PIANETA CALCIO

Lazio e i tamponi, la procura di Avellino ordina sequestri a Formello e al laboratorio campano

Ci sono tre positivi. No, sono tutti negativi. Contro la Juve giocano di sicuro anche Immobile, Leiva e Strakosha, non sono contagiosi e guai a chi prova a sostenere il contrario. Ci stiamo ripensando, forse ma chissà. Ci abbiamo ripensato: restano fuori.

La Lazio è un caos disorganizzato, la gestione del clamoroso caso dei tamponi vive su una raffica di contraddizioni mai vista. E assume dimensioni inquietanti: sabato su ordine della Procura di Avellino si è svolto un blitz delle forze dell’ordine nella sede della Lazio a Formello e nel laboratorio di Futura diagnostica di Avellino. Sequestrato il materiale inerente i tamponi dei giocatori. Il tutto nasce venerdì sera, quando sono arrivati i risultati dei test dalla Futura Diagnostica di Avellino, Lotito era l’immagine della soddisfazione: le carte che aveva in mano testimoniavano — secondo lui — che le tre positività riscontrate poche ore prima dal Campus Biomedico di Roma erano state determinate dai tamponi rapidi, quindi meno sicuri. E annunciavano, lui e il medico Pulcini, che Immobile, Leiva e Strakosha oggi sarebbero stati in campo. Non avevano tenuto conto che il centro diagnostico della Capitale aveva dato notizia della positività alla Asl, nel rispetto della legge. A quel punto come avrebbero potuto far entrare in contatto con altri calciatori, laziali e juventini, i tre positivi?

I dubbi sono cominciati ad affiorare, all’interno della Lazio, nella mattinata di sabato. Al dottor Pulcini qualcuno ha fatto notare che avrebbe dovuto seguire le indicazioni della Asl. Prima di pranzo, il medico ha cominciato a frenare: «Il mio compito è innanzitutto la tutela della salute, aspetto che le autorità preposte mi diano indicazioni». Lotito si è consultato con i suoi avvocati, i quali gli hanno prospettato i rischi — anche penali — che avrebbe corso facendo giocare tre calciatori segnalati alla Asl come positivi da un laboratorio abilitato (se ne serve la Roma e proprio venerdì ha rilevato pure il contagio di Dzeko). Nel frattempo nessuno ha avvertito Inzaghi di quanto stava accadendo, così alle due del pomeriggio l’allenatore era ancora sereno: «Credo proprio di avere tutti a disposizione. Di sicuro noi seguiamo il protocollo alla lettera, sapete quanto è scrupoloso in certe faccende il nostro presidente». Quasi non aveva ancora finito di parlare quando Immobile, Leiva e Strakosha sono saliti sulle rispettive auto e hanno abbandonato il centro sportivo di Formello, giusto mentre stava per cominciare l’allenamento.

Adesso i tre giocatori della discordia sono positivi a tutti gli effetti: salteranno la Juve, resteranno fuori almeno dieci giorni, quindi torneranno disponibili al primo tampone negativo. Anche Lotito si è dovuto rassegnare. Decisiva è stata la scelta di sottoporre Immobile, Leiva e Strakosha a un tampone aggiuntivo al Campus Biomedico di Roma, anziché al centro diagnostico — fuori regione — di Avellino. A quel punto la notifica della positività alla Asl della Capitale è diventata automatica. Se il presidente della Lazio non avesse compiuto quel passo avrebbero continuato ad andare in campo, così come successo domenica scorsa contro il Torino. Da positivi.

 Tutto questo caos ha turbato Immobile. Smania dalla voglia di giocare, non vedeva l’ora di sfidare la Juve e poi rituffarsi in Nazionale. La Scarpa d’oro ha avuto un cedimento, lui che da giorni chiama Lotito dicendogli che non ce la fa più a stare fuori. Avverte una situazione strana attorno a sé, come se qualcuno lo stesse accusando: «Rispetto i protocolli e le autorità, anche perché credo che chi ha visibilità debba dare l’esempio. Nessuno si permetta di mettere in discussione i miei comportamenti».

Per cercare di evitare dubbi e tensioni, la Lega e i medici sportivi stanno lavorando per individuare un laboratorio unico, o un consorzio di strutture, in cui effettuare i tamponi. Il progetto è ambizioso: essere pronti per la ripresa del campionato, tra due settimane.

Corriere.it

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