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30 anni da leader: buon compleanno Bonucci

Leonardo Bonucci, Juventus (Getty)

Il difensore bianconero compie 30 anni, ripercorriamo insieme le tappe della sua carriera: dalla Viterbese al Bari fino alla Juventus. La BBC, la Nazionale, i momenti difficili legati alla malattia del piccolo Matteo: buon compleanno Bonucci

Trenta candeline sulla torta bianconera, da soffiare ad occhi chiusi, tutte d’un fiato. E poco importa se accanto alle bollicine dello champagne non ci sia ancora il regalo tanto atteso: per quello ci sarà ancora da percorrere un po’ di strada. Percorso tortuoso, affascinante, che passa da Monaco con la speranza di arrivare fino a Cardiff, senza dimenticare la tappa scudetto a Torino e la finale di Tim Cup a Roma. Sogno triplete, sì. “Le percentuali si alzano perché siamo in finale di Coppa Italia e mancano pochi punti in campionato, ma non abbiamo ancora vinto nulla, c’e’ da spingere sull’acceleratore, tirare fuori la rabbia, mettere il coltello tra i denti e vincere tutto quello che c’e’ da vincere”. Ma Leonardo Bonucci questo lo sa bene, conosce alla perfezione ogni centimetro del cammino bianconero. Un percorso che va di pari passo con la sua carriera personale, dalla Viterbese fino all’esordio in Serie A con la maglia dell’Inter (A Cagliari, 14 maggio 2006), passando per Treviso e Pisa, fino all’esplosione al Bari con Ventura allenatore: 38 partite alla sua prima stagione di Serie A, gli occhi della Juventus addosso e l’approdo, un anno dopo, alla corte bianconera.

Il matrimonio con la Juventus

Primo anno alla Juventus difficile, sia per il club che per il giovane Bonucci. “Acquisto sbagliato”, etichetta già da molti appiccicata addosso. Poi l’arrivo di Conte, la svolta per la formazione bianconera e per lo stesso Bonucci. Che, passo dopo passo (e anche grazie all’aiuto di un mental coach) diventa sempre più leader della Juventus. Partita dopo partita. Il resto è storia, così come i trofei in bacheca: sei scudetti (uno con l’Inter e cinque consecutivi con la Juventus), tre Coppe Italia (una sempre con l’Inter, stagione 2005-2006), tre Supercoppe Italiane. Punto fermo di una delle difese più forti di sempre, la BBC, trascinatore, amato dal pubblico che ne ha fatto uno dei propri beniamini apprezzando in lui la grinta, il talento e la voglia di non arrendersi mai. Senza dimenticare la Nazionale, di cui ormai, esattamente come nella Juventus, è un elemento insostituibile.

La malattia del piccolo Matteo e il pensiero di lasciare il calcio

“Tutto era iniziato in estate, vacanze a Formentera dopo i campionati europei in Francia. Tre settimane prima a Matteo era stata rimossa una piccola ernia inguinale. Una sciocchezza, eppure abbiamo avuto la sensazione che Matteo fosse diventato un bimbo diverso. All’ospedale pediatrico Regina Margherita una dottoressa meravigliosa gli trova una patologia acuta. Bisognava intervenire subito e il giorno successivo Matteo entrò in sala operatoria alle otto della mattina e ne uscì alle quattro del pomeriggio. Mentre superava le porte della chirurgia Matteo ci ha fatto il verso del leone, come se volesse infondere coraggio più a noi che a sé. Dopo ho raccolto il suo peluche, un orsetto bianco, mi sono seduto in un angolo della stanza e ho fatto una chiacchierata con Dio: sia fatta la tua volontà, gli ho detto, ma non dimenticare che è solo un bambino. Poi sono uscito dall’ospedale e ho trovato ad aspettarmi una trentina di persone, famigliari e amici. Qualcuno aveva chiesto un permesso dal lavoro, altri avevano chiuso il negozio. Per loro, per i miei compagni di squadra, per i tifosi, non soltanto della Juventus, che ci sono stati vicini in questi mesi ho pianto in tv. È stata l’emozione di un grazie. Matteo è tornato a casa il dieci agosto, a tredici giorni dall’intervento. Un recupero record. Non è stata la fine, i progressi lenti, abbiamo spiegato la situazione a Lorenzo, abbiamo parlato a lungo e pazientemente con Matteo per renderlo consapevole che era successo qualcosa di molto importante. In quelle settimane sono stato sfiorato dall’idea di abbandonare il calcio, avevo completamente accantonato l’obbligo di pensare al mio lavoro. Proprio non ci riuscivo”, le confessioni di Bonucci. Adesso, però, è tutto superato. Adesso ci sono da spegnere trenta candeline. Con la speranza da parte di Leo di poter presto scartare quel regalo tanto atteso…

Fonte: SkySport

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