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Gli interventi di Giovanni Cobolli Gigli e Carlo Tarallo a “1 Football Club”

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Giovanni Cobolli Gigli, ex presidente della Juventus. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.

Sulla finale di Coppa Italia
“Spiace perché la partita si stava mettendo bene. Abbiamo preso un gol malamente, poi la squadra ha recuperato, ha fatto dei movimenti giusti, ha giocato e ha rimesso in piedi la partita. Stavo quasi arrivando a crederci, perché anche le manovre di Allegri mi sono sembrate concettualmente giuste, ma loro ci hanno messo troppo sotto. Il primo rigore, rivisto molte volte, dice che è molto poco rigore, semmai c’è un movimento del calciatore dell’Inter contro il difensore della Juve. Il secondo rigore è stato il secondo rigore. Peccato, perché la squadra ha davvero cercato di reagire e di vincere. Non mi è piaciuta la tensione del finale, cosi come tanti comportamenti da parte della panchina dell’Inter. Sono solidale verso Allegri, riesce sempre ad evitare la polemica, e quando succede è perché viene provocato.”
Su Allegri, Nedved e lo stile Juventus
“Io credo che Allegri incarni lo stile Juventus. Chi non incarna lo stile Juventus per carattere è Nedved. Lui è stato un calciatore eccezionale e l’ho sempre stimato per questo. Ma il suo carattere secondo me non si adatta allo stile societario. Mi ricordo di diversi episodi, come calci alle bandierine e cose del genere. Agnelli è stato convinto da Nedved e Paratici a far fuori Allegri e prendere Sarri, solo che quando c’è stata la conferenza stampa di addio ad Allegri Nedved non era presente, ma la mattina dopo era a Torino. Secondo me Nedved non voleva presenziare a quella conferenza ed era contento della scelta di Sarri, ma in realtà è stato un errore clamoroso, sia per la Juve che per Sarri stesso, come ha ammesso l’ex allenatore del Napoli.”
Su Agnelli
“Agnelli ha perso la bussola, ma può recuperare la strada, nessuno pensa che lui debba lasciare la Juventus, sarebbe un grave errore. Lui ha bisogno di circondarsi di colleghi che lo aiutino, come Marotta qualche anno fa. Lui deve avere l’umiltà di non pensare di poter risolvere e fare tutto da solo. Lui ha spesso dimostrato di essere un ottimo presidente e deve tornare su quella strada.”
Sui possibili miglioramenti a questa Juventus
“Arrivabene dice la verità sul mercato. Lui penso sia stato promosso da John Elkann, e ad Elkann non piace perdere soldi, e ve lo dico per esperienza. La Juventus ha dovuto fare un aumento di capitale di svariati milioni per raddrizzarsi e poi il tutto si è concluso con 200 milioni di perdita, e questo non piace. Ora il diktat è chiaro: ridurre gli stipendi e pagare i calciatori il giusto. Quando sento i giornali che parlano di un possibile ritorno di Pogba mi viene da ridere, per quanto io ci speri.”
Sulla stagione della Juventus
“Una cosa che dimentichiamo, perchè ci piacciono i titoloni e parlare di trofei, è che noi questa volta siamo arrivati quarti, e ci siamo arrivati in anticipo. Mentre l’anno scorso con Pirlo siamo arrivati quarti perché il Napoli ci ha fatto un regalo. Quindi a conti fatti la Juventus quest’anno ha fatto una stagione migliore della precedente dal punto di vista del piazzamento Champions, più di questo non posso dire. Le prime partite sono state disastrose, ma poi le cose sono man mano migliorate.”

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Carlo Tarallo, giornalista del quotidiano La Verità. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.

La stagione della Juventus è fallimentare?
“Secondo me sì, per quelle che erano le premesse e gli investimenti, integrati dall’acquisto di Vlahovic a gennaio, penso che arrivare a perdere una finale come quella di ieri lascia i tifosi bianconeri con la sensazione di disastro. Ovviamente non si può vincere sempre, ma questo è già il secondo anno che non fanno dei grandi risultati e il bilancio è in forte perdita. Dunque, a mio avviso, si può parlare di fallimento.”

Adl descrive i tifosi del Napoli come vessati, bevitori di vino e mangiatori di casatiello…
“Penso che lui abbia fatto una proiezione di sé stesso. Lui ha la consuetudine, visto che non presenzia quasi mai allo stadio, di sfogare la sua frustrazione su noi tifosi. De Laurentiis non è uno di noi, e questo va detto. A lui dei risultati sportivi del Napoli non frega nulla. Lui ha più volte ammesso che dello scudetto non gli importa più di tanto. Bisogna rendersi conto che noi napoletani abbiamo un presidente che non ha una visione in linea con quella dei tifosi. A lui non interessano determinate cose, e non è in grado di cogliere il valore storico culturale del club e della città in cui si trova, ed è una cosa che nemmeno gli interessa, è fatto cosi.”
Si può chiedere di cogliere l’importanza culturale di Napoli ad Adl?
“Effettivamente, per uno che si rifiuta di fotografarsi con un bambino in maglia juventuna, forse chiedo troppo”
Sullo striscione contro Spalletti e il clima di contestazione
“Io non sono per nulla d’accordo con quello striscione. Detto questo, innanzitutto il mondo Ultras è molto complesso, ed uno striscione non rappresenta tutti gli ultras, ma solo chi lo espone. Io non sono d’accordo con quel gesto, quel clima di contestazione generale che colpisce allenatore e giocatori non fa bene a nessuno, e nasce sempre dalla frustrazione non tanto per l’esito del campionato, ma soprattutto dalla prospettiva di un campionato analogo nella prossima stagione. E la consapevolezza dei tifosi è che l’obbiettivo di De Lauretiis sarà semplicemente quello di superare il primo turno di Champions, mettendo in secondo piano il campionato. Secondo me nella prossima stagione potrai anche superare il turno di Champions, ma perderai punti in campionato. Per salvare una stagione basandosi sul solo percorso europeo dovresti arrivare almeno in semifinale di Champions, cosa quasi impossibile visto che Adl ha dimostrato in ben diciotto anni di non essere all’altezza di investire per creare rose di un certo spessore. Se Spalletti deciderà di andare via dopo l’episodio dello striscione? Dipende… se sarà l’unico credo di no, in caso contrario, se partita una contestazione costante, ci sono possibilità che si dimetta. Ripeto: ha le sue colpe, ma quello striscione non mi è piaciuto”.

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