Le pagelle: Torino, Falque ex di razza. Roma, Nainggolan una zavorra
Iago Falque al tiro (agf) TORINO
HART 7: Non a caso fa tutto con inglese disinvoltura, come fosse al di sopra di tutto. Anche negli interventi meno semplici (non molti per la verità) si mostra tranquillo: poi parte come un gatto di qua e di là. Non parla ancora italiano ma non importa: riesce a gesti, i gesti del portiere esperto e di talento, a trasmettere grande serenità alla difesa.
DE SILVESTRI 6: Il meno limpido nella giornata di sole dei suoi. Troppo grosso fisicamente per non essere macchinoso, gioca ancora con un cerotto in testa dopo la botta contro l’Empoli. Ingenuo il rigore provocato su Perotti. Esce infortunato quando cerca di rimediare all’errore buttandosi all’attacco. Dal 17′ st Zappacosta 6.5: spinge come un demonio anche se non ce ne sarebbe grande necessità e solo l’ennesimo miracolo di Szczesny gli nega il gol.
ROSSETTINI 6.5: Nel primo tempo soffre la mobilità di Dzeko, se lo perde spesso e deve ringraziare che il bosniaco non abbia alcuna lucidità sotto porta. Migliora col passare dei minuti, esibendo nel finale di festa granata chiusure autorevoli.
CASTAN 6.5: Forse emozionato contro la sua ex squadra, inizia prudente, si guarda intorno, non sempre è puntuale con Salah che impazza anche in mezzo. Poi anche lui si ritrova e nel secondo tempo ruba la palla che porterà al 3-1.
BARRECA 6: L’enfant du pays (21 anni, torinese) pena con Salah quando c’era ancora una partita, ma la Roma non sfrutta mai le sue incertezze iniziali. Anche lui sale col crescere della speranza del suo gruppo di uscire con i meritati tre punti ed è gladiatorio, in piena stanchezza, quando ogni rilancio della difesa granata è salutato con un boato liberatorio dall’Olimpico.
BENASSI 6.5: Cruciale il suo apporto nelle due fasi per far capire alla Roma, nel primo tempo, di quanta poca cosa fosse il suo filtro di centrocampo. Dopo un’ora a ritmi che nessun avversario tiene allenta la morsa del pressing e si limita alla geometria di puro controllo. Non ce n’è più bisogno.
VALDIFIORI 7: Un Pirlo in miniatura che cuce il gioco senza mai pretendere di occupare il cuore dei tifosi o la scena del teatro. Partita degna dei suoi migliori giorni all’Empoli.
OBI 6: Si fa male quasi subito, trova però il tempo di effettuare il cross per l’1-0 di Belotti. Dal 23′ pt Baselli 6.5: aggiunge qualità dal centrocampo in su ma non disdegna sacrificio in ripiegamento.
IAGO FALQUE 8: L’ex di razza (dannata, agli occhi giallorossi). E’ lui lo “iago della bilancia”. Si muove con giudizio e intensità, quasi sempre tra le linee, proprio lì dove Bruno Peres mostra i suoi limiti. Trasforma il rigore, fa doppietta con il tiro aggiustato a pallonetto da Fazio, prima aveva colpito un palo e aveva contribuito a rendere magiche (ma inutili, sempre agli occhi giallorossi) le mani di Szczesny. Dal 32′ st Martinez sv: ma per due volte ha fra i piedi il 4-1.
BELOTTI 7: Anche visivamente, ha un passo diverso. Quando spinge a terra con l’accelerazione per andare a prendersi lo spazio, ricorda vagamente (ma neanche tanto) il Torres del Liverpool, fisicamente devastante. Potrebbe fare doppietta anche lui e certi suoi controlli in area (l’assist per Falque nell’azione del palo) sono da leccarsi i baffi. Con la Roma poi ha un conto aperto.
BOYE’ 7.5: Una macchina. Qualità e quantità. S’era capito già ad agosto. Apre il campo e se serve lo accorcia. Quest’argentino di 20 anni che nasce come punta centrale nelle giovanili del River Plate, piedi raffinati e fisico importante, dà la netta impressione di possedere un talento dovunque lo metti e qualunque cosa gli chiedi, come esterno d’attacco può regalarti contropiedi fulminanti e riposizionamenti altrettanto rapidi (quelli che non ha la Roma, tanto per intenderci).
ROMA
SZCZESNY 8: Come contro la Sampdoria, tiene la squadra a galla (anche se a Torino non diluvia). Senza di lui, clamorosa la parata d’istinto su Falque, il primo tempo sarebbe finito 3-0 (massimo 3-1). Continua nella ripresa, con almeno altri due interventi formidabili. Ma è un dramma per la Roma quell’otto in pagella.
FLORENZI 5: La solita commedia: è un terzino finto che quando la Roma viene aggredita mostra i denti delle dentiere di carnevale alle feste dei bambini. Non è mai un caso, purtroppo per lui, se i primi gol delle partite arrivano dalla sua parte. E’ rapido, volenteroso, ma evanescente e fuori posizione. Nel secondo tempo è esemplare il caso in cui salva su Baselli dopo un suo madornale errore.
MANOLAS 5.5: Per emulazione si adatta alle bradicardiche andature dei suoi e sparisce anche lui in una difesa male assortita, e mal protetta sugli esterni, che paga costi altissimi per l’assenza di dinamismo del centrocampo, dove tutto scorre: ma in una sola direzione.
FAZIO 5.5: In difficoltà contro Belotti, bravo con i piedi ma fatalmente lento, diventa uno dei bersagli preferiti (con De Rossi) del pressing granata, si distingue per qualche preciso lancio a spiovere per Dzeko, ma non è per questo che è stato inserito nella rosa.
BRUNO PERES 5: Pare che abbia una specie di demone da cui non riesce a liberarsi: la giocata in solitaria che, siccome non riesce quasi mai, sbilancia tutta la squadra e la Roma attuale, se c’è una cosa di cui non ha assolutamente bisogno, è doversi preoccupare, affannata, anche di questo. Impapocchia un calcio solo apparentemente brillante e quando Belotti lo punta non può che rispondere in un modo: buttando per terra in area e provocando il rigore del 2-0.
STROOTMAN 5: Il fantasma del pirata Kevin, così a corto di lucidità e di tenuta fisica da far pensare che non ne abbia mai avute o che stiamo parlando di un’altra persona, fa quello che può. Ed è pochissimo purtroppo per Spalletti e per il resto della ciurma ancora più accecata di lui, piena di inefficaci uncini al posto dei piedi e di bende sugli occhi, come vuole l’iconografia.
DE ROSSI 4.5: Iago Falque è un ex, forse lo è anche Daniele. Gioca una partita di angosciosi imbarazzi, qualcosa di speciale, sì, ma alla rovescia. Perde palla quasi subito in una zona cruciale, quasi subito si fa ammonire, quasi mai si accende (mai). Che fosse lui il principale obiettivo del pressing allestito da Mihajlovic era praticamente scontato. Doveva giocare perché squalificato in Coppa giovedì? Una volta era decisvo, a modo suo lo è ancora. Dal 1′ st Totti 6: la barca fa talmente acqua che stavolta anche la volenterosa opera del capitano (accelerare il gioco con qualche colpo di prima e dare un tocco di bellezza alla vita) si perde nell’acqua sporca della confusione giallorossa. Segna il rigore per il suo 250° gol in serie A a due giorni dai 40 anni, avvia con una magia il contropiede che Salah spreca. Quando entra in campo tutto lo stadio applaude perché è giusto così. Ma il campione di tutti non può evitare il naufragio di pochi.
SALAH 5.5: Almeno ci prova. Fa un tale chiasso che Barreca per qualche minuto teme di dover vivere una giornata d’inferno. Ma è più fumo che arrosto e quando riesce a dialogare con Dzeko finisce a tarallucci e vino. Rimane vitale e se vogliamo coraggioso anche nella seconda parte, è sempre animato da buoni propositi, ma nel frattempo la confusione è aumentata e gli spazi diminuiti: e così i buoni propositi rimangono lettera morta.
NAINGGOLAN 4.5: Ormai dove lo metti sbaglia. Come Strootman, sembra un altro. Comincia alto dietro Dzeko, finisce basso accanto all’olandese, ha gambe troppo grosse per muoversi decentemente, forse è ingrassato, forse non ha più slancio, gli manca rapidità e senza rapidità il suo fisico corpulento diventa una zavorra per sé e per la squadra. Potrebbe segnare nell’unica occasione che la difesa del Torino gli concede, ma anche lì fallisce la missione non trovando la porta da fuori area. Dal 26′ st El Shaarawy 5.5: cerca nell’emergenza totale di tagliare in mezzo per provare scambi ad alta velocità, che non gli riescono mai.
PEROTTI 5.5: Non sta bene, non sta come lo scorso anno. Parte esterno ma nel primo tempo è avulso dal gioco, si fa vedere raramente e raramente lo cercano, come se volessero proteggerne le difficoltà evidenti. Nella ripresa è leggermente più brioso, costringe De Silvestri al fallo da rigore, ma nell’uno contro uno ha meno birra e si vede. Dopo un dribbling finisce con le ginocchia che toccano l’erba. Dal 36′ st Paredes sv
DZEKO 5: Calcia sempre senza convinzione, minato da una tara di atavica insicurezza davanti alla porta, gioca in una fetta di campo enorme, si sfinisce forse, fatto sta che nemmeno una volta (e gliene sono capitate almeno cinque) trova modo di coordinarsi o di colpire sotto misura con la giusta rabbia nei piedi, che sembrano disossati. Non si prepara, non capisce come e se la palla gli arriverà. Manca persino occasioni clamorose, le tipiche occasioni che uno dice: quello lo segnavo pure io…
ARBITRO TAGLIAVENTO 7: Indovina quasi tutto, compresi i due rigori, anche se la sua flemma si potrebbe a volte scambiare con indecisione.
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Fonte: Repubblica