Calcio, Albertini: “Tavecchio? Il calcio sprofonda e si parla solo di poltrone”
ROMA – “Mi spiace qui si parla soltanto di poltrone da spartire, mai di programmi. Eppure il nostro calcio avrebbe bisogno di riforme vere, perché ormai stiamo perendo terreno ovunque”. Demetrio Albertini nel 2014 provò a dare la scalata alla Federcalcio: fu sconfitto da Carlo Tavecchio, per lui votarono soltanto, calciatori, allenatori e arbitri.
Ora se si è rifatto il suo nome come possibile candidato…
“Io sono fuori dalla Figc e sono fuori anche dal sindacato calciatori. Sì, certo, seguo tutte le vicende, d’altronde per otto anni mi occupato di politica sportiva. Damiano Tommasi è un amico, ci sentiamo sovente, ma io lo ripeto, non ho alcun ruolo”.
Per un ex calciatore, comunque è dura in Italia: perché non vi votano?
“Mi spiace, ci sono troppi luoghi comuni, si dicono un sacco di banalità. Dovrebbero tirare fuori altre motivazioni. Certo, sarebbe stato meglio ci fosse stato un candidato unico. Così, finalmente, avremmo potuto parlare di programmi non di spartizioni tipo io ti do il Club Italia o la vicepresidenza… E’ triste che sia così perché non si affrontano mai i problemi veri”.
Chi può vincere lunedì prossimo?
“E’ molto aperta, almeno per ora. E’ da tripla, 1,2, X. Con un candidato unico sarebbe stato molto meglio, invece si è dimenticato tutto quello che è successo”.
Tavecchio si è dimesso dalla Figc ma vuole rientrare a Milano nella Lega di Serie A.
“Tavecchio ha fatto cose buone a livello internazionale, ma ha trascurato la Nazionale. Qualcuno se la prende con i giocatori perché non siamo andati in Russia ma io voglio ricordare che nel 2006, quando vincemmo il Mondiale, i meriti se li erano presi anche i dirigenti”.
Ma di Tavecchio alla Lega di A che ne pensa?
“Leggo… Io sono molto rispettoso della democrazia, di quello che decideranno i 20 presidenti della Serie A. Il problema è che la Lega maggiore è una locomotiva che non va mai avanti, manca di coesione, manca di progetti. Basta pensare che da nove mesi è commissariata, lo scorso anno non era rappresentata alle elezioni della Figc e anche quest’anno rischia di non esserlo. Peggio di così… I presidenti della Serie A si lamentano perché sostengono di contare troppo poco. E’ vero. Il 12% è poco rispetto ad altre Leghe, ma la realtà è che loro non ci sono mai”.
Fonte: Repubblica.it