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Corbo: “Sarri ha creato le premesse della svolta. Ora ADL convinto ad investire”

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Sarri o Higuain? Il personaggio del 2015 è Sarri. Perché ha creato lui le premesse della svolta. Ha accettato il Napoli al buio, affascinato dalla scommessa. Sono forte, ho il diritto di provarci: avrà pensato questo, e si è lanciato forte del suo sapere e di una onestà da antico maestro. Tutto aveva quindi per tentare. Non so se è merito suo o dipende dalle fallie del calcio: bisogna riconoscere che De Laurentiis era amato in estate quanto Angela Merkel dal governo greco. Oggi può persino chiedere ai tifosi di gonfiare gli incassi del suo film senza che nessuno faccia le barricvate davanti ai cinema, anzi. Si è ribaltato un rapporto fortemente compromesso. Basta rileggere il Graffio di pochi mesi fa. Non gli abbiamo fatto sconti: ed era giusto non fargliene. Oggi De Laurentiis si è convinto che deve investire per completare la squadra, per attrezzarla meglio, per competere senza rimorsi in questa corsa a 5. Non andrò a vedere il suo film, se non per la simpatia di Lillo e Greg. Preferisco i film di Paolo Sorrentino, mio amico e tifoso del Napoli.
De Laurentiis nel cinema non punta all’Oscar. Ma sono certo che il calcio può dargli molto di più che i suoi cinepanettoni. L’ha capito Aurelio, se n’è forse convinto. Ha trovato anche il suo Sorrentino: Maurizio Sarri. Che a sua volta ha reinventato Higuain, il protagonista sontuoso e inatteso. Prima o poi anche ad Aurelio, produttore del dimenticabile Boldi, un Toni Servillo doveva capitare. Viene dall’Argentina e può sbancare l’Europa.
Giro volentieri il mio articolo scritto per Repubblica Napoli subito dopo l’1-3 di Bergamo con l’Atalanta. Tra poche ore il Telegraffio.
Auguri, ma non perdiamoci di vista. Il Graffio non va in ferie.

Mezzo minuto racconta un anno. Higuain segna a Bergamo il primo gol di testa del campionato, l’improvvisa felicità lo fa volare come in una nuvola fino alla panchina, lo porta subito da Sarri, gli si aggrappa alle spalle. Lo scorbutico maestro oltre gli occhiali old style guarda altrove, si è appena girato, non si accorge di nulla, né si aspetta uno slancio di affetto e gratitudine, non lo immagina, perché Sarri conosce bene il calcio, quindi l’ipocrisia e le vanità, la banalità e gli egoismi, la menzogna e gli interessi di un mondo così lontano dai sogni puliti dei tifosi. Mezzo minuto stringe uno all’altro due uomini di buoni sentimenti che avevano tanto da dirsi, che si rivelano finalmente in una confessione pubblica, Higuain vuol far sapere che deve tutto e solo a lui, alle parole crude del primo incontro, ad un allenatore che ora gli insegna ad amare fatica e ambizione.
Sarri non lo loda, lo corregge. Lo tratta da campione acerbo, gli spiega ogni giorno come esserlo, e andare oltre. Lo ha recuperato anche da una crisi che coincise con il suo 28esimo compleanno e il pareggio con la Roma, lo ha convinto a provare e riprovare i gol di testa su calcio d’angolo. I giganti gallesi della Juve, John Charles prima e poi Ian Rush arrivato a Torino dal Liverpool, salivano più in alto delle aquile davanti al secondo palo, le testate erano colpi di martello. Dall’uruguaiano Ettore Puricelli e Peppe Massa di Mergellina si fa gol sul primo sfiorando di destrezza la palla. Segna così anche Gonzalo Higuain, nella domenica della quinta doppietta. Sedici gol sono tanti, e li indovina ridendo, perché ridendo finalmente vive e si allena.
Sarri e Higuain sono i personaggi del 2015 azzurro, uno scoperto per caso nel lampo di fantasia di un presidente che non sempre sa farsi amare, ma riesce talvolta ad illuminarsi delle sue visioni. L’altro si è convinto che il talento non basta per essere grande, Sarri gli insegna ad investirlo nel sacrificio. Insieme hanno portato il Napoli in alto, molto in alto, là dove nessuno osava sperare, dopo un mercato imperfetto e incompleto. Non è finita, perché dopo la sosta se non sarà sprecata si rivedrà il Napoli rigenerato e fresco, magari potenziato da qualche acquisto.
Che la squadra sia stanca, è certo. Edy Reja ha trovato due accorgimenti per infastidirla. Modulo a specchio, stesso 4-3-3, con esterni molto veloci. Maxi Moralez a destra e Gomez a sinistra frustano il Napoli ai fianchi. Determinano un inizio da brividi, per fortuna c’è Reina. Ma più tardi entusiasma del Napoli la capacità di soffrire: è apparsa più forte e autorevole in dieci. Escluso Jorginho trova nell’inferiorità numerica l’impronta di una maturità ormai acquisita. Sui meriti immensi di Sarri in questa mezza stagione cade solo qualche ombra: preferisce lo svilito Insigne attuale allo straripante Mertens di giovedì scorso, sono bastati gli ultimi minuti del belga per dimostrare l’errore. Allan va sostituito prima, è allo stremo: travolto da Cigarini. Affidare allo stesso Hamsik tre rigori in quattro giorni perché ne indovini mezzo è un altro sintomo di immobilismo. Lo stratega della rivoluzione 2015 non può divorziare dal fascino delle novità. Cambiare è coraggio, ed il maestro dagli occhiali old style ne ha avuto tanto.

Antonio Corbo per Repubblica.it

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