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Carezze e abbracci, Cavani saluta il ‘suo’ Napoli

Cinque anni e poco più. Tanto ci è voluto per far rincontrare due mondi, un tempo uniti in un unico sodalizio, poi separati per raggiungere rispettive ambizioni. Da una parte Edinson Cavani, dall’altra il Napoli. Il primo volato – direzione Parigi – per entrare a far parte di un progetto ricco di aspettative e, possibilmente, di trofei. Il secondo, ovvero il club, che all’offerta monstre di circa 64 milioni di euro (proposta da capogiro ai tempi) non ha proprio saputo dire di no e che, con quei soldi, ha rifinanziato nuove operazioni, come quella di Higuain. Nessuno, però, a Napoli è mai riuscito a dimenticare fino in fondo il suo Matador. Impossibile passare sopra ai 104 centri con la maglia azzurra (4° nella classifica all time della storia napoletana), fondamentali per contribuire alla risalita della squadra tra le regine italiane. Di quel Napoli è rimasto ben poco, se non i suoi simboli principali, Hamsik e Insigne, il che dà un ulteriore sapore nostalgico a questa piacevole reunion.

Prima di oggi, e dopo quell’estate del 2013 in cui l’uruguaiano si accasò ai parigini, Cavani non ha mai avuto l’occasione di ritrovare quei colori che lo hanno fatto salire alla ribalta del calcio internazionale, mentre in precedenza aveva affrontato il Napoli in cinque occasioni, una delle quali aveva messo a segno un gol e un assist. Fu, probabilmente, la partita in cui De Laurentiis si innamorò calcisticamente di lui. Un affetto che, nonostante la lontananza degli ultimi anni, non si è mai consumato del tutto. “Se si riduce lo stipendio siamo pronti a riabbracciarlo” ha infatti dichiarato il patron azzurro. Ed è stato proprio lui, poco dopo l’arrivo al Parco dei Principi, uno dei primi a ‘incrociare’ l’attaccante classe ’87. Un lungo abbraccio dopo oltre 60 mesi distanti uno dall’altro, per far riaffiorare vecchi sentimenti e, chissà, imbastire qualcosa di importante anche per il futuro. Solo un breve saluto, poi, con Carlo Ancelotti: per entrambe Parigi ha rappresentato una sorta di sliding doors per le loro esperienze. Mentre l’allenatore italiano chiudeva il suo biennio al Psg, il Matador faceva le valigie per varcare il confine francese.

Se quel Napoli ha subito un profondo rinnovamento nei suoi uomini in campo, lo stesso non è accaduto per quanto riguarda la sua corazza più dura, rappresentato dallo staff. Cavani, infatti, non si è limitato ai saluti tra i vertici dirigenziali, ma ha voluto offrire una carezza alle persone più ‘interne’ allo spogliatoio e con la quale ha costruito un rapporto di grande amicizia. Come Tommaso Starace, magazziniere del club azzurro da oltre 40 anni, una vera e propria leggenda dalle parti di Castelvolturno. Era lui a preparagli la ‘tazzulella ‘e cafè’, di cui l’uruguaiano era un gran bevitore prima che il suo posto fosse preso da Maurizio Sarri. Baci, abbracci, uno scambio di regali e un atteggiamento quasi di riverenza tra i due, a testimoniare la stima reciproca. Un piccolo ritorno al passato per ritrovare grandi pezzi di cuore. Nemici per un giorno, amici per sempre.

Fonte: SkySport

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