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Due sberle svegliano l’Inter e il Napoli si perde la Roma

Napoli-Inter Benitez-ManciniL’ennesima occasione perduta dal Napoli, la solita Inter bifronte, un pari che serve poco a tutte e due. La squadra di Benitez resta a -4 dalla Roma, fallisce l’avvicinamento a -2 e stasera potrebbe essere agganciata dalla Lazio o ritrovarsi la Fiorentina a un’incollatura. L’Inter con questo punto ci combina pochino per la classifica, ma il pareggio, per come è maturato, ha una certa importanza: dice che con Roberto Mancini in panchina le partite con le grandi si affrontano a testa alta, senza tremori e timori. Ai primi di gennaio l’1-1 in rimonta a casa della Juve, ieri sera da 2-0 a 2-2 al San Paolo. Segnali significativi, anche se poco produttivi per gli obiettivi di campionato: per ora bisogna registrare lo sganciamento dall’eurotreno.
STRANEZZE L’Inter ha permesso al Napoli di muoversi nei modi e nei tempi che preferisce, con le ripartenze. Lo certifica il dato sul possesso palla, per certi versi imbarazzante: 63,1 a 36,9 per i nerazzurri. L’Inter del primo tempo faceva girare il pallone, un po’ si trastullava e si distraeva, e il Napoli andava di contropiede. Nella prima frazione di ribaltamenti così ne abbiamo contati sei e i gol non sono arrivati per la bravura di Handanovic e perché Higuain si è divorato una rete colossale a porta spalancata. Sembrava che le parti fossero invertite, che si giocasse a San Siro. L’Inter soffriva di un vistoso problema sulla fascia destra, dove Santon non ce la faceva a contenere i guizzi «ripartenti» di Mertens. Tanto predominio nel giropalla non ha però portato a nulla, se non a un misero tiro centrale di Shaqiri. Al principio della ripresa il Napoli ha raccolto quanto seminato. L’1-0 di Hamsik, di testa, a sfruttare un imbambolamento della fase difensiva avversaria. Il raddoppio di Higuain, con strepitoso movimento a liberarsi di Juan Jesus e con tiro inappellabile. A quel punto tutto sembrava scritto, finito e definito, ma se c’è di mezzo l’Inter molto può accadere, nel bene e nel male.
LA MOSSA In avvio di ripresa, Mancini aveva invertito i terzini. Santon era passato a sinistra, lontano dalle accelerazioni di Mertens. Vero che l’1-0 era arrivato da quella parte, però, liberato dagli sprint del belga, Santon ha ritrovato la sua vena di terzino spingente. L’inversione di tendenza è stata completata da Mancini col cambio di sistema. Sotto di due, ha inserito Hernanes e disegnato un 4-2-3-1, con Shaqiri, Hernanes e Palacio dietro Icardi. E così quel che prima era un possesso fine a se stesso è diventato predominio autentico, contraddistinto dalle percussioni di Santon sulla sinistra. Col senno di poi è facile chiedersi perché il Mancio questa formazione non l’abbia messa giù dall’inizio, ma col senno di prima è tutto più difficile.
COMPLICITÀ Va detto che il Napoli è stato complice della rimontona interista. Un visto calo di tensione ha afflosciato i Rafa boys: sul 2-0 in pochi minuti sono indietreggiati di venti-trenta fatali metri, si sono ritrovati a deviar palloni in calcio d’angolo. Napoli in modalità «off», come spesso gli è accaduto nell’era Benitez. Il gol del 2-1 è arrivato alla fine di un ping-pong, con la palla che non voleva saperne di uscire dall’area. Quando prendi reti del genere, significa che hai staccato la spina. A suo modo la partita di ieri è stata emblematica del biennio napoletano di Benitez: l’illusione di essere forti, all’altezza della Juventus, e sempre sul più bello la delusione di scoprirsi vulnerabili, un gradino sotto la vera gloria. Chissà se i successi nelle Coppe basteranno per placare rimpianti e rimorsi.
LUCIDA FOLLIA L’Inter ha raggiunto il 2-2 su rigore, il primo penalty fischiato contro il Napoli nel campionato corrente. Sciagurato placcaggio di Henrique su Palacio e inevitabile fischio di Rocchi. Sul dischetto è andato Mauro Icardi. Dalle tribune qualche idiota lo ha bersagliato col laser. Condizioni ambientali difficili, pallone pesantissimo. Beh, Maurito ha fatto il cucchiaio ad Andujar, come Totti all’Europeo del 2000 contro l’Olanda. Il ragazzo fa discutere, ma ha carattere e la lucida o insana follia — dipende dai risultati — tipica dell’Inter. A proposito, oggi il club compie 107 anni. Nata di marzo, nata balzana, per dirla con una vecchia canzone. Auguri, in ogni caso.

La Gazzetta dello Sport

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