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Falli, cambi e proteste: in campo si resta meno di un’ora

ROMA – La moviola in campo, un assist all’adozione del tempo effettivo? Allora ci si prepari a partite da meno di un’ora. Perché in Europa, almeno nei campionati che fatturano e contano di più, la palla rotola poco su terreno di gioco e piedi o testa dei calciatori. Lo spiega l’analisi mostrata –  attraverso l’account personale Twitter – di un analista del pallone, Colin Trainor,(@colintrainor) con l’aiuto dei dati forniti da Opta e basata sulle ultime sette stagioni: la media del tempo effettivo di gioco tra i primi cinque campionati europei (Bundesliga, Liga, Ligue 1, Premier League, Serie A) è compresa tra 57-54 minuti. Ed è il nostro campionato che mostra cifre in controtendenza, avanti agli altri tornei con quasi 57 minuti di partita con palla in movimento. Mentre la Ligue 1 sfora di poco i 56 minuti, dato intorno al quale si attesta la Bundesliga. Alla pari dei tedeschi c’è pure la Premier League, da anni considerata la fotografia meglio riuscita del calcio moderno, intenso e continuo, con arbitraggi poco severi e ritmi di gioco insostenibili per squadre di altri Paesi. E va molto peggio alla Liga, intorno ai 54 minuti.

Mentre un altro studio – cui fa riferimento il quotidiano Marca – attesterebbe il tempo effettivo medio delle gare di prima divisione spagnola sui 48 minuti. Forse eccessiva tutela dell’integrità fisica dei tanti talenti che giocano in Spagna? E contribuisce al problema la crescita del numero medio di interruzioni nell’arco dei 90 minuti nei top 5 tornei europei: sono 23, con Liga a 28, uno in più di Bundesliga e Serie A. E non portano contributi a invertire la crisi del tempo effettivo neppure i tre minuti di recupero in media per campionato concessi dagli arbitri, per compensare le perdite di tempo dovute a sostituzioni, falli, colloqui prolungati con i fischietti di gara, portieri che si attardano a rimettere la palla in gioco. Anche perché durante quei 180 secondi gli allenatori procedono ad altri cambi per spezzettare il gioco, allentare la pressione degli avversari. Dunque, è eccessiva la discrepanza tra tempo regolamentare ed effettivo di una gara. E ovviamente ne risente la qualità dello spettacolo offerta dal calcio europeo. Ma almeno in A nel 2016 la palla è stata più tempo in gioco rispetto agli altri tornei. E pure rispetto all’annata precedente (tra i 55-56 minuti).

Il nostro torneo si scrolla di dosso così la fastidiosa etichetta di essere bloccato, tattico, eccessivamente falloso. Anche se è il torneo tedesco a far registrare la crescita più significativa nell’arco dei sette anni presi in esame: da 52 minuti nel 2010 a 56 minuti nel 2016. E i meriti del dato della Serie A potrebbero essere suddivisi tra arbitri, che tendono finalmente a fermare meno il gioco, soprattutto sui presunti falli cercati dagli attaccanti che ripiegano sulla trequarti difensiva per far respirare la squadra e la ricerca del possesso palla che si è sviluppata nel torneo. Dal Napoli di Maurizio Sarri, che è sesto (quasi il 59%) tra le prime 20 in Europa che si esercitano nel tiki taka (Bayern Monaco davanti a tutte con oltre il 64%, con Barcellona secondo, mentre il Real Madrid è fuori dalla lista), sino alla Fiorentina, Empoli, a volte la Roma. Mentre da poco ci prova anche l’Inter e la Juventus, con il modulo di nuovo conio.

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Fonte: Repubblica

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