PIANETA CALCIO

Dalla parte di Guida. Perché l’arbitro è l’uomo più solo

Io sto dalla parte di Marco Guida. Sì, dalla parte di un arbitro, l’uomo più solo anche in uno stadio da centomila persone. La proiezione di mezzo centimetro di pallone sulla linea di porta non può essere una prova di colpevolezza, tutt’al più dimostra (per l’ennesima volta e in maniera si spera definitiva) che non bastano dieci occhi per certificare inappellabilmente che un pallone ha varcato la linea bianca fino all’ultimo millimetro della propria circonferenza. Dico questo dopo ore passate a controllare frammento per frammento le immagini di tutte le telecamere che hanno inquadrato la porta dell’Udinese violata (o no?) dal tiro di Astori. Nessuna certezza scientifica è emersa, solo supposizioni, alcune delle quali si avvicinano moltissimo alla presunta verità. Fabio Maresca, l’arbitro di porta pure lui napoletano, ha detto: per me no, un’altra supposizione appunto.
Che Guida ha confrontato con l’impressione diretta ricevuta dal suo punto di osservazione: si è fidato di se stesso e anche questo non può essere una colpa. Alla fine resta lui il responsabile, sul primo arbitro pesa la decisione, gli altri restano dei consulenti. Anche quando Marco e Fabio sono amici, compagni di strada in una splendida avvenuta che li vede protagonisti positivi. La colpa è di quanti, per troppi anni, si sono opposti a ogni introduzione di tecnologia. Compresi gli arbitri che hanno coltivato il mito dell’infallibilità. Se basta un microchip per annullare ogni dubbio e regalare certezze in caso di gol-non gol, introduciamolo subito. Eviteremo processi da pubblica piazza e lapidazioni che non appartengono più alla civiltà del diritto. Una spia che s’accende sul quadrante di un orologio migliora la vita di tutti. Non solo quella di Marco Guida, imputato per forza. Fonte: SkySport

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