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Barcellona-Inter, le chiavi tattiche della sfida

Con Icardi in queste condizioni, del resto, il problema di segnare non si pone

Ha poi giustificato la scelta di farlo partire dalla panchina con la necessità di tenere palla, di controllare i ritmi della partita, di preservare gli equilibri di squadra, anche nel rispetto dell’avversario che si ha di fronte. «Penso che il problema sia quello lì, non come marcare un giocatore o un altro, ma di tener di più la palla noi. Sembra un paradosso venir qui a giocare e dire questo, ma è l’unica possibilità che abbiamo». In estrema sintesi, questo dovrebbe essere l’atteggiamento mentale con cui l’Inter dovrebbe presentarsi in campo al Camp Nou.

Spalletti ha poi lasciato intendere che a centrocampo idealmente giocano Vecino, Brozovic e Borja Valero, come nel Derby dopo l’infortunio di Nainggolan, ma che non è detto che Brozovic sia arruolabile. In quel caso prenderebbe il suo posto uno tra Skriniar e Asamoah. Nella prima opzione, De Vrij va a comporre la coppia di centrali con Miranda, e Skriniar si sistema davanti a loro. Nella seconda, Asamoah va a giocare in mediana, magari da mezzala sinistra con Borja vertice basso, magari in linea con Vecino, con Borja trequartista. In quel caso il suo posto a sinistra sarebbe occupato da D’Ambrosio. Il ballottaggio principale è quindi quello tra Brozovic, De Vrij e D’Ambrosio, ma se sta bene il croato, gioca lui.

Come si affronta il Barça?

Sulla scia del lavoro avviato nella passata stagione, il Barcellona di Valverde tende a schierarsi con un 4-3-2-Messi, nel senso che Coutinho e Suárez iniziano l’azione nella loro posizione naturale, a sinistra e al centro del tridente d’attacco, e poi si muovono in funzione dei movimenti del Dieci, libero di assecondare la sua vena creativa e di creare continui rompicapi alle difese avversarie. L’assenza dell’argentino renderà il Barcellona in qualche modo più prevedibile, ulteriormente verticale, soprattutto se dovesse essere sostituito da Dembelé, e non dal jolly Sergi Roberto come filtra in queste ultime ore.

Una tendenza sempre più consolidata tra gli allenatori europei, per esporre i limiti creativi e atletici del Barcellona, è quella di ridisegnare la squadra intorno a una difesa a tre. Di Francesco, dopo la trionfale rimonta all’Olimpico, aveva detto di essersi ispirato al Chelsea di Conte. Anche nell’ultima giornata di Liga, Machín ha riproposto con il Siviglia il 3-5-2 che aveva caratterizzato il Girona della passata stagione. Il Barcellona ha vinto ugualmente, perché a Messi sono bastati 12 minuti per chiudere la partita, ma ha sofferto molto, affidandosi alle parate impossibili di Ter Stegen.

Fonte: SkySport

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