ALTRI SPORT & VARIEPIANETA CALCIO

Inter, come usare il talento Rafinha

Un giocatore ordinato, in una squadra disordinata

L’ultima partita ufficiale di livello giocata da Rafinha coincide con l’incredibile rimonta del Barcellona sul Paris Saint Germain. Sembra trascorsa un’era geologica, ma in quell’occasione Rafinha, giocando da esterno largo a destra del 3-4-3 col rombo del Barça, era stato fondamentale nella rimonta. Assicurava ampiezza allargando la difesa avversaria, allargando lo spazio di ricezione di Rakitic e facilitando le corse di Messi in verticale. Con Neymar dalla parte opposta del campo, il compito di Rafinha era soprattutto tattico: tenere una posizione larga, entrare dentro al campo in conduzione e cambiare gioco verso Neymar che sbilanciava a sinistra il peso creativo di quel Barcellona.

In quella posizione Raffina ha giocato la sua ultima stagione da titolare, in cui il suo peso era stato rilevante per gli equilibri di una squadra di primo livello. Lo aveva fatto grazie a delle qualità non scontate per un trequartista brasiliano cresciuto nel Barcellona: non tanto per le sue doti tecniche col pallone quanto per la sua abilità nelle letture di gioco e per la precisione con cui eseguiva i compiti tattici.

Questo non significa che Rafinha non sia un giocatore dall’alto livello tecnico. Possiede un ottimo primo controllo e una grande sensibilità con il piede sinistro, che però in una squadra come il Barcellona non bastavano per diventare un fulcro creativo della squadra. Rafinha si è preso il suo spazio soprattutto perché è un giocatore ordinato, con un grande senso della pulizia del gioco. Fa parte di quella categoria di giocatori che esprimono la loro vocazione nella ripetizione ossessiva di gesti semplici. Quando giocava largo a destra nel Barcellona, prima di ricevere Rafinha si metteva con il corpo in obliquo orientato verso il centro del campo. Il primo controllo lo eseguiva spesso con la suola, come a calcetto, e poi rientrava verso il centro accorciando verso i compagni e cercando una soluzione poco complessa. Non usando affatto il piede destro, Rafinha non poteva esprimere molte soluzioni creative da esterno destro, e comunque non possiede lo spunto in velocità sui primi passi per saltare l’uomo con continuità. Quindi cercava subito il supporto dei compagni.

Il suo era un gioco fatto di dribbling conservativi, convergendo verso il centro e proteggendo palla, sempre a testa alta per cercare una soluzione intelligente. Quando correva verso la porta lo faceva più senza palla, attaccando dal lato debole, che col pallone. La sua presenza era fondamentale per creare un lato forte di costruzione, costruito su giocatori associativi e isolare dalla parte opposta Neymar.

Il fatto che l’ultima sua stagione da titolare sia stata giocata in un ruolo così peculiare, in un sistema così peculiare, rende ancora più difficile valutare che tipo di impatto potrà avere sul campionato italiano. Quello che è chiaro è però che Rafinha è un giocatore che gioca più col cervello che con i piedi, una rarità in una squadra che ama esprimersi sempre con le marce alte come l’Inter.

Come scrivevamo qui, e anche qui, l’Inter è una squadra dall’identità ambigua, che ancora deve decidere in che modo interpretare le partite. Da una parte sembra dare il meglio di sé quando si esprime ad alti ritmi, cercando di attaccare nella maniera più diretta e verticale possibile; dall’altra però prova spesso a gestire palla per avere un maggiore controllo sulla partita. Finora sembra oscillare fra queste due identità in maniera ambigua.

Spalletti per ora non sembra aver deciso. Nella sua carriera ha più volte dimostrato di provare a risolvere i problemi collettivi attraverso soluzioni individuali. Quest’anno l’unica compensazione al disordine dell’Inter è la presenza in campo di Borja Valero, che con la sua raffinata arte negli smarcamenti mette di volta in volta una pezza alle distanze che si smagliano fra i giocatori nerazzurri. Rafinha sarebbe un altro giocatore di controllo, che agli strappi palla al piede preferisce il palleggio, che agli spazi ampi da mangiare preferisce quelli stretti da cui divincolarsi.

Non è chiaro però se questo è quello di cui aveva bisogno Spalletti, che oltretutto ha un’idea molto fisica del gioco e sembra aver messo in disparte un giocatore dalle caratteristiche per certi versi simili a quelle di Rafinha, cioè Joao Mario, che sembra vicino alla Premier League.

Fonte: SkySport

Commenti
Segui il canale PianetAzzurro.it su WhatsApp, clicca qui