PIANETA CALCIO

Inzaghi-Montella, vite parallele. E adesso il grande scontro

Da re del gol alle panchine di Milan e Fiorentina: il cammino dei due allenatori è stato simile, con l’esplosione in serie B, la Nazionale, la fulminea carriera in panchina. Oggi i due amici-nemici si ritrovano contro

A metà degli anni Novanta, per due stagioni di fila, la serie B italiana dà alla luce un attaccante che è chiaro a tutti sia destinato a sfondare. Non capita spesso (recentemente è successo con Ciro Immobile) e sono molti quelli che non riescono a scrollarsi di dosso l’etichetta di “giocatore adatto alla categoria”, per cui il fatto di assistere alla nascita calcistica del fenomeno Inzaghi un anno e di quello Montella l’anno dopo va catalogato tra i casi più unici che rari.
Hanno iniziato così la loro scalata, seguendo in parallelo una specie di copione perfetto: la serie A, la chiamata di una big, lo scudetto, la Nazionale. Identico anche il cammino nella loro seconda vita professionale, con il passaggio quasi immediato dalle giovanili alla prima squadra.

Stasera, in Milan-Fiorentina, i loro percorsi paralleli troveranno un punto di contatto. Il primo da quando sono allenatori, già insaporito dalle frecciatine che si sono scambiati in questi giorni (per farla breve, Montella ha sottolineato quanto la tecnica non fosse certo la dote principale dell’Inzaghi-attaccante, e quest’ultimo ha prontamente risposto alla sua maniera, cioè snocciolando i numeri).

L’esplosione in B
Stagione 93/94: un certo Filippo Inzaghi, che già si era messo in luce con il Verona guadagnandosi l’appellativo di SuperPippo, rientra alla base dal prestito. La base, per lui, è Piacenza: la sua città, la squadra in cui è cresciuto. La squadra che, quell’anno, prende per mano e porta in A a suon di gol, 15 in 37 partite. Stagione 94/95: un certo Vincenzo Montella, dopo una grande annata in C con l’Empoli, passa in B al Genoa e inizia a fare l’aeroplanino dopo ogni gol: decollerà 21 volte in 34 partite.

L’approdo in A
Per entrambi è già ora di abbandonare la serie B: le qualità sono sotto gli occhi di tutti, in particolare di Parma e Samp, che a un anno di distanza l’una dall’altra scommettono su Inzaghi e Montella, lanciandoli in Serie A. La prima stagione di Pippo, a dir la verità, non è fortunatissima (15 presenze, 2 gol): Inzaghi “perde l’anno” e Montella lo recupera. Così, nel 1996, entrambi giovanissimi, Inzaghi (23 anni) e Montella (22) sono le stelle di Atalanta e Sampdoria. Inzaghi vince la classifica cannonieri (24 gol in 33 partite) proprio davanti a Montella (22 gol in 28, miglior debuttante di sempre in A): senza rigori, il conto è 18 pari.

Il grande salto
Il passo successivo, come è ovvio che sia, è una big. Su Inzaghi si avventa la Juventus, che lo vede bene al fianco di Del Piero (i due non saranno mai grandi amiconi, ma quanti gol in coppia!): 20 miliardi all’Atalanta nel 1997. Montella attende ancora un paio d’anni, poi nel 1999 la Roma si presenta con 50 miliardi. Identico il bottino dei due alla prima stagione con la loro nuova squadra: 18 gol in 31 partite. Per Inzaghi lo scudetto arriva al primo anno in bianconero (da protagonista, con tripletta nel 3-2 al Bologna che lo assegna matematicamente), per Montella al secondo in giallorosso. In quella stagione l’Aeroplanino non è sempre titolare, ma risulta decisivo in diverse partite-chiave, su tutte il 2-2 in rimonta proprio contro la Juventus di Inzaghi, con cui la Roma tiene a distanza i rivali per il titolo, prenotando lo scudetto. In quella partita Inzaghi parte titolare, Montella entra dopo l’intervallo. E al 90°, quando Van der Sar non trattiene la conclusione di Nakata e Montella lo beffa pareggiando, Pippo è in panchina, richiamato 5 minuti prima per far posto a Kovacevic.

Staffetta azzurra
Parallelo anche il cammino in Nazionale, dove Inzaghi e Montella sono compagni all’Europeo del 2000 e ai Mondiali del 2002. Nonostante ciò, sono sempre visti dai loro Ct come alternative e mai come possibile tandem. All’Europeo Inzaghi le gioca quasi tutte, tranne la finale, dove Zoff gli preferisce Delvecchio poi sostituito proprio da Montella. In Giappone e Corea, invece, l’avventura azzurra termina presto: Inzaghi e Montella fanno in tempo a fare una staffetta contro il Messico (al 55′ esce Pippo ed entra l’Aeroplanino) e poco più.

Mister precoci
Ed eccoci alla panchina, finalmente. Grandiosi attaccanti da giocatori, entrambi si sono rivelati “ragazzi-prodigio” da allenatori, con uno spiccato gusto per il bel gioco. La chiamata arriva prima per Montella, stavolta: Giovanissimi della Roma, nel 2009. Tre anni più tardi il Milan affida a Pippo gli Allievi Nazionali. Anche in questo caso hanno impiegato pochissimo per farsi largo e scalare posizioni: nel febbraio 2011 Montella ha già in mano la prima squadra dopo le dimissioni di Ranieri e nel giro di 16 mesi guiderà anche Catania e Fiorentina; dal giugno 2014 Inzaghi è il nuovo pupillo di Berlusconi. Il resto è tutto da scrivere, ma viste le premesse non può che essere una bella e lunghissima storia.

Fonte: SkySport

Commenti
Segui il canale PianetAzzurro.it su WhatsApp, clicca qui