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Napoli da ricostruire e De Laurentiis manda la squadra in ritiro..

Magari sarà la testa: ed allora servirebbe Freud; ma forse è anche la conseguenza (inevitabile?) d’un mercato che in estate non è stato (realmente, concretamente) allestito: e dunque sarebbe necessario muoversi; però è anche una questione di gambe, di uomini, di modulo sfilacciato: ed allora toccherà a Benitez metterci le mani e inventarsi una formula magica che ricostruisca un Napoli (pure nell’anima) e lo riconduca a se stesso. Magari è tutto questo o anche altro, però l’irritazione di De Laurentiis è ai massimi storici e la “passeggiata” nello spogliatoio serve per mostrare la propria espressione infastidita, la rabbia e il desiderio di avere risposte: per il momento si va in ritiro, a Castelvolturno, dove s’approda direttamente da San Siro, e poi si vedrà quel che accadrà.

Striscia…ta. E’ così che, d’incanto, undici risultati positivi diventino quattro negativi: perché fino a ieri sera, quella striscia cominciata dopo il pomeriggio scioccante di Udine racchiudeva pure gli ultimi tre pareggi, che stavolta raoppresentano semplicemente un ponte dall’ultimo successo, a Firenze, un’altra vita fa d’un Napoli ch’è scomparso. «Ora è più difficile, perché siamo in tante che corrono per il terzo posto. Ma sapevamo che questo campionato è duro».

Gol..pevoli. Però qualcosa è cambiato, eccome, tra il Napoli del primo novembre, quello che ha dato spettacolo allo stato puro con la Roma, e quella fotocopia sgualcita che esce da San Siro nel buio più assoluto, “ferito” e strapazzato innanzitutto dalla propria incapacità di mostrarsi, ch’è racchiusa da Benitez in un malessere, uno su tutti. «Ora non facciamo gol, la differenza sta tutta qua. Dopo la partita con la Roma o fino a quel punto e anche dopo, non si diceva che fossimo così distanti dall’anno scorso: invece adesso abbiamo varie difficoltà, ma innanzitutto quello di segnare. Eppure creiamo…».
L’unione. E però c’è anche un’involuzione collettiva, nella manovra, nella esplosività dei singoli, nella corsa in avanti e pure in quella a ritroso: è palpabile la distanza tra il Napoli di due mesi fa e quello che il Milan ha subito raramente. «Intanto non penso sia una questione di modulo: in occasione dell’1-0, avevamo la superiorità in quella zona, ma abbiamo sbagliato in alcuni movimenti. Un centrocampista basso in più ma non avrebbe cambiato la sostanza, perché quando si fa il pressing alto bisogna portarlo tutti assieme e bene».

La suerte. E comunque i numeri sanno di condanna, una vetrina di tornasole che illumina i difetti: 8 reti subite nelle ultime 4 partite, con 3 punti conquistati e tante occasioni per avvicinarsi alla Juventus, alla Roma, sprecate. Di più: perché ora c’è un abisso dalla prima e dalla seconda ed il terzo posto. «Noi sappiamo che ci manca la continuità, che stiamo faticando a trovarla. E se poi la partita inizia male e non riusciamo a rimediare, quando produciamo, allora diventa complicato. La reazione c’è stata, io l’ho vista, abbiamo avuto le nostre palle-gol ma le abbiamo sprecate. E pure nella ripresa l’avvio ci ha pregiudicato la partita».

Oh, Pipita. Sarà: però resta la consistenza del gioco, maledettamente differente da quello dell’autunno del 2013 e pure di alcune giornate d’una stagione – quella attuale – che non può essere inchiodata intorno ai nervi poco saldi di Higuain, vistoso in alcune sue reazioni d’insofferenza. «Gli dispiace questa situazione e magari perde il controllo». Magari Freud, magari il mercato, magari il gioco….Magari in ritiro sarà possibile leggersi “dentro”.

Corriere dello Sport

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