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Brozovic da regista è una persona nuova

Brozovic è diventato anche un difensore più consapevole: qui si accorge con la coda dell’occhio del movimento a rientrare di Suso, abbandona al momento giusto la corsa di Kessié e va a vincere il contrasto.

Anche i passaggi tentati ogni 90 minuti hanno subito un aumento vertiginoso, da 59.8 a 96.3, un volume che il solo Jorginho sostiene tra i giocatori con almeno 1000 minuti giocati. Di conseguenza è aumentata anche la precisione, dall’82% al 90%, che si è altrettanto stabilizzata sui livelli dei migliori interpreti del ruolo.

Questo dato evidenzia come il gioco di Brozovic sia dovuto diventare più orizzontale e meno diretto, e in effetti sono diminuite tutte le voci solitamente registrate nell’ultimo terzo di campo: i passaggi chiave si sono dimezzati, da 3.5 a 1.7, i cross si sono ridotti al minimo, da 2.2 a 0.6, e sono diminuiti anche i tiri tentati, da 2.4 a 1.9.

Brozovic si è responsabilizzato

L’aspetto più interessante della trasformazione di Brozovic da mezzala di strappi e di grandi pause a sapiente regista difensivo è la rapidità con cui si è calato nei nuovi panni. Per gli allenatori e per i giocatori il tempo è sempre un’attenuante, o un’aggravante nel caso in cui le cose vadano male.

Gli esperimenti tattici si misurano sulla base della programmazione estiva e del lavoro nel precampionato, le architetture più complesse vengono valutate lungo due o tre stagioni di apprendimento, assimilazione e maturazione. Brozovic, invece, nel giro di una settimana si è alzato dalla panchina che poco prima stava prendendo a calci per la frustrazione e si è scoperto un interprete del ruolo alla pari dei migliori del campionato.

Volendo leggere tra le righe, nell’autocritica a cui si è spesso sottoposto Spalletti si nasconde un sincero stupore. Quando si è trovato a commentarne le recenti prestazioni, Spalletti è sembrato sforzarsi di trovarci una base razionale: «Lui, nel ruolo di trequartista, aveva bisogno di interpretare il campo come meglio voleva. Messo in un contesto più ristretto, avendogli creato un recinto dove passa la maggior parte di palloni, è fortissimo. Perché poi recupera il pallone e si sente responsabilizzato per la delicatezza del ruolo».

È una chiave di lettura condivisibile: la responsabilità come antidoto all’indolenza, la posizione nevralgica nel flusso del gioco come panacea delle frequenti distrazioni. Una seconda chiave di lettura, slegata dal contesto tattico, l’ha offerta qualche giorno fa Nebuloni di Sky Sport davanti ai cancelli della Pinetina, che ha accennato a un salto di qualità che ha coinvolto anche la vita professionale di Brozovic: «Chi lo conosce bene sostiene che abbia radicalmente cambiato la sua condotta fuori dal campo».

In parte lo si poteva intuire dalla strategia di comunicazione, che proprio nelle ultime settimane è passata dalle foto al televisore, dai fotomontaggi di dubbia qualità, dai messaggi polemici su sfondo di bersaglio elettronico per le freccette, alla rappresentazione color pastello di un affettuoso padre di famiglia, con spazio per i meme e per gli hashtag virali. È successo da un giorno all’altro, il tempo che serve a riscoprirsi un grande regista.

Fonte: SkySport

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