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Genoa-Sampdoria, le chiavi tattiche della sfida

Heatmap stagionali di Bessa (a sinistra) e Pandev (a destra) a confronto.

Juric ha provato a mettere mano soprattutto nella composizione della mediana, dopo i due pareggi con Juventus e Udinese: contro il Milan ha schierato Bessa mezzala sinistra, Romulo mezzala destra e il tignoso Mazzitelli al centro, per cercare di riportare densità e migliorare il palleggio. Il risultato è stato parzialmente incoraggiante, con una leggera diminuzione dei lanci lunghi e un miglioramento della precisione di passaggio, ma non è bastato a trovare la quadra. Contro l’Inter è stato nuovamente riproposto il triangolo Sandro-Romulo-Bessa, ma è emersa la sofferenza contro una squadra a suo agio nel giocare lunga, capace di recuperare il pallone abbastanza in alto. Questo ha forse portato Juric a optare, contro il Napoli, per un 3-5-2 con Veloso davanti alla difesa e Hiljemark interno destro, dirottando Romulo sulla fascia.

Insomma, la sensazione è che ancora Juric non abbia trovato la versione definitiva del suo Genoa, pur mantenendo un modello di gioco sostanzialmente simile a quello di Ballardini, volto al baricentro basso e alla cautela nella copertura di ampiezza e lunghezza.

Che certezze ha Giampaolo?

Al contrario di Juric, Giampaolo viene da un periodo molto lungo di “installazione” dei suoi concetti tattici nella rosa. Nonostante i numerosi movimenti estivi, la sua squadra ha già interiorizzato il calcio, confluendo anche in un undici titolare ben definito. Davanti a un (fino a questo momento) buon Audero, la linea a 4 da zona pura è formata in pianta stabile da Bereszynski, Andersen, Colley e Murru Davanti a loro il classico diamante di centrocampo, con un sorprendente Ekdal a vestire i panni dell’ex Torreira con buoni risultati, affiancato da Praet e Linetty, con uno tra Ramirez e Saponara a completare il rombo. Le punte di riferimento sono Defrel e Quagliarella. Le uniche forme di ballottaggio abbastanza frequenti sono Colley-Tonelli e Barreto-Linetty. È invece conclamato il ruolo di riserva per Caprari (impiegato sia da trequartista che da punta) e Jankto, che al momento sembra non avere rispettato le aspettative.

Giampaolo è probabilmente uno degli allenatori più proattivi del campionato. Anche in una fase complicata come quella dell’ultimo mese ha mantenuto fiducia nel suo progetto tattico, che trae naturalmente giovamento dal rodaggio dei meccanismi, pur non essendo rigidissimo in termini di schemi offensivi. Molto è infatti lasciato alla creatività del centrocampista offensivo e degli interni, che giovano dei movimenti ad aprirsi delle punte. Quagliarella e Defrel stanno facendo un ottimo lavoro in questo senso, dando una grande mano a terzini e mezzali nella copertura dell’ampiezza, dando aria alla manovra offensiva e portando imprevedibilità. Il lavoro di associatività che Giampaolo sta mettendo a punto su due attaccanti mobili ma, nelle esperienze precedenti, poco partecipativi di natura, dà un ulteriore indizio sulla bontà delle idee del tecnico abruzzese.

Ogni anno, però, sembra arrivare un momento di “stanca” in cui il gioco espresso dalla Sampdoria fatica a trovare il coronamento del risultato. Il turnover cospicuo è spesso un problema per la fluidità della manovra, soprattutto in fase di non possesso, dove per la filosofia adottata non c’è margine di errore nella copertura degli spazi. Basta infatti una scalata sbagliata o un ritardo nel ripiegamento a creare scompensi che rendono i blucerchiati pericolosamente vulnerabili. In generale si tratta di un contesto in cui non si può assolutamente prescindere da una partecipazione integrale di tutta la squadra alla fase di non possesso, ma il più grande rischio per la Sampdoria è la gestione delle transizioni a palla persa nella propria metà campo.

Fonte: SkySport

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