La storia spinge gli azzurri verso il piazzamento Champions: negli ultimi 30 anni campioni d’inverno sempre sul podio. E con il miglior attacco d’Italia si può sognare.
“Essere campioni d’inverno non serve a nulla. Serve quando sei campione a maggio“. Erano passati appena pochi istanti dal fischio finale di Frosinone-Napoli quando Gonzalo Higuainha scelto le parole giusto al momento giusto, quelle che ogni tifoso azzurro avrebbe voluto ascoltare. Un appuntamento a maggio, in sostanza, in un giorno speciale per il Napoli.
Essere campioni d’inverno non serve a nulla. Ha ragione Higuain: è un riconoscimento soltanto virtuale, che non trova spazio in bacheca. Un’importante vittoria di tappa a metà Giro d’Italia, una forte candidatura alla maglia rosa, volendo usare un parallelo ciclistico. Insomma, un nuovo inizio più che un punto d’arrivo. Tutto chiaro, senza possibilità di equivoci.
Ma arrivare al giro di boa da campioni d’inverno – chiarite le premesse – ha sempre avuto un certo peso specifico nella storia della Serie A. Soprattutto in quella recente. Risale al 2003 l’ultimo Scudetto sfuggito a chi era in testa dopo il girone d’andata. Ma il discorso, in realtà, è molto più ampio e interessante.
Negli ultimi 30 anni chi ha girato in vetta a metà campionato non ha mai chiuso più in basso del terzo posto. Un dato importante se letto in relazione al vero obiettivo stagionale del Napoli, almeno quello auspicato in partenza: il ritorno in Champions League, magari dalla porta principale per evitare l’insidioso preliminare.
Non si è mai campioni d’inverno per caso. Lo raccontano i precedenti: chi ha dimostrato di poter essere da titolo a metà strada è sempre arrivato a giocarsela fino in fondo: dal 1985 il primato invernale è valso tre volte il terzo posto, tre la seconda piazza e 24 lo Scudetto. Un Napoli fuori dal podio a maggio diventerebbe una sorta di anomalia storica.
Anche per il modo in cui il Napoli ha costruito la sua leadership settimana dopo settimana, in un percorso in cui casualità ed episodi hanno inciso relativamente poco. La forza del Napoli è nel suo gioco, il migliore visto nella prima parte di campionato, che lo si voglia guardare con lo sguardo di un’esteta o con approccio statistico.
Con la cinquina al Frosinone il Napoli si è preso il primo posto anche nella classifica dei goal fatti. Non è l’attacco profilico la reale novità (il Napoli arriva da due stagioni da 104 reti totali), ma il suo inserimento in un contesto di gioco equilibrato e studiato per esaltare al massimo le caratteristiche di tutti. In ogni reparto.
“Non ho mai visto una squadra così forte, non sbagliano un passaggio e non ti fanno vedere palla. Con loro si corre a vuoto“. Robert Gucher ha descritto così, a cuore aperto, i difficili 90 minuti vissuti contro Higuain e compagni al Matusa. Un ingranaggio efficiente in ogni sua rotella – difesa, centrocampo, attacco – che De Laurentiis proverà a rinforzare nelle prossime tre settimane.
I 41 punti con cui gli azzurri si affacciano al girone di ritorno sono un viatico prezioso, una dote da non sprecare. Le fondamenta su cui costruire qualcosa di speciale. L’appuntamento per maggio Higuain l’ha già fissato, senza timore di agitare Sarri con un ‘bestemmia’. Il Napoli, mai come stavolta, è padrone del suo destino.
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