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Neymar profeta in patria

Momenti come questi sono rimasti come gli scarabocchi di Picasso sui fazzoletti dei ristoranti.

Pochi giorni dopo Neymar si è infortunato al piede nella partita contro l’Olympique Marsiglia. Vale la pena ricordarla perché il modo in cui è arrivato l’incidente non ha niente di casuale. Un utente ha caricato su YouTube il video di tutti i falli subiti da Neymar durante la partita, definendo l’atteggiamento dei difensori “una caccia all’uomo”.

Neymar tiene palla più del necessario, trasformando gli uno-contro-uno in un duello personale astratto dalla partita. Il calcio, in questi momenti Neymar, sembra uno sport individuale dove la posta in palio è la prevaricazione di un uomo sull’altro. A un certo punto è davanti a Germain, dietro la linea di centrocampo: non c’è niente da fare, deve solo appoggiare la palla a un compagno, invece Neymar finta di tirare addosso a Germain, poi sposta la palla e si fa fare fallo. Ogni volta che subisce fallo si dimena a terra con la faccia sull’erba e resta lì diversi secondi. Finisce poi per infortunarsi nel contatto più lieve, quando Bouna Sarr lo anticipa su una palla in uscita dalla difesa. Quando è steso per terra in lacrime nessuno, neanche i compagni, pare credergli.

Il giorno dopo l’infortunio Jordan Amavi, terzino dell’OM, ha dichiarato che Neymar ha giocato cercando di farsi fare fallo: «Vedendolo dal campo posso dirvi che aspettava di essere pressato e scaricava la palla all’ultimo momento disponibile. Che cosa aspettava? Penso che cercasse di farsi fare fallo».

O’Ney

Dopo l’infortunio qualcuno ha suggerito addirittura che Neymar avesse finto. Ci sono state due grandi teorie cospiratorie a riguardo, che lo screditavano su gradi diversi. La prima aveva perlomeno a che fare col calcio: Neymar avrebbe finto l’infortunio per non affaticarsi col PSG e arrivare pronto al Mondiale; la seconda invece ha a che fare con l’immagine scostante e stereotipica dei calciatori brasiliani. Neymar avrebbe finto l’infortunio per tornare in Brasile al compleanno della sorella a cui è estremamente legato, e di cui ha anche il volto tatuato sul braccio.

Voci che la dicono lunga sulla reputazione pubblica di Neymar. Un personaggio così poco amato che l’opinione pubblica finisce per essere contenta persino dei suoi infortuni. Sotto al video dei falli subiti contro l’OM il tenore dei commenti è di questo tipo: “I soldi non comprano gli amici”; “Neymar si è infortunato da solo”; “Neymar gioca come una femminuccia”. “L’unica cosa che vincerà Neymar è l’Oscar”.

Eppure è per un serio infortunio che Neymar ha dovuto saltare la partita più importante della sua carriera, la semifinale dei campionati del mondo contro la Germania. Quando Zuniga gli è entrato da dietro, col ginocchio sulla schiena, nessuno pensava potesse essere qualcosa di grave. Neymar ci aveva abituato a frignare. In un’intervista con Piqué, Neymar ha raccontato che il medico gli ha comunicato così la diagnosi: «Ho una notizia buona e una cattiva. La cattiva è che il tuo Mondiale è finito, la buona è che tornerai a camminare».

Stavolta l’infortunio al piede, su cui Neymar ha dovuto anche subire un’operazione, non è stato troppo grave. È potuto rientrare persino prima del previsto, all’interno di una squadra che nel frattempo aveva mostrato come potesse fare anche a meno di lui. Al contempo, però, quando è tornato in campo, ha ricordato a tutti la differenza fra lui e gli altri giocatori.

Dopo il gol alla Croazia Neymar torna fra i titolari nell’amichevole contro l’Austria. Si posiziona ala sinistra del 4-3-3 di Tite e fa più o meno quello che vuole. Il gioco verdeoro si sbilancia tutto dalla sua parte, dove può dialogare con il regista occulto Marcelo e con un altro divora-palloni come Coutinho, formando una delle catene di sinistra più anarchiche e imprevedibili forse della storia del calcio. Anche all’interno di questo ambiente di primedonne, Neymar recita la parte del despota. Si abbassa a prendere palla quando vuole, la chiede sempre sui piedi, decide lui quando accelerare e quando abbassare i ritmi della gara. Si concede tiri da trenta metri, tocchi di suola in zone rischiose del campo, percussioni estemporanee. Quando passa la palla è proprio perché non può fare altrimenti, o quando vuole chiedere a un compagno un uno-due veloce. Ma Tite ha pensato il suo Brasile per fargli assorbire solo i lati positivi del gioco di Neymar.

Contro l’Austria Neymar ha vissuto la sua solita partita passivo-aggressiva, fatta di falli e litigi con avversari che sembrano provenire da un altro pianeta. Poi, all’ora di gioco, riceve in area, totalmente libero, un passaggio di Willian. La mette giù con la coscia con un’indolenza quasi irritante e poi si prende una pausa. Siamo così abituati ai calciatori frenetici di oggi ci sembra quasi che Neymar stia perdendo tempo, lì in area, con la porta davanti. Aspetta quasi che il difensore gli si pari davanti, poi si sbilancia come per tirare col destro, e tanto basta per mandare l’avversario a terra. A quel punto lo aggira con la suola, in totale controllo della situazione, e supera il portiere con un piatto destro annoiato. Un gol che somiglia a quelle azioni di Pelé che stende per terra i difensori come se gli avesse sparato, e che sembrano appartenere a un’epoca di divinità che corrono in mezzo a esseri umani poco in forma.

Fonte: Sky

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