PIANETA CALCIO

Tecnologia in campo, Collina boccia Var a chiamata: “Il calcio non è il basket”

TRENTO – Il calcio faccia il calcio, senza prendere in prestito ‘sistemi’ regolatori di altri sport. Tradotto: “Non si può pensare di dare la possibilità agli allenatori di calcio di chiamare la Var, come invece succede in altri sport come la pallavolo o il basket”. A bocciare la proposta, avanzata da più parti, di attribuire agli allenatori la possibilità di ‘chiamare’ la moviola per una-due volte a tempo, è Pierluigi Collina, presidente della Commissione Arbitri della Fifa, intervenuto al ‘Var dello sport’, una delle tante tavole rotonde della quarta e conclusiva giornata del Festival dello Sport a Trento . “A differenza della pallavolo e del basket, dove la grande maggioranza delle infrazioni è oggettiva – ha spiegato l’ex fischietto internazionale – nel calcio c’è una maggiore interpretazione da parte dell’arbitro. Nel momento in cui un pool di arbitri analizza le immagini a disposizione, potrà avere una visione più puntuale e recisa di quel che è successo in campo, rispetto a quello che un allenatore può vedere dalla sua visuale”.

COLLINA: “OTTIMO RISULTATO CON LA VAR A RUSSIA 2018” – Tre sport profondamente diversi fra loro come calcio, volley e basket, accomunati però dalla voglia di mettere sempre più la tecnologia a servizio della propria classe arbitrale. Di Var e dintorni si è parlato dunque mettendo attorno allo stesso tavolo i due fischietti italiani più famosi, appunto Pierluigi Collina e Nicola Rizzoli, insieme ai colleghi di volley, Fabrizio Pasquali, e della pallacanestro, Luigi Lamonica. “Al Mondiale di Russia, il primo con la Var – ha ricordato Collina  – abbiamo ottenuto un ottimo risultato, nonostante numerosi punti interrogativi. L’utilizzo della tecnologia è stato giudicato positivamente, con una media di 7 casi da Var esaminati ogni partita”.

RIZZOLI: “SERVE TEMPO MA STRADA GIUSTA” – Dura se non durissima, secondo i fischietti pallonari, fare un confronto fra l’utilità della tecnologia in una disciplina rispetto all’altra. Troppe le differenze, secondo Collina, fra pallavolo, basket e calcio. Allora ci si concentra soprattutto su come la video assistenza debba essere utilizzata ed interpretata nel mondo del calcio. “La Var non sarà mai un modo per riarbitrare una partita – l’opinione autorevole di Nicola Rizzoli – Io credo che la strada che abbiamo intrapreso sia quella giusta. Ci vorrà solamente un altro po’ di tempo per affinare ulteriormente questo strumento”. Anche perché un conto, secondo i relatori, sono i dati oggettivi. Un altro conto sono i pareri e le impressioni da Bar più che da Var. “In questo inizio di stagione – ha continuato Rizzoli – ci sono stati solamente quattro veri errori”.

BASKET E VOLLEY: LE DIFFERENZE E I DATI OGGETTIVI – Pasquali e Lamonica portano gli esempi di come, anche in competizioni internazionali sottorete o sottocanestro, la video assistenza sia stata fondamentale. “Sì ma il mondo del calcio è diverso – sentenzia Collina – nel calcio ci sono solamente tre dati oggettivi, tutto il resto è lasciato all’interpretazione dell’arbitro. Mentre nella pallavolo e nel basket se una palla è dentro o fuori dalla linea o i piedi di un giocatore sono dentro o fuori il perimetro del tiro da tre punti, ad esempio, sono dati oggettivi. Inoltre nelle discipline di palestra gli arbitri vengono coinvolti per una decisione ad azione finita. Mentre nel calcio, con la Var, chi sta davanti ad uno schermo può richiamare l’attenzione dell’arbitro per intervenire anche durante l’azione stessa”.

Fonte: Repubblica.it

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