, sempre particolarmente generoso nel fischiarlo, per non parlare della crudeltà con cui tifosi del tutto estranei alla faida Madrid-Barcellona cantano “Messi, Messi” per farlo impazzire, e la stampa severa nei periodi difficili non sembrano riconoscere a Cristiano Ronaldo lo status di campione indipendentemente da tutto che i suoi record e la sua storia sembrano meritare. In questo senso è anche un effetto ottico, un inganno della prospettiva. Sono dieci anni che nessun altro essere umano vince il Pallone d’Oro e nessun calciatore è stato celebrato come Messi e Ronaldo mentre era ancora in attività: di fronte a una grandezza di questo tipo qualsiasi sentimento che non sia l’amore incondizionato sembra una mancanza di rispetto.

D’altra parte lo stesso Cristiano ha fondato la sua retorica motivazionale sul rapporto con le critiche. Su Instagram condivide frasi come “Il vostro amore mi rende forte, il vostro odio inarrestabile” e già dopo aver vinto il primo Pallone d’Oro si difendeva dicendo che che forse lo odiavano “perché sono ricco, bello e sono un grande giocatore”. Persino le sue esultanze non sembrano momenti di pura felicità, quanto la messa in scena della propria grandezza. Quando esulta con il suo saltello innaturale, persino buffo, che sembra aver preparato a casa davanti allo specchio. Quando ricorda enfaticamente “Ci sono io qui”. Quando mette in mostra la struttura muscolare frutto del lavoro ossessivo su se stesso. Quando, dopo aver segnato una tripletta in un derby, fuori casa, si accovaccia davanti a una telecamera portandosi una mano al mento, senza nessuna espressione sul volto, come se stesse posando per il catalogo di un parrucchiere, come se volesse trasformarsi nell’icona di se stesso.

Fonte: SkySport

Commenti
Segui il canale PianetAzzurro.it su WhatsApp, clicca qui