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Udinese in festa per Zico: “Sognavo lo scudetto, ora potenzialità da big”

Udinese in festa per Zico: "Sognavo lo scudetto, ora potenzialità da big"UDINE – Oltre 30 anni fa incantava Udine con le sue giocate. Arthur Antunes Coimbra Zico è stato uno dei più grandi fuoriclasse della storia del calcio e oggi è tornato a far rivivere certe emozioni, anche se non in campo, ma davanti a un microfono. “È sempre un piacere tornare qui a Udine – ha dichiarato al fianco del presidente Soldati in conferenza stampa -. Ringrazio tutti per l’invito. Per me è una felicità tornare qui e rivivere i due anni trascorsi qui a Udine. Mi dissero che questa non era una città calda e passionale, ma ho scoperto che era vero il contrario. Sono davvero felice di questo mio ritorno qui. Ho sempre seguito l’Udinese da lontano: lei è una delle mie tre squadre, insieme al Flamengo e ai Kashima Antlers. La mia famiglia anche qui si è trovata benissimo. Sono contento che la squadra sia sempre in continua crescita e che abbia una struttura bellissima per diventare un grande club e una grande squadra”.

OGGI MENTALITÀ DA BIG – Il suo ricordo più bello è legato “al giorno della mia presentazione in piazza. Non mi aspettavo tutte quelle persone, vedere quella scena mi ha dato entusiasmo e ha aumentato le mie responsabilità. Sono arrivato convinto di poter fare bene. Io ho sempre giocato per vincere. Sapevo di arrivare in una squadra che non era tra le più conosciute al mondo, ma avevo ambizione di fare molto bene. Battemmo il Real in amichevole e in spogliatoio si scherzava sulla possibilità di vincere lo scudetto. Ricordo che io dissi che tutti devono giocare per provare a vincerlo, ma non era facile cambiare questa mentalità. Cosa mancò? Ci furono problemi nel girone di ritorno, condizionati anche da quella famosa amichevole di Brescia, che forse non andava fatta, dove ebbi un infortunio determinante in negativo. La squadra soffrì la mia assenza, a cui si sommò la rottura tra Dal Cin e Mazza”.

A UDINE SEMPRE MASSIMO RISPETTO – “Il club – ha proseguito Zico – non aveva ancora la struttura adatta per mirare in alto, come ha invece adesso. Era un’epoca diversa, ma penso che comunque abbiamo fatto bene. Ci giocammo il posto in Uefa fino in fondo. Prima le rose erano meno ampie e meno attrezzate per sopperire alle assenze. Non si vince lo scudetto solo in campo, ma anche fuori”. A Udine viene accolto sempre come se avesse vinto. “La storia del calcio non parla solo dei vincitori. La cosa importante è il rispetto. Io ho ottimi ricordi e sono contento per questo. Se non ho potuto dare di più è per altre condizioni, ma ho sempre lottato per dare il mio meglio fino alla fine e la gente questo lo ha sempre capito. Ho sempre lasciato un buon ricordo dovuto al massimo rispetto che ho avuto per le piazze in cui sono stato”.

MONDIALE UNICO RIMPIANTO – Due gli idoli incontrastati di Udine e che continuano ad avere i loro stendardi allo stadio: Zico e Di Natale. “Magari riuscirò a incontrarlo. Mi è successo a Roma, qualche anno fa. C’era anche Amoroso. Ho detto già una volta: Totò per me è il migliore della storia dell’Udinese. Lo dicono i numeri. Meritava uno scudetto con l’Udinese”. Il rimpianto è non aver mai vinto il Mondiale. “Ne ho giocati tre e ho perso una sola volta, contro l’Italia. Nonostante questo, non sono mai arrivato in finale. Credo che la Nazionale del 1982 poteva e doveva fare di più; era una nazionale sulla carta molto forte, ma in un torneo così se giochi male una partita vai a casa. L’Italia ha giocato una grande partita contro di noi, anche con molta esperienza, ma il Brasile non ha tenuto fede alla sua forza. E ogni errore era un gol di Paolo Rossi. La storia dei Mondiali è piena di sorprese. Il vero rammarico per me è stato quello di non essere mai arrivato in finale”.

SERIE A IN FORTE CALO – Zico parla anche di attualità soffermandosi sulla serie A di oggi. “Ho seguito l’Udinese anche recentemente, per esempio le partite contro Roma e Inter, dove ha sbagliato un po’ troppi gol. Il livello generale del calcio italiano è calato un po’. La Juve ultimamente ha fatto bene. Poteva anche vincere la Champions contro il Barcellona che, però in quel periodo era troppo in forma. Credo che oggi il calcio italiano perde un po’ con l’assenza dei grandi campioni, che vanno in altri campionati. Ora il calcio italiano è 3°/4° in Europa, perché non ci sono squadre all’altezza della Juventus. Credo che sia un momento, dovuto anche a problemi esterni, investimenti non adeguati, società vendute, ma l’Italia è sempre l’Italia. Il carattere dei giocatori è sempre alto”.
NEYMAR DEVE FARE IL NEYMAR – In Brasile c’è chi ritiene Neymar il suo erede. “Per me è tra i migliori al mondo, ma credo che nel calcio non vadano fatti paragoni. Ognuno ha la sua storia e la sua qualità. Il calcio è cambiato, prima c’era la tecnica, ora la tattica. Prima si pensava a segnare, ora a non subire gol. È cambiata la mentalità. Ai miei tempi io non immaginavo di arrivare dove sono arrivato. Il mio unico sogno era quello di indossare la 10 del Flamengo e il buon Dio mi ha dato subito la possibilità di realizzare questo sogno, subito col numero 10 sulle spalle. In Brasile giocare sul finire della carriera di Pelè non è stato semplice per la stampa di Rio, o quando andavo a giocare a San Paolo, dove prendevo botte spesso e volentieri. Pelè aveva un talento fuori dal normale. È importante però averlo avuto nel calcio come modello, anche se molti giocatori hanno sofferto il paragone con lui. Io però ho sempre giocato per essere Zico, e non il nuovo Pelè. Sono onorato di quello che ho fatto”.

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serie A
Protagonisti:
zico

Fonte: Repubblica

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