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“Grizou”, è il Mondiale della sua consacrazione

Quattro gol e due assist in 7 partite. Per capire la portata dell’effetto Griezmann sul Mondiale basta leggere queste semplici statistiche. E poco importa poi se tre di queste quattro realizzazioni siano arrivate dagli 11 metri. In primis perché segnare un rigore con la tensione che si accumula in una competizione così importante non è cosa di poco conto – in particolare in una finale -, ma soprattutto considerando il passato calcistico dal dischetto del folletto francese. Nell’ultimo atto della Champions del 2016 aveva infatti sbagliato il penalty contro il Real Madrid, una delusione che era poi andata a braccetto con quella dell’Europeo, dove la sua Francia, padrona di casa, era stata battuta ai supplementari dal Portogallo a pochi passi dal trionfo. Un ciclo da ‘finali maledette’, inaugurato in quella calda notte milanese, che rischiava di perseguitarlo per l’intera carriera ma che si è spezzato invece esattamente due mesi fa nella sua Lione, la città nella quale sognava di giocare fin da bambino: doppietta da urlo contro il Marsiglia ed Europa League consegnata nelle mani dell’Atletico. La vera prova di maturità del numero 7 era attesa però alla Coppa del Mondo e il classe ’91 non ha deluso le attese. Suo è stato il primo timbro nel match inaugurale contro l’Australia, sua la rete che ha dato il via al poker ai danni dell’Argentina negli ottavi e suo il centro – con la complicità di Muslera – che ha messo al sicuro la vittoria sull’Uruguay e il passaggio alla semifinale. Nell’ultimo atto contro la Croazia infine è riuscito a entrare praticamente in tutti i gol: dalla sua punizione è nata l’autorete di Mandzukic, allo stesso modo in cui poco dopo dal suo cross è arrivato il mani di Perisic e il conseguente rigore, trasformato proprio dal centravanti di Simeone, uno dei suoi mentori. Le petit diable ha messo il suo zampino anche sul 3-1, fornendo a Pogba un comodo assist per battere poi Subasic. Un coinvolgimento continuo nella manovra offensiva transalpina che gli è valso il premio di “migliore in campo” a fine partita. Il numero 7 francese non è solo gol, anzi. Il suo ruolo di trascinatore l’ha assunto soprattutto nel gioco di squadra, facendo da collante tra centrocampo e attacco e sacrificandosi tanto per dare una quadratura e un equilibrio alla squadra, pur perdendo qualcosa nell’efficacia offensiva. Ridurre l’importanza di Griezmann alla sola finale sarebbe però ingeneroso perché il suo impatto tra i Bleus è stato devastante fin dal precedente Europeo. Negli ultimi due principali tornei infatti, l’ex Real Sociedad ha contribuito a 16 dei 27 gol segnati dalla Nazionale di Deschamps, per una media che rasenta il 60%. Numeri pazzeschi che lo collocano in automatico tra i favoriti al prossimo Pallone d’oro, dove la concorrenza principale, oltre al solito Cristiano Ronaldo, è rappresentata dal compagno di squadra Mbappé e dal rivale – di club e di Nazionale – Luka Modric.

Fonte: Sky

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