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Lorenzo il Maratoneta. Pero’ una volta mamma…

L’esempio e il riferimento che molti dovrebbero avere in testa. Per un corretto e apprezzato uso della professione. Poca apparenza, tutta sostanza. La notizia non la invoglia se non per un lavoro certosino e tra le righe dI Vittorio Scarpelli. Lorenzo Dickmann, esterno difensivo (ma tuttofare) del Novara, e’ in testa alle classifiche di minutaggio (1877) tra gli Under 21 di Lega B. Beffa delle beffe, non aiuta per un milanese purosangue, quel suffisso esotico.

“Pensa che ogni volta che viaggio o arrivo da qualche parte anche con la squadra, appena letto Dickmann la gente mi si rivolge automaticamente usando l’ inglese. L’aspetto fisico poi inganna ulteriormente. Meno male che me la cavo con la lingua”.

In un calcio italiano molto attento a giudicare in base anche a questo aspetto, però poi ti sei dovuto conquistare tutto…Sin da bambino. Nella rivalità tra fratelli.

“Sono l’ultimo di 5 maschi. Ero il piccolino del gruppo ma anche quello che un po di “nonnismo” lo ha dovuto accusare fisiologicamente. Ad esempio sulla Kia Carnival a 7 posti che papà caricava per dislocarci tra le varie sedi dei nostri appuntament sportivi. Tra basket e calcio. Io sempre dietro, negli ultimi posti. I primi due (i piu’ comodi) , a ridosso di mamma , erano indiscutibilmente di Jacopo e Filippo, i piu’ grandi..”

Dai. Non fare la vittima.. Anche cosi si forgia il carattere… Le difficoltà temprano lo sai

“Come no. Arrivo da nove anni di dilettantismo al centro sportivo Schuster. Lì ho imparato il senso del gruppo e la forza dell’unione, del mettersi al servizio degli altri. I miei compagni di calcio erano anche compagni di scuola. E pensa che cominciò tutto per una casualità. Papà mi fece una improvvisata portandomi da Guido, l’allora allenatore dei pulcini. A poco a poco gli allenamenti arrivarono ad esere due volte. E soprattutto al sabato arrivava la partita. Eravamo abituati come famiglia di sciatori a fare i weekend in montagna. Invece è cominciata un altra arrampicata..

Genitori però diponibili a sacrificare la propria valvola di sfogo a beneficio dell’attività sportiva dei figli. Quindi zero severità e grande collaborazione?

“Insomma. Mamma (Marta) sul lato scuola era poco “collaborativa” e molto esigente. Tanto è vero che coi compiti finivo sempre per accasarmi da papà (Ermanno). Molto più paziente. Entrambi però avevano un punto d’unione sulla severità. La scuola non si poteva saltare.

Ricordo di un gesto loro “educativo”?

“Ti direi sempre Schuster come squadra. Restammo a Milano un weekend per una mia gara molto sentita. Si dove giocare il sabato contro l’Enotria, prima in classifica. Ci tenevo naturalmente tantissimo a giocare quel match. Ci si trovava alle 15 al campo. Peccato che prima del pranzo con mio fratello Davide litigammo a causa del computer. Mi scappò uno schiaffo di troppo. E mamma Marta non mi fece andare alla gara”.

Ora in compenso, ti sei rifatto. Non ne salti più una…

“Non mi aspettavo di giocare tutte queste gare di fila- Ho lavorato però molto su me stesso, sono molto più tranquillo in campo. E lo devo alla fiducia di Mister Boscaglia. La percepisco e riesco a tramutarla in serenità nel giocare la palla. Nel non sentirsi sotto esame ad ogni singola scelta. Ora anche a livello personalità riesco ad avere più dialogo. Ha stimolato il mio essere un po’ riservato nel buttarsi fuori e nel mettermi nelle condizioni migliori per confrontarsi e crescere.”

Però anche mister Baroni lo scorso anno fu uno di quelli che ci parlò di te in termini straprofessionali.

“Lui mi ha dato tanto soprattutto nel cambio ruolo. Mi ha insegnato la fase difensiva con una grande crescita evidente. In Lega Pro giocavo in un reparto a 5 come esterno alto. Che tornava ma che non faceva completamente la fascia. Passando a 4 mi ha aiutato tantissimo. Dove? Soprattutto ha affinato i miei limiti con la palla che ti scavalca, dietro le spalle, spiegandomi il modo giusto per girarsi e posizionarsi con l’avversario. Come?? te lo faro vedere su campo quando verrai a fare la presentazione dell’Almanacco nuovo…”

Dove non ci sei piu’ per sopraggiunti limiti di età. I 1996 per noi ormai sono “vecchi”…

“Ah grazie.. Pensa che allo scadere dei miei primi decenni sono legati un paio di ricordi niente male. Curiosamente legati al mio cognome un po da “crucco”. Anno 2016. Nazionale Under 20 di Evani, debutto da titolare titolare contro la Germania appunto a Forli. Dieci anni prima , nel 2006, ero in un bar di Idro a vedere la semifinale mondiale contro i tedeschi. Uscimmo ad inizio supplementari con un paio di amici per correre a casa e vederci la fine. Entrammo appena in tempo per vedere il 2-0 di Del Piero allo scadere. Quello di un esterno come me, Fabio Grosso, me lo ero perso”

Preferenze nel ruolo, quindi, sui mancini?

“Adoro Alex Sandro. Ma il mio riferimento è Florenzi. Mi piace il suo essere instancabile , l’aver sempre voglia di migliorarsi.”

Per lui la Lega B, a Crotone, si e’ rivelata una grande palestra propedeutica al ritorno nella città e nella squadra che lo ha cresciuto e di cui è grande tifoso. Tu dove vuoi approdare?

“Sono tifoso del Milan. Quindi.. Ma ad una eventuale esperienza all’estero, in Inghiterra o nel Bayern non direi certo no. Con il mio cognome potrei anche farcela..”

Beh, l’auspicio non possiamo non condividerlo. Anche se un cognome ingannevole, ma cosi pulito e tutto made in Italy, preferiremmo tenercelo qui da noi, da giocarci anche in chiave Nazionale. Lo straniero in fondo lo avremmo in casa. E ci aiuterebbe anche a fare da deterrente ad altre operazioni- oriundi da mani nei capelli…

Fonte: SkySport

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